sabato 28 ottobre 2017

Il Fatto 28.10.17
Mattarella (se vuole) ci può salvare
di Angelo Cannatà

Lo Stato è il momento culminante dell’eticità. Nell’attività legislativa… l’ethos di un popolo esprime consapevolmente se stesso (Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto). È così? Quale interesse collettivo, oggi, è tutelato dalla nuova legge elettorale? Merita una riflessione la risposta del presidente Mattarella alle domande di alcuni studenti in visita al Quirinale: “Non è a me che la Costituzione affida il compito di fare le regole con le leggi… ma a Parlamento e governo. E io ho l’obbligo di firmare, perché se ognuno pensasse che le proprie idee prevalgono sulle regole della Carta, la Repubblica non funzionerebbe più”. È un punto controverso, “ho l’obbligo di firmare”, implica un’interpretazione restrittiva del proprio ruolo e una visione parziale di quanto sta accadendo.
Viviamo un momento particolare. A Roma una piazza è stata riempita dai 5Stelle; un’altra da Mdp; si discute ovunque; aumentano i Comitati del No e le firme raccolte dal Fatto raggiungono cifre consistenti. Si può fare finta di nulla? Dicono: il Presidente deve solo promulgare le leggi. In punta di diritto le cose non stanno affatto così: se è vero che le leggi “sono promulgate dal Presidente della Repubblica” (art. 73), è anche vero che la promulgazione non è “un” semplice atto/controllo formale. È qualcosa di più. In realtà, controllo e promulgazione sono “due” attività distinte: “ciò è dimostrato dal fatto che il Presidente della Repubblica può rinviare, con messaggio motivato (art. 74), il testo alle Camere, chiedendo una nuova deliberazione (il che presuppone l’effettuazione del controllo) prima della promulgazione”. Qui siamo al punto decisivo. Ha l’obbligo, il Presidente – in caso di dubbi, “motivazioni” di insigni giuristi che si oppongono, raccolta di firme di cittadini che protestano – ha l’obbligo di rinviare la legge alle Camere con messaggio motivato? No. Non ha nessun obbligo e tuttavia rientra, se vuole, nelle sue funzioni: il messaggio motivato è un atto d’iniziativa di ogni Presidente, che ha un ampio margine di movimento. Mai come nel caso odierno, esercitare il potere di veto sospensivo – visti i conflitti suscitati dalla legge – è qualcosa di più di un diritto. È un dovere. Il Presidente non esercita soltanto un controllo tecnico sulla costituzionalità della legge; verifica anche se “i contenuti della legge possono turbare l’equilibrato funzionamento delle istituzioni”. Chiedo: una pletora di deputati e senatori nominati – con le prossime elezioni – non turba l’equilibrato funzionamento di un’istituzione fondamentale come il Parlamento? Ancora: il presidente del Senato, Grasso, lascia il Pd: la nuova legge “mette in imbarazzo e mina le istituzioni”, dice. È la seconda carica dello Stato: “La legge elettorale non l’avrei votata, nemmeno con la fiducia”. Non significano niente, per Mattarella, queste parole? Insomma, ci sono infinite ragioni per non firmare la legge truffa e inviare un messaggio motivato alle Camere.
Mattarella è persona seria. Autorevole. Prima che politico e giurista è uomo che ha conosciuto il dolore: sa cos’è l’ingiustizia e che si esprime in molte forme. Oggi è di fronte a una scelta importante che avrà un peso nel giudizio della Storia sulla sua carriera politica: sta con un “gruppo di potenti” che utilizza il Parlamento per i propri fini o coi cittadini che vogliono trasparenza, leggi giuste, dibattito parlamentare? È noto che molti deputati non sono stati liberi di votare contro la legge truffa “per il rischio di essere espulsi dal partito o di non venire ricandidati alle prossime elezioni.” Questa è la brutale realtà. Questo il bubbone maleodorante che ormai – dopo il voto di Camera e Senato – può essere reciso solo col rifiuto presidenziale di avallare, con la propria firma, una truffa. Finalmente – per dirla con Hegel – l’attività legislativa coinciderà con l’eticità della Nazione.