il manifesto 25.10.17
Le astuzie anticostituzionali del Rosatellum
Legge
elettorale. La trasmissione del voto dal candidato uninominale alle
liste sembra violare in un colpo solo i principi del voto eguale,
libero, personale e diretto
di Lorenzo Spadacini
Gli
estensori del Rosatellum-bis devono essersi fatti prendere un po’ la
mano dall’esigenza di escogitare un meccanismo che favorisca le
coalizioni (centrodestra e centrosinistra) a discapito delle forze
singole (sinistra e M5S). In questo tentativo, hanno finito per
organizzare meccanismi legislativi di vero e proprio trasferimento del
voto espresso dall’elettore, che, nonostante abbia apposto la croce su
un simbolo o su un nome, favorirà l’elezione di liste e candidati che
non ha affatto selezionato. Si tratta di astuzie che, però, non sembrano
reggere ad uno scrutinio di costituzionalità.
Come ho
sottolineato su questo giornale il 20 ottobre, la riforma elettorale in
discussione al senato costringe l’elettore a un voto unico, sebbene
preveda due distinti canali di costruzione della rappresentanza (i
collegi uninominali maggioritari e i collegi plurinominali
proporzionali). Nell’ossessione di garantire l’unicità del voto, la
proposta prevede che, quando un elettore apponga la croce solo sul nome
del candidato nel collegio uninominale, senza selezionare alcuna delle
liste che lo appoggiano, il suo voto valga anche a favore di queste
ultime. Nel caso in cui il candidato sia collegato ad una coalizione, si
prevede che tale voto sia suddiviso pro quota tra le liste che la
compongono.
Tale suddivisione avviene secondo la proporzione che è
fissata da quegli elettori che, avendo votato quello stesso candidato,
hanno anche espresso una preferenza per una delle liste della sua
coalizione.
Per esempio, se in un collegio 70 elettori hanno
votato la lista di Forza Italia e 30 quella della Lega, il voto
dell’elettore che abbia votato per il solo candidato del centrodestra
nell’uninominale, senza scegliere una lista, viene conteggiato per 7/10 a
Forza Italia e per 3/10 alla Lega.
La trasmissione del voto dal
candidato uninominale alle liste, però, sembra violare in un colpo solo i
principi del voto eguale, libero, personale e diretto (artt. 3, 48, 56
Cost.). Infatti, gli elettori che selezionano il solo candidato
nell’uninominale ma non votano alcuna delle liste che lo sostengono, in
sostanza vengono espropriati del proprio voto, il quale è affidato dalla
legge ad altri elettori che, votando per lo stesso candidato,
esplicitano anche una preferenza per una delle liste collegate. Costoro,
pertanto, si interpongono tra il voto del primo elettore e la sua
destinazione finale a favore di una o dell’altra lista, così che il suo
voto non è più né libero né diretto né personale, perché sono altri
elettori a decidere per lui!
Se si guarda in controluce il
meccanismo, inoltre, ci si avvede che esso viola anche il principio di
uguaglianza, perché si realizza un marchingegno in cui alcuni elettori
(quelli che esprimono il voto per una lista in coalizione) contano di
più degli altri (quelli che votano per liste singole), potendo dirigere,
con il proprio voto, anche il voto altrui.
Non a caso, è sempre
stata prevista solamente la soluzione opposta: la trasmissione del voto
dato ad una lista al candidato comune a più liste. Per esempio,
nell’elezione dei consigli comunali, il voto dato a una lista che
appoggia un certo candidato sindaco si trasmette anche a quest’ultimo.
Questa trasmissione è sì imposta dalla legge, ma univocamente. Pertanto
non vi è alcuna interposizione di altri elettori tra l’espressione di
voto ad una lista e la sua destinazione al candidato sindaco da questa
appoggiato. In questi termini, quindi, si tratta di una soluzione
eventualmente criticabile solo sul piano dell’opportunità. La soluzione
prevista nel Rosatellum-bis, invece, è censurabile, come si vede,
proprio sul piano della sua costituzionalità.
Analogamente, si
prestano alla medesima censura le regole sul trasferimento dei voti
ottenuti dalle liste di una coalizione che si collochino tra l’1 e il
3%. Queste liste non otterranno seggi, perché la proposta prevede uno
sbarramento del 3%. Si prevede però che i voti delle liste sotto il 3%
che superino però l’1% vengano conteggiati a favore delle altre liste
della medesima coalizione che abbiano superato il 3%. Anche qui il voto
dato a una lista, che non ottiene seggi, viene indirizzato ad altri,
ossia alle liste della coalizione cui la stessa appartiene, sulla base
della decisione di altri elettori.
Anche in questo caso, infatti, i
voti di questi elettori sono spalmati pro quota a altre liste. Così,
per fare un esempio, il voto a favore della lista animalista della
Brambilla potrebbe finire per produrre un seggio per un candidato
leghista a favore della caccia! Il trasferimento dei voti delle liste
tra l’1 e il 3% avverrà, nuovamente, sulla base della proporzione
stabilita da elettori diversi da quelli che li hanno espressi (quelli
che abbiano votato per una lista della stessa coalizione che abbia
superato lo sbarramento). Come si vede, però, anche in questo caso i
principi del voto eguale, libero, diretto e personale finiscono per
risultare travolti.