il manifesto 24.10.17
Bankitalia, Mpd attacca: la Boschi non partecipi al consiglio dei ministri
Interrogazione
di Arturo Scotto. «Il pesante conflitto d’interessi non può più essere
ignorato». Sempre più forti le pressioni del Quirinale per anticipare la
conferma di Visco
di Massimo Franchi
«Maria
Elena Boschi non partecipi al consiglio dei ministri che dovrà proporre
il nome del governatore di Bankitalia». La richiesta è stata tramutata
in interrogazione parlamentare da Arturo Scotto di Mdp perché
sull’attuale sottosegretaria alla presidenza del consiglio «grava un
pesante conflitto di interessi che non può essere più ignorato».
Un
conflitto di interesse reso palese dalle stesse norme di Banca
d’Italia. «Il padre dell’onorevole Boschi, Pier Luigi, le cui attività
in qualità di ex vicepresidente di Banca Etruria sono state a lungo
oggetto della vigilanza di Palazzo Koch – ricorda Scotto – rientra nella
fattispecie giuridica «stretti familiari» citato nella circolare 263
del 27 dicembre 2006 della Banca d’Italia, che stabilisce precise
disposizioni nei confronti di soggetti collegati».
L’interrogazione
ha per destinatari sia Gentiloni che Padoan. Assai difficile, ma non
impossibile che il governo risponda nel Question time della Camera
previsto per domani. Più probabile invece che nel frattempo la stessa
Boschi annunci che non parteciperà al consiglio dei ministri. La mossa
servirebbe anche per rivendicare l’assenza nel consiglio dei ministri
dell’11 novembre 2015, quello del decreto salva-banche che mise in
liquidazione Banca Etruria e gli altri tre istituti.
Ma la Boschi
era invece presente il 10 settembre del 2015 quando fu approvata la
norma che impatta più direttamente su suo padre. Quel giorno il governo
Renzi recepì la direttiva sul cosiddetto «bail in», ma con una piccola
modifica. Lì, a differenza della normativa europea, l’azione di
responsabilità e di rivalsa verso i dirigenti della banca è diventata
prerogativa dei commissari, salvando di fatto papà Boschi dalle azioni
giuridiche dei risparmiatori che hanno perso tutto per il crack di Banca
Etruria.
Ieri intanto continuavano insistenti le voci su un
possibile anticipo del consiglio dei ministri su Bankitalia, previsto
per venerdì. Dopo la mozione Pd di una settimana fa, le pressioni del
Quirinale per chiudere la partita nel minor tempo possibile evitando
polemiche e delegittimazione di un’istituzione fondamentale sono sempre
più forti. Mattarella, a cui spetterà comunque la parola finale e
determinante per la nomina del governatore per quanto previsto dalla
legge Siniscalco del 2005 – in pieno scandalo che portò alle dimissioni
di Antonio Fazio per la Popolare di Lodi – continua a ritenere
inevitabile la conferma di Ignazio Visco. Mentre le subordinate – la
promozione del direttore generale Salvatore Rossi o del vicedirettore
Fabio Panetta – sarebbero una vittoria di Pirro per Renzi e renziani:
entrambi hanno votato e avallato tutte le decisioni della Vigilanza
bancaria in questi anni assieme a Visco.