domenica 22 ottobre 2017

il manifesto 22.10.17
Kubitschek, «il profeta della nuova destra»
Germania. Editore e giornalista, è ritenuto fautore della rinata cultura identitaria e nazionalista. Legato al movimento degli Identitari e dopo aver avuto qualche rapporto con l’Npd, il principale partito neonazista della Rft, è emerso come uno degli ideologi del movimento anti-islamico Pegida
di Guido Caldiron

Il New York Times, che gli ha dedicato un ampio ritratto nell’ultimo numero del suo magazine lo ha definito «il profeta della nuova destra», mentre lo Spiegel, grazie ad un osservatorio più ravvicinato, lo ha da tempo ribattezzato semplicemente come «il cavaliere nero».
Quel che è certo è che Götz Kubitschek, 47 anni, ex ufficiale di un corpo di ricognizione della Bundeswehr, l’esercito tedesco, da cui è stato cacciato proprio a causa del suo impegno al fianco dei gruppi estremisti, è considerato in maniera unanime come uno dei maggiori protagonisti della nuova cultura nazionalista e identitaria che alimenta i successi crescenti dell’Alternative für Deutschland come il tentativo di costruire dei ponti tra la destra radicale e il mondo conservatore.
Giornalista ed editore, è stata la casa editrice che ha fondato e dirige insieme alla moglie, la scrittrice Ellen Kositza, autrice di pamphlet «anti-femministi», la Antaios, a scatenare aspre polemiche e contestazioni, invitando alla recente Buchmesse di Francoforte l’esponente dell’AfD Björn Höcke, balzato agli onori della cronaca per aver definito un «monumento alla vergogna» il memoriale della Shoah di Berlino, Kubitschek ha fatto a lungo parte della redazione di Junge Freiheit, il principale settimanale della nuova destra tedesca che ha fatto conoscere nel paese le tesi di Alain de Benoist e il cosiddetto «etno-differenzialismo» con cui questi ambienti hanno cercato di camuffare il vecchio razzismo di stampo fascista.
Da questa esperienza, nella quale convergevano rimandi agli intellettuali della cosiddetta Rivoluzione Conservatrice, che anticipò nazionalsocialismo, ma anche al revisionismo storico di Ernst Nolte, Kubitschek ha preso avvio per dare vita negli ultimi anni alla rivista Sezession e all’Institut für Staatspolitik, l’Istituto per la politica statale, vagamente ispirato all’opera di Carl Schmitt, che cerca di accreditarsi come un think tank nazionalista, immaginando di poter competere in futuro con il blasonato Studienzentrum Weikersheim, il centro-studi conservatore, vicino all’ala destra del blocco Cdu/Csu.
I reali obiettivi dell’impresa, annunciata come «un percorso di ricostruzione dalla cultura nazionale tedesca annichilita da decenni di colpevolizzazione e rinuncia all’orgoglio», sono in realtà più direttamente politici che intellettuali.
Insieme ad un pugno di altri giornalisti, scrittori e studiosi, come Marc Jongen, nativo di Merano, che prima di essere eletto recentemente al Bundestag per l’Afd è stato assistente del filosofo Peter Sloterdijk, Kubitschek sta cercando di trasformare l’auspicato risveglio nazionale in consensi politici per la nuova destra.
Legato al movimento degli Identitari e dopo aver avuto qualche rapporto con l’Npd, il principale partito neonazista della Rft, e i Republikaner, oggi pressoché scomparsi, l’ex militare è infatti emerso come uno degli ideologi del movimento anti-islamico Pegida. Ha diviso il palco a Dresda con il leader dell’estrema destra olandese Wilders e nel 2015 ha partecipato alla grande manifestazione della Lega Nord in piazza del Popolo a Roma proprio come rappresentante di Pegida.
In seguito si è avvicinato sempre di più all’Afd, si dice sia stato uno degli artefici della svolta in senso radicale assunta dal partito negli ultimi anni, ed una figura molto ascoltata dai suoi leader specie nell’est del paese. Zona dove lui stesso vive in una fattoria della Sassonia-Anhalt in cui l’Afd è il partito di maggioranza relativa.