il manifesto 20.10.17
Rosatellum, chi vince vota doppio
di Lorenzo Spadacini
Il
sistema elettorale che il senato sta per approvare organizza la
rappresentanza sulla base di un doppio canale, ma all’elettore è
attribuito un unico voto che serve per proclamare i vincitori nei
collegi uninominali e, al contempo, per distribuire gli altri seggi nei
collegi plurinominali proporzionali. L’unicità del voto, in un contesto
di duplicità del canale rappresentativo, sembra però violare il
principio di uguaglianza (articoli 3 e 48 della Costituzione).
I
voti degli elettori dei candidati vincenti nei collegi uninominali,
infatti, vengono contati due volte. Benché quegli elettori, una volta
assegnato il seggio in palio nel collegio uninominale, siano già
pienamente rappresentati, essi determineranno anche l’assegnazione degli
altri seggi da ripartire su base proporzionale. Il punto è che quegli
elettori hanno già visto fruttare il loro voto nell’elezione di un
parlamentare nel collegio uninominale e lì dovrebbe esaurirsi la portata
della loro scelta. Essi sono già per questo rappresentati, anzi, per
essere precisi, essi sono già sovrarappresentati. Nel collegio
uninominale, infatti, l’intera posta in gioco è appannaggio degli
elettori che votano per il candidato vincente. Gli elettori che hanno
votato per i candidati perdenti, invece, non ottengono nulla e il loro
voto è improduttivo di rappresentanza. Nonostante questo, il sistema
elettorale in corso di approvazione prevede che i voti degli elettori a
favore dei candidati uninominali vincenti vengano contati un’altra
volta, risultando utili anche all’aggiudicazione dei seggi della quota
proporzionale.
Questo problema di duplicazione del voto si era già
posto con il Mattarellum, un sistema elettorale che, pur essendo molto
diverso, prevedeva a sua volta due canali di partecipazione,
maggioritario da un lato, proporzionale dall’altro. In quel sistema,
proprio per risolvere questo problema si era introdotto un marchingegno
apparentemente complicato ma essenziale per tutelare l’eguaglianza del
voto. Si tratta del meccanismo dello “scorporo”, in base al quale i voti
che hanno già prodotto rappresentanza nei collegi uninominali non
vengono contati ai fini del riparto proporzionale. Infatti, se quei voti
fossero stati utilizzati anche ai fini della ripartizione
proporzionale, gli elettori dei candidati uninominali vincenti, già
sovrarappresentati, avrebbero ottenuto irragionevolmente un ulteriore
surplus di rappresentanza. Nel Rosatellum-bis, invece, i voti dati ai
candidati vincenti nei collegi uninominali non vengono “scorporati” e
così si realizza una violazione dell’uguaglianza degli elettori.
Per
evitare tale vizio di costituzionalità, alternativamente all’adozione
dello scorporo, occorrerebbe riconoscere all’elettore due voti: uno per
il collegio uninominale maggioritario, l’altro per i collegi
plurinominali proporzionali (nel Mattarellum per la camera i due
correttivi, voto doppio e scorporo, erano entrambi previsti). Solo se i
voti fossero due, infatti, tutti gli elettori sarebbero trattati in modo
uguale. Da un lato, tutti i voti per il collegio uninominale avrebbero
lo stesso peso, sia quelli dati ai candidati vincenti che quelli dati ai
candidati perdenti. Che gli elettori del candidato vincente siano
rappresentati e quelli dei candidati perdenti non lo siano affatto non
costituisce una violazione del principio di uguaglianza, perché tale
esito è imposto dall’unicità del seggio in palio nel collegio
uninominale. Dall’altro lato, anche tutti i voti espressi per la parte
proporzionale sarebbero naturalmente trattati in modo uguale.
L’elettore
dovrebbe così poter scegliere separatamente per il collegio e per le
liste. Il voto dato nell’uninominale dovrebbe poter essere indipendente
da quello dato per il proporzionale. Non ci dovrebbe essere un sistema
di trasmissione del voto dato ad una lista a favore del candidato o
viceversa. Né dovrebbe essere vietato votare per un candidato e per una
lista che appoggia un candidato diverso. Peccato però che tutto ciò non
sia invece previsto dal Rosatellum-bis, che costringe in un’unica
espressione di volontà la libertà dell’elettore.
L’unicità del
voto per due circuiti rappresentativi diversi, in mancanza di almeno uno
dei due correttivi proposti (scorporo o voto disgiunto), ancorché
sarebbe meglio prevedere entrambi, viola il principio di uguaglianza del
voto: i voti di alcuni elettori pesano di più, i voti degli altri
pesano di meno.
Ci apprestiamo a eleggere il quarto parlamento
consecutivo con regole che, anche per tale via, impediscono di renderlo
rappresentativo della volontà popolare. Quanto può reggere la nostra
democrazia a una così prolungata compressione della rappresentanza
popolare?