il manifesto 19.10.17
Legge Rosato, la conta nel Pd
Al
senato. Sul filo del numero legale per le votazioni di fiducia, il
capogruppo dei democratici Zanda serra le fila per parare i contraccolpi
dell'annunciato intervento critico di Napolitano. Il presidente emerito
ha lasciato intendere che si sta preparando, parlerà in aula la
prossima settimana
di Andrea Fabozzi
En attendant
Napolitano, il cui intervento critico sulla fiducia e nel merito della
nuove legge elettorale è atteso in aula la prossima settimana (l’ex
presidente ha confermato ieri questa sua intenzione lasciando intendere
che si sta preparando), il Pd è costretto a fare bene i conti in vista
delle votazioni. La legge Rosato può certamente contare su una
maggioranza solida, circa i due terzi dell’aula, visto il sostegno di
Forza Italia, Lega e verdiniani oltre a Pd, Ap, altri centristi e
autonomie. Questa maggioranza avrà modo di esprimersi, dal momento che
non sarà necessario chiedere la fiducia su tutti gli articoli della
legge perché gli ultimi due non corrono rischi di incappare in troppi o
pericolosi emendamenti: l’articolo 5 che contiene la clausola di
invarianza finanziaria e l’articolo 6 che esclude anche Mdp dall’obbligo
di raccolta delle firme. Ci sarà dunque un voto agevole sul complesso
della legge. Ma resta il problema del numero legale sugli altri voti,
probabilmente quattro, di fiducia.
Se berlusconiani e leghisti non
risponderanno alla chiamata, fondamentale sarà l’apporto dei senatori
di Verdini. E non è detto che basti, visto che il senato è il luogo dove
più forte si fece sentire l’opposizione interna al Pd per l’Italicum,
proprio con la non partecipazione al voto di 24 senatori democratici.
Dei quali una metà non è andata via con la scissione di Bersani e dunque
è conteggiata tra i voti indispensabili al Rosatellum (tra gli altri
D’Adda, Mucchetti, Micheloni, Tocci). Il capogruppo del Pd Zanda non può
prevedere l’impatto che le critiche di Napolitano avranno sui suoi
senatori e ha convocato una riunione questa mattina, parteciperà anche
il capogruppo dei deputati e «padre» del testo Rosato.
In
contemporanea in prima commissione, dove ieri sera si è esaurita la
discussione generale sulla legge, saranno ascoltati nove giuristi e
costituzionalisti sul Rosatellum: con un paio di eccezioni sarà un
rosario di critiche. Rivolte anche alla procedura di approvazione: la
fiducia in tutte e due le camere, la mancata chiusura del lavoro in
commissione (accadrà lunedì), persino la pretesa di fissare il termine
per il deposito degli emendamenti in aula tre ore prima che in
commissione comincino le votazioni, come se fosse possibile avanzare
proposte di modifica su un testo in teoria – solo in teoria, perché è
blindato – ancora in lavorazione.
Il Movimento 5 Stelle ha già
convocato per mercoledì prossimo, il secondo giorno di votazioni in
aula, una manifestazione davanti al senato (dove non c’è uno spazio
enorme). La scelta è stata fatta considerando che il giorno successivo
potrebbe essere quello del voto finale, ma non è detto che vada così
perché è prevista anche una seduta di emergenza venerdì mattina, prima
che si apra la sessione di bilancio. Poi l’attenzione si sposterà sul
Quirinale per la promulgazione della legge, con anche in questo case le
annunciate manifestazioni grilline. Non ci sono evidentemente dubbi sul
sostegno di Mattarella alla legge Rosato. Resta però da vedere se potrà
esserci qualche spazio di imbarazzo per il presidente di fronte alle
osservazioni critiche che farà l’emerito Napolitano.