il manifesto 18.10.17
La Cgil contro il governo: risposte o sarà sciopero
Manovra.
Cgil, Cisl e Uil scrivono una lettera al premier chiedendo un confronto
urgente. Furlan: sul piatto delle pensioni c’è «il vuoto assoluto».
Camusso: «La legge di Bilancio favorisce le rendite e mantiene lo status
quo». Re David (Fiom) vorrebbe muoversi subito
di Antonio Sciotto
ROMA
La legge di Bilancio infiamma le polemiche fin dal mattino: duro botta e
risposta ieri tra la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, e
il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che hanno incrociato i
microfoni da due differenti trasmissioni radio. La leader sindacale ha
spiegato a Circo Massimo di Radio Capital che la finanziaria appena
varata «favorisce le rendite e mantiene lo status quo», non escludendo
quindi uno sciopero generale. A stretto giro, da Radio anch’io Rai,
Padoan ha replicato: «Mi chiedo quale legge di bilancio abbia visto», la
nuova manovra «non corrisponde alla descrizione» di Camusso. In serata i
tre segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro urgente
sulla manovra al premier: altrimenti non è escluso uno sciopero.
Tra
i pro e i contro si sono poi via via inseriti in giornata tutti i
principali partiti politici e i sindacalisti, da Di Maio a Renzi, da
Brunetta a Salvini, fino a D’Alema e i segretari confederali. Il Pd ha
ovviamente offerto pieno sostegno alla legge di Bilancio, mentre le
opposizioni l’hanno bocciata senza riserve. Critiche anche da Cisl e
Uil, soprattutto sulla parte pensioni. Mentre la Fiom Cgil è netta: la
segretaria Francesca Re David chiede lo «sciopero generale».
INTANTO
MATTEO RENZI è partito dalla stazione Tiburtina con il suo treno
elettorale, con promesse rombanti: dichiarando «pieno sostegno al
governo» sulla manovra, l’ex premier ha detto che «nella prossima
legislatura dovremo fare un ulteriore Jobs Act», «individuare misure
anche per i cinquantenni», e che serve «un’ulteriore riduzione delle
tasse». Renzi pensa a una riedizione degli 80 euro: «Vanno individuate –
spiega – nuove categorie non necessariamente per gli 80 euro ma per
ridurre le tasse al ceto medio, perché non è accettabile che si allarghi
la forbice tra chi sta bene e chi non sta».
All’attacco Massimo
D’Alema di Mdp: «Gli sgravi fiscali possono incoraggiare a prendere un
giovane per tre anni ma poi, quando finiscono, questo viene licenziato».
CGIL,
CISL E UIL hanno dunque deciso di inviare una lettera al premier Paolo
Gentiloni per chiedere un incontro urgente. In particolare i tre
sindacati chiedono di inserire quanto previsto dall’accordo dello scorso
anno sulla fase 2 della previdenza e un intervento per bloccare
l’aumento dell’aspettativa di vita per le pensioni di vecchiaia. Nel
frattempo prosegue la mobilitazione con assemblee nei luoghi di lavoro e
iniziative sul territorio, ma per ora non si è presa nessuna decisione
di sciopero.
Camusso, dal canto suo, ha così spiegato la sua
contrarietà alla legge di Bilancio firmata Gentiloni: «Si è fatta una
scelta politica: si poteva intervenire sulla finanza, sul patrimonio e
facilitare chi lavora e chi produce e invece si è scelto di usare questo
slogan sulle tasse («nessuna nuova tassa», aveva detto il presidente
del consiglio, ndr), facendo credere che è una risposta a tutti e invece
è una risposta solo ad alcuni, mantenendo la pressione fiscale alta».
SCIOPERO
«PER ME non è una parola abrogata», ha poi aggiunto la segretaria
generale della Cgil. «Valuteremo insieme a Cisl e Uil la risposta quando
non si rispettano gli accordi. Il governo ha fatto una scelta politica.
Questa manovra non dà nessuna prospettiva di cambiamento. È solo una
sterilizzazione dell’aumento dell’Iva». Lo sciopero generale, insomma,
non è affatto escluso, e poco più tardi la stessa Camusso, rispondendo
questa volta ad Agorà Rai 3 su possibili proteste aveva aggiunto: «La
prima cosa che dovremmo fare è discutere con i lavoratori».
Ma
Padoan ritiene di aver fatto il massimo, e respinge le accuse: «Abbiamo
messo risorse per gli investimenti pubblici, per gli investimenti
privati, risorse per l’occupazione giovanile. Stiamo dando una scossa
alla crescita», risponde a Camusso. E sulla previdenza: «Non è vero che
non siamo intervenuti sulle pensioni. Ci sono misure come l’Ape sociale e
l’Ape donna», ci sono «molti meccanismi introdotti, come per i
lavoratori usuranti che hanno diritto ad andare in pensione prima». «C’è
una legge concordata in sede Ue che tiene conto dell’allungamento delle
aspettative di età», dice infine per spiegare l’impossibilità di
modificare la legge Fornero.
Intanto si è saputo che per il 2018
le risorse stanziate per il Rei (reddito di inclusione) verranno
incrementate di 300 milioni, portando così il reddito garantito a
ciascuna famiglia da 480-490 euro a 530-540 euro (50 euro in più).
IL
PIÙ CAUTO DEI SINDACATI resta la la Cisl: per la segretaria generale
Annamaria Furlan «non c’è bisogno di rullare i tamburi». «Bene la
decontribuzione per le assunzioni e i contratti del pubblico impiego –
spiega – anche se la previdenza resta «una nota dolente», perché lì c’è
«un vuoto assoluto».
Chi aveva fatto «rullare i tamburi»?
Francesca Re David, segretaria generale Fiom, ritiene che «in questa
manovra non c’è nulla a favore del lavoro, nulla sulle pensioni.
Quest’anno finiscono gli ammortizzatori sociali e cominceranno i
licenziamenti e anche su questo il governo non ha previsto nulla. A
questo punto la risposta – conclude – può essere una sola, indire uno
sciopero generale contro questa manovra». Idea che in serata Camusso
commenta così: «La Cgil ha domani (oggi per chi legge, ndr) una
discussione nella quale valuterà e farà le sue scelte».