il manifesto 18.10.17
A rischio metà delle scuole, 113 anni per ristrutturarle
Edilizia
scolastica. Legambiente, 18° rapporto Ecosistema scuola: a questi ritmi
a Roma ci vorranno 150 anni per ristrutturare gli edifici. C'è tutto il
tempo, anche per questo la chiamano "città eterna". E pensare che Renzi
- quando cavalcava la sua tigre di carta - aveva promesso le "scuole
belle"...
du Roberto Ciccarelli
La «Buona
Scuola», la riforma con la quale Renzi si è giocato il consenso degli
insegnanti, è stata circonfusa anche dalle promesse di intervenire
sull’edilizia scolastica più malmessa d’Europa. Mirabolanti cifre hanno
accompagnato la via crucis dell’ex premier che, in quel tempo lontano
quando cavalcava la sua tigre di carta a Palazzo Chigi, parlava di
«rammendare» edifici costruiti per il 60% prima del 1976 con una spesa,
fantasiosa, pari a 9 miliardi di euro. Quello era il tempo in cui
l’architetto Renzo Piano fu chiamato a operare per il progetto «Scuole
belle». E vennero anche le promesse di avviare l’anagrafe scolastica,
uno strumento annunciato da qualche decennio, sempre sul punto di
arrivare, ma mai giunto allo stesso binario dei treni che l’attuale
segretario del Pd ha ripreso a prendere nella sua campagna elettorale
permanente.
Il diciottesimo rapporto Ecosistema Scuola, presentato
ieri a Roma da Legambiente, conferma una certezza: dalle aule dovranno
passare altre cinque generazioni di studenti, pari a 113 anni, prima che
tutte le scuole siano messe in sicurezza. Considerati solo gli ultimi
quattro anni, sostanzialmente riconducibili nel bene e soprattutto nel
male, a Renzi si scopre che siamo stati sommersi da chiacchiere. Solo il
3,5% degli interventi ha riguardato l’adeguamento sismico delle aree a
rischio: ben 532 interventi per 15.055 edifici, il 41% del totale che si
trova in zona sismica 1 e 2, a rischio di terremoti fortissimi o forti.
Il 43% di questi edifici risale a prima dell’1976, ovvero prima
dell’entrata in vigore della normativa antisismica varata solo dopo la
catastrofe che devastò il Friuli. Solo il 12,3% delle scuole presenti in
queste aree risulta progettato o adeguato successivamente alle tecniche
di costruzione antisismica. In fondo, gli interventi promessi da Renzi
erano solo «estetici». Si doveva spazzare la polvere sotto il tappeto,
rammendare le scuole come le periferie, certo non intervenire in maniera
strutturale. Una visione di questa complessità è estranea al
post-modernismo chiacchierone della «renzinomics».
Ma si può fare
di più. Ad esempio, a Messina. Una città, com’è noto, non estranea a
eventi tragici nel corso della storia contemporanea di questo paese. Su
115 edifici scolastici, 96 sono stati costruiti prima del 1976. Negli
ultimi quattro anni sono stati eseguiti 18 interventi. Grazie alla
spinta impressa dai progetti di Renzi, la messa in sicurezza avverrà tra
150 anni. Ben 37 anni dopo la media nazionale. Ma Messina non è sola.
Prendiamo Roma, dove al Virgilio è crollato un solaio, e gli studenti
hanno occupato perché, giustamente, vogliono vivere tranquilli a scuola,
negli intervalli che le 200 ore di alternanza scuola lavoro lascerà
liberi per lo studio. Anche la Capitale impiegherà 150 anni per
realizzare l’adeguamento energetico degli edifici scolastici. Già nel
2014 risultavano aver bisogno di manutenzione urgente (nel 36% dei casi)
e che dall’efficientamento energetico potrebbe beneficiare sia in
termini di benessere che di risparmio economico. Anche per questo Roma è
chiamata la «città eterna». C’è tutto il tempo.