Il Fatto 9.10.17
Sfila la Catalogna unionista. “Ora recuperiamo il senno”
A Barcellona decine di migliaia di persone contro l’indipendenza Rajoy: “Non siete soli”. Domani Puigdemont va in Parlamento
Saranno
anche una “maggioranza silenziosa”, ma ieri si sono fatti sentire.
Dietro lo slogan “Siamo spagnoli e catalani”, un immenso fiume umano ha
invaso pacificamente le strade di Barcellona per ritrovare il “senno”
perduto e richiamare il paese all’unione. Convocate dalla Societat Civil
Catalana, decine di migliaia di persone si sono radunate in piazza
Urquinaona già molto prima dell’inizio della manifestazione, prevista
per mezzogiorno, e da lì hanno proseguito per la via Laietana e si sono
poi fermate nell’avenida Marquéz de Argentera, davanti alla stazione di
Francia. “Basta! Recuperemos la sensatez” (“Basta! Recuperiamo il
senno”) era lo slogan della giornata, anche se non sono mancati attacchi
al presidente catalano (“Puigdemont in prigione”) e al capo dei Mossos
(“Trapero traditore”). Gli organizzatori hanno parlato di un milione di
persone, 350 mila secondo la polizia catalana, ma in ogni caso secondo
Tv3 si è trattato della più grande manifestazione unionista mai svoltasi
a Barcellona. Incassato il sostegno dei tre partiti unionisti –
popolari, socialisti e Ciudadanos –, in prima fila c’erano il prefetto
spagnolo in Catalogna Enric Millo, il ministro della Sanità di Madrid
Dolors Montserrat, l’ex presidente spagnolo dell’Europarlamento Josep
Borell e il Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa, che si è
pronunciato più volte contro l’indipendenza: “La passione può essere
pericolosa quando la muovono fanatismo e razzismo. La peggiore di tutte è
la passione nazionalista – ha detto –. Un’immensa massa di catalani non
accetta di vedersi imposto un golpe e scende in strada per la legalità e
per la libertà”. La manifestazione, giunta 24 ore dopo quella di Madrid
ma anche dopo quella indipendentista della stessa Barcellona, ha
naturalmente incassato il sostegno di Mariano Rajoy, che già in
un’intervista a El Paìs aveva sostenuto: “L’unità della Spagna non è
negoziabile. Fino a quando non si tornerà alla legalità, ovviamente non
negozierò” e che ieri in un tweet ha ribadito: “Non siete soli”.
Ulteriore
segnale, semmai ce ne fosse bisogno, che le acque non sono affatto
calme e che la settimana che inizia sarà tesa. Domani il presidente
Puigdemont pronuncerà nel Parlament un discorso sulla “situazione
politica attuale” con la dichiarazione d’indipendenza sul tavolo:
“Applicherò la legge”. Che il tempo stringa e che una catastrofe
economica oltreché politica possa essere difficile da evitare, lo
conferma l’esodo delle imprese catalane da Barcellona, che non sembra
arrestarsi. Sabato, a sorpresa, Agbar, che raggruppa tutte le
partecipate in Catalogna di Suez (una delle cui filiali gestisce l’acqua
potabile a Barcellona insieme con il Comune), ha annunciato la nuova
sede sociale provvisoria a Madrid. E sempre sabato la fondazione della
Caixa e CriteriaCaixa, dopo la controllata Caixabank venerdì a Valencia,
ha spiegato che si sposterà a Palma di Maiorca.