lunedì 9 ottobre 2017

Il Fatto 9.10.17
Catalogna, a farne una provincia fu lo statista Augusto
di Orazio Licandro

Dopo l’anomalo referendum di Catalogna e i disordini e le proteste di piazza conseguenti, media e opinione pubblica internazionale hanno parlato di più Spagne, evocando una secessione già di fatto avvenuta. Andando indietro nel tempo e giungendo ad Augusto, i documenti attestano non solo le dure campagne militari che gli eserciti romani condussero sotto il comando dello stesso principe e del suo generale più fidato, Agrippa, per domare le diverse e irriducibili tribù iberiche, ma anche la sistemazione amministrativa data ai territori spagnoli. Lo storiografo e geografo Strabone (Geografia 3.4), nel libro dedicato all’Iberia, spiega la struttura imperiale del governo provinciale romano e le riforme introdotte da Augusto. Le province iberiche nel loro assetto definitivo furono tre: a sud, la Hispania Baetica (dal nome del fiume Baetis oggi Guadalquivir) con capitale Cordova; a nord e a est, la Hispania Tarraconensis, dal nome della capitale Tarraco); a ovest, la Hispania Lusitania (attuale Portogallo) con capitale Mérida. Dunque, ben prima della Catalogna, il cui termine da etimologia e origini incerte, compare nei secoli medievali e mai intesa come regno né mai davvero come espressione di un popolo bensì di raggruppamento di contee, l’area in questione era stata ricompresa e organizzata da Augusto, vero grande statista, in una provincia a sé (appunto la Tarraconensis). Ora, in un quadro internazionale europeo, dinanzi all’aspro dibattito tra ultras europeisti e sovranisti, che senso e che prospettive avrebbe il nuovo staterello di Catalogna? Una Spagna destrutturata e destabilizzata – direbbero i romani – cui prodest?