Il Fatto 6.10.17
Economia. Il Paese è “in ripresa” solo su giornali e telegiornali. Tutto si tiene
di Pasquale Mirante
Da
qualche tempo i mezzi di comunicazione, stampa e tv (i Tg in
continuazione) ci dicono che è in atto la ripresa: i conti vanno meglio,
la produttività sale e i disoccupati continuano a diminuire. Il
Belpaese starebbe meglio, così dicono. Non ci dicono invece che alla
Sanità saranno apportati nuovi e pesanti tagli che si rifletteranno
inevitabilmente sulle classi medio-basse. Intanto la Sanità privata va a
gonfie vele.
Sarebbe semplice rispondere con un’annotazione:
diversi editori dei giornali hanno, alcuni perfino come attività
prevalente, interessi diretti nel business della sanità privata
controllando società che gestiscono cliniche e ospedali, e i vertici
della Rai sono di nomina politica. La realtà è però, per così dire,
anche più complessa e spiacevole: il sistema dell’informazione vive alla
giornata, non c’è spazio per inquadrare i numeri in una prospettiva più
ampia. Sbandierare che “il Prodotto interno lordo dell’Italia crescerà
quest’anno più del previsto” non è formalmente sbagliato (i dati quello
dicono), ma assumerebbe tutt’altra prospettiva se si spiegasse anche che
è 6 punti percentuali sotto il picco pre-crisi del 2007 e che è il
ritmo più lento tra le grandi economie della zona euro. La
disoccupazione cala dello zero virgola ma è sempre intorno all’11%,
livelli inaccettabili per un Paese che ha nella Costituzione l’obbligo
di perseguire la piena occupazione. È vero, per dire, che gli occupati
sono tornati più o meno ai livelli del 2008, ma – come ha sintetizzato
bene l’ex ministro Enrico Giovannini – in termini di “unità di lavoro”
(due occupati che lavorano metà tempo fanno una unità) siamo ancora un
milione sotto. Per la sanità vale lo stesso: ogni anno le risorse
pubbliche aumentano di poco, meno dell’1%, senza dire che solo per
tecnologie e prezzi dei medicinali dovrebbe crescere almeno del 2% (e
questo si chiama tagliare). Così si riduce lo Stato sociale.
Perché
tg e giornali non ne parlano o ne parlano poco? Assumendo che non
possono essere colti da una sciatteria collettiva, la risposta è che si
segue una scelta deliberata. D’altronde parlare del Jobs act solo in
termini di occupati serve a mascherare che il suo obiettivo, riuscito, è
comprimere i salari. E raccontare solo gli sprechi nella Sanità, e non
la riduzione spaventosa dei finanziamenti, crea la base ideologica per
ridurre i servizi (sarà per questo che si decantano i miracoli del
“welfare aziendale”). L’antidoto non è mettere in dubbio i numeri, ma
fargli la tara. Anche a chi li riporta.