Il Fatto 6.10.17
La “melina”
Tesi Madia, 200 giorni dopo l’ateneo non sa dire se fu plagio
L’alta
scuola di Lucca si rifiuta di spiegare quando chiuderà l’indagine
aperta ad aprile dopo l’inchiesta del Fatto. In Germania ci vollero due
mesi e il ministro zu Guttenberg si dimise
Qualche differenza…
di Laura Margottini
Dopo
200 giorni di indagini, la Scuola Imt Alti studi di Lucca non ha ancora
stabilito se Marianna Madia, ministra della Pubblica amministrazione
dei governi Renzi e Gentiloni abbia copiato la tesi con cui si è
dottorata nel 2008, come è emerso da un’inchiesta del Fatto dello scorso
marzo. “La procedura è in fase conclusiva” ha spiegato al Fatto Pietro
Pietrini, direttore di Imt. Alla domanda su quando si concluderà
l’indagine – partita il 18 aprile scorso, quasi sei mesi fa – Pietrini
si è rifiutato di rispondere.
Nel 2011, l’Università di Bayreuth,
in Germania, revocò immediatamente il dottorato all’allora ministro
della Difesa tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg dopo che i giornali
avevano svelato che un’ampia parte delle 475 pagine della sua tesi era
stata copiata. In capo a due mesi, un’inchiesta interna dell’università
confermò che si trattava di plagio.
La tesi della Madia (“Essays
on the Effects of Flexibility on Labour Market Outcome”) è di 95 pagine
(al netto di bibliografia e tabelle), cioè un quinto di quella di
Guttenberg. Su 35 di esse il Fatto ha rilevato passaggi identici a
quelli presenti in pubblicazioni di altri autori, senza virgolette né
citazioni, per un totale di almeno 4 mila parole, con il risultato che
non è possibile distinguere il testo originale della ministra da quello
di altri autori. Per gli esperti sentiti dal Fatto, tra cui quelli che
hanno analizzato la tesi di zu Guttenberg, i blocchi copiati sfiorano le
8 mila parole. Ben Martin, direttore di Research Policy, rivista di
riferimento internazionale per gli standard accademici in materia di
plagio, ha svolto un controllo indipendente sulla tesi: “Quello che
abbiamo qui è un inaccettabile livello di plagio” ha dichiarato al Fatto
il 31 marzo scorso.
Ci sono poi altri aspetti mai chiariti né da
Imt né dai relatori della tesi, Fabio Pammolli (direttore di Imt nel
2008) e Giorgio Rodano, già professore ordinario di Economia
all’Università Sapienza. Secondo la ricostruzione del Fatto, Madia si è
dottorata il 22 dicembre 2008 (Imt non ha mai reso noto quale fosse la
data esatta). Quel giorno il sito di Imt riporta che a discutere la tesi
c’erano gli studenti Luigi Moretti e Valerio Novembre, ma non la futura
ministra. Sul sito, il suo nome non compare in nessuna sessione di
laurea. La tesi di Madia si sovrappone alla tesi di una collega,
dottoranda a Imt nel 2008: Caterina Giannetti, che non ha mai risposto
alle nostre domande. Per ragioni mai chiarite, è Giannetti ad aver
creato il file pdf della tesi della ministra disponibile sul sito di
Imt,
Dalle tesi di Giannetti e Madia uscirono anche alcune
pubblicazioni: la Giannetti firma nel 2012 “Relationship Lendings and
Firm Innovativeness”, pubblicato dal Journal of Empirical Finance. Con
la Madia firma, nel 2013, “Work arrangements and firm innovation: is
there any relationship?” sul Cambridge Journal of Economics.
Il
Fatto ha riscontrato che i due articoli presentano una serie di passaggi
identici tra loro e altri molto simili. In entrambi ci sono interi
passaggi identici a quelli presenti nelle pubblicazioni di altri autori,
senza virgolette e spesso senza citazione nel testo. Dopo le
rivelazioni del Fatto, il Cambridge Journal of Economics (Cje), della
casa editrice Oxford University Press (Regno Unito), ha avviato
un’inchiesta interna. Il 30 settembre il comitato editoriale ha
dichiarato al Fatto che “l’articolo contiene le necessarie citazioni e
non c’è evidenza di plagio”. Eppure nell’articolo del Cje esistono ampi
passaggi identici a quelli presenti in altre pubblicazioni che non
vengono citate. Ce ne sono poi altri – ad esempio, in “Innovativity: A
comparison across seven European countries”, a firma di Mohnen, Mairesse
e Dagenais, pubblicato nel 2006 da Economics of Innovation and New
Technology – inseriti senza virgolette e peraltro presenti anche nella
tesi della Madia senza alcuna attribuzione nel testo. Il Fatto chiesto
al Cje di chiarire questi punti e di poter visionare le risultanze della
perizia, ma non ha ottenuto ulteriori risposte.
Nella tesi, Madia
dichiara anche di aver trascorso un periodo di studi all’Università di
Tilburg, in Olanda, dove ha condotto l’esperimento originale della sua
ricerca. L’università ha ribadito che “Marianna Madia non è mai stata
studente a Tilburg” e che pertanto “è altamente improbabile che
l’esperimento sia mai stato condotto”. Non risulta alcun documento
relativo all’esperimento. A Tilburg nel 2008 c’erano invece Caterina
Giannetti e Maria Bigoni, che si sono dottorate all’Imt il 24 aprile
2008 (lo spiega il sito). La Madia le ringrazia nella tesi “per il loro
aiuto nel condurre l’esperimento”. Madia ha annunciato querela contro il
Fatto a fine marzo scorso. Querela che non è mai stata notificata.