Il Fatto 6.10.17
Giudice sbagliato: il processo Cucchi slitta ancora
Nel collegio che giudicherà i carabinieri c’è una magistrata incompatibile
Giudice sbagliato: il processo Cucchi slitta ancora
di Valeria Pacelli
Il
rischio prescrizione incombe sul processo Cucchi. Il reato di calunnia
contestato a tre carabinieri si prescriverà tra un anno esatto, a
ottobre del 2018. È l’ennesimo intoppo sull’infinita vicenda giudiziaria
nata sulla morte di Stefano Cucchi, deceduto il 22 ottobre 2009
nell’ospedale Sandro Pertini di Roma, dopo l’arresto per possesso di
droga. Sono passati otto anni dal giorno della morte del geometra e dopo
una prima inchiesta finita con una sfilza di assoluzioni definitive per
i medici, la fine sembra lontana. Con l’indagine bis, nata a settembre
del 2015, la Procura di Roma ha intanto messo sotto accusa per la prima
volta i carabinieri che arrestarono il giovane: in cinque sono stati
rinviati a giudizio.
La prima udienza fissata per il 13 ottobre,
però, rischia di slittare per incompatibilità del giudice designato dal
Tribunale, allungando così ancora i tempi, mentre alcuni dei reati
contestati sono già prescritti (come l’abuso di autorità contro
arrestati e detenuti) mentre per altri (la calunnia) manca poco. Restano
in piedi i reati più gravi, il falso in atto pubblico e l’omicidio
preterintenzionale, quest’ultimo contestato ad Alessio Di Bernardo,
Raffaele D’Alessandro e al vicebrigadiere Francesco Tedesco, che nel
2009 erano in servizio presso il Comando Stazione di Roma Appia. I tre
militari – secondo il pm Giuseppe Musarò – avrebbero colpito Stefano con
“calci, pugni e schiaffi” provocandone “una rovinosa caduta con impatto
al suolo in regione sacrale” cagionando lesioni “che, unitamente alla
condotta omissiva dei sanitari che lo avevano in cura al Pertini, ne
determinavano la morte”.
Tedesco è accusato anche di calunnia
perché come testimone davanti alla Corte d’Assise avrebbe dichiarato il
falso sugli agenti di polizia penitenziaria imputati sulla base della
prima inchiesta (poi sono stati tutti assolti in maniera definitiva). Lo
stesso reato – a rischio prescrizione – è contestato anche al
maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti a capo della stazione
Appia, dove venne eseguito l’arresto di Cucchi, e a Vincenzo Nicolardi.
L’udienza
del 13 ottobre potrebbe saltare per un meccanismo automatico del
Tribunale, che ha assegnato il processo alla III Corte d’Assise di
Rebibbia presieduta dal magistrato Evelina Canale. È già stata
presidente del collegio che nel primo processo Cucchi assolse gli agenti
di polizia penitenziaria e gli infermieri, condannando invece i medici
(poi assolti in appello). Per questo ieri l’avvocato Fabio Anselmo,
legale della famiglia Cucchi, ha presentato un’istanza al Tribunale,
sollevando la questione dell’incompatibilità. “Apprendo che l’udienza –
ha scritto Ilaria Cucchi su Facebook – non si terrà perché assegnata
alla stessa presidente, Evelina Canale, del primo processo la quale si
dovrà astenere con ulteriore slittamento di un dibattimento che avrebbe
dovuto iniziare otto anni fa”.
Per la Cucchi il problema è
l’intero sistema giudiziario: “Sembra che alla giustizia non interessi
nulla. È noto che i carabinieri imputati contano sulla prescrizione. Era
necessario far passare questi mesi senza fare nulla per sostituire il
giudice incompatibile? Ci sentiamo presi in giro”.
Che il processo
Cucchi, al di là dell’assegnazione a una nuova sezione, si preannunci
lungo è evidente pure dalle liste testi che contano circa 200 persone.
Non mancheranno i volti noti: il legale dei Cucchi vuole convocare in
aula l’ex ministro Ignazio La Russa per le affermazioni fatte in passato
in difesa dei carabinieri.