giovedì 5 ottobre 2017

Il Fatto 5.10.17
Il “Leader Massimo” come genere letterario
di Marco Palombi

Massimo D’Alema, si sa, ha una certa passione per le battute taglienti: quando non ci amava, per rimanere al Fatto, ci definì “giornale tecnicamente fascista”. È uomo, e anche questo si sa, che ha un’alta considerazione della sua persona (“capotavola è dove mi siedo io”) e del lavoro che fa: “Io non conosco questa cosa, questa politica che viene fatta dai cittadini e non dalla politica. La politica è un ramo specialistico delle professioni intellettuali”. Quanto al suo ruolo attuale, D’Alema è un ex pezzo grosso della sinistra italiana che oggi, grazie anche alla sua coltivata rete di relazioni, tenta insieme ad altri di ricostituire un soggetto elettorale che salvi se non le idee, ché al momento se ne vedono poche, almeno un pezzo di ceto politico della sinistra che fu.
Questo è il D’Alema reale, poi c’è il personaggio letterario che compare su giornali, siti d’informazione (e no), e nei migliori bar tanto fisici che virtuali (social network). Questo D’Alema letterario è il “leader Massimo”, un personaggio cattivo un po’ grottesco, senza alcuna profondità psicologica, che è sempre invariabilmente impegnato a tessere, tramare, congiurare, maneggiare, raggirare, trafficare, intrigare e altre attività tipiche del cattivo. I processi politici, gli interessi reali, persino le legittime ambizioni ormai sono sparite dal racconto del D’Alema letterario: è cattivo e basta, per gusto. Ieri, ad esempio, abbiamo letto sui principali giornali italiani ricostruzioni dell’uscita di Mdp dalla maggioranza di questo tipo: Bersani e Speranza stavano tranquilli, Pisapia aveva fatto l’accordo con Gentiloni, poi è arrivato alla Camera D’Alema e i bersaniani hanno deciso di far dimettere il loro viceministro e non votare il Def. Il Corsera, ad avvalorare la tesi, riporta le autorevoli parole del renziano Ettore Rosato: “Lì dentro c’è uno solo che decide: D’Alema e lui voleva rompere”. Così, perché è la sua natura: un buon cattivo serve a qualunque pessimo romanzo.