Il Fatto 30.10.17
Trump, l’uomo che divora se stesso
di Furio Colombo
Tre
preoccupazioni dominano la vita e la politica di Trump (che non è un
fatto a parte che si svolge nella Casa Bianca con certe ritualità e
certi collaboratori, ma è un solitario affare esistenziale). La prima è
che tutti siano consapevoli che lui c’è. Poichè non è autore di nulla,
né come pensiero né come azione, la preoccupazione è legittima. E allora
produce rumore, quasi sempre sgradevole, ma certo destinato a creare
attenzione. Per esempio minaccia. Può minacciare, quasi con la stessa
violenza e le stesse parole un personaggio del suo partito, un
avversario politico di Washington e il peggiore dei jihadisti. La
seconda preoccupazione è avere nemici. Ne ha molti ma non gli bastano, e
ne cerca sempre di nuovi. Trump è un giocatore che rimette tutto sul
tavolo. E, anche dopo avere danneggiato di molto la sua reputazione, è
pronto a ricominciare. Gli manca totalmente il senso critico e questo
fatto lo aiuta perchè lo libera da ogni secondo pensiero. Vede se stesso
su uno schermo gigante in cui non importa la storia. Importa che lui ci
sia e che lo schermo sia gigante. La terza preoccupazione è di essere
sgradevole, non come tratto caratteriale ma come intenzione, e ricordato
come tale. Nei giorni scorsi, dopo molti rifiuti, ha dovuto parlare al
telefono con la vedova di un giovane ufficiale Usa appena ucciso in
Nigeria. Pare che le prime parole siano state: “Beh immagino che
sapesse, quando si è arruolato, che queste cosa accadono”. È necessario
aggiungere, per completare questo breve schema operativo della vita e
delle opere di Donald Trump, che non si conoscono episodi di gentilezza,
cortesia, riguardo, rispetto. Trump conosce persone e situazioni che
meriterebbero simili atteggiamenti o almeno sentimenti formali di
riconoscimento. Deliberatamente li trascura, li cancella dalla sua
lista. Che senso ha dire “grazie” a qualcuno? Il comando è un’altra
cosa. Nella sua mente, in profondo, è radicata la persuasione che il
mondo è dei bastardi, e che se non sei odiato non conti niente.