lunedì 30 ottobre 2017

Il Fatto 30.10.17
Massimo Mucchetti
“Questo Pd è pericoloso, serve un nuovo segretario”
Il senatore dem non ha votato la fiducia sul Rosatellum. Ora chiede ai big del partito di pensare al “dopo Renzi”
intervista di Stefano Feltri

Massimo Mucchetti, lei è uno dei sette senatori del Pd che non ha partecipato al voto finale sulla legge elettorale, non ha votato la fiducia ma si è detto presente per non far mancare il numero legale. Che senso ha?
Se vuol accusarmi di bizantinismo, le do ragione. Ma non ho saputo far di meglio. Sono contrario a questa legge elettorale dannosa per la rappresentanza del Paese, suicida per il centro-sinistra e favorevole al centro-destra per avere in cambio il potere di fare le liste del Pd.
Perché non ha cercato di far mancare il numero legale?
La forzatura del governo aveva lo scopo di far passare la legge elettorale prima del voto siciliano. Gentiloni ha subìto Renzi, ma non ero e non sono disposto a dare una mano a quanti vorrebbero far cadere il governo senza sapere come sostituirlo e come, non riuscendo a varare la legge di bilancio2018, evitare all’Italia l’esercizio provvisorio.
Meglio l’esercizio provvisorio di una legge di bilancio elettoralistica.
Con l’esercizio provvisorio l’Italia rischia turbolenze sui mercati. Gentiloni disinnesca l’obbligo ad aumentare l’Iva, la clausola di garanzia, costo nascosto delle precedenti manovre di Renzi. Ma poi, al netto delle spese obbligate e del rinnovo del contratto degli statali fermo da anni, non resta quasi nulla per le solite mance. Si sarebbe potuto fare in parte l’aumento dell’Iva, e ricavare le risorse per una politica industriale forte, oppure sfondare il tetto del 3% al deficit. Questo governo non ha la forza per nessuna delle due scelte. E forse è bene così essendo la seconda pericolosissima se condizionata dalla demagogia. In compenso si dovrebbe varare la Web Tax, una scelta coraggiosa, all’avanguardia in Europa.
Dove sta il coraggio?
Sono tre anni che, assieme ad altri parlamentari come Boccia, Quintarelli e Zanetti, batto questo chiodo. Inascoltato. Da un anno le commissioni Finanze e Industria del Senato, in particolare i relatori Marino e Susta, stanno lavorando su un mio disegno di legge. Ora Germania, Francia, Italia e Spagna hanno chiesto un provvedimento della Ue. E Paolo Gentiloni ha detto che l’Italia comunque partirà subito. Stiamo ragionando con il ministero dell’Economia nel quadro dei trattati. Ma l’iniziativa è e sarà del Parlamento. Mi auguro che il Senato vari la norma con un emendamento alla legge di bilancio. Il gettito verrà con il tempo, ma sarà una rivoluzione.
Renzi aveva fermato i tentativi di introdurre la web tax.
Potrebbe recuperare dicendo che la web tax è solo il primo passo verso la regolazione delle piattaforme digitali, i nuovi monopoli. E magari venire al convegno che faremo senza offendersi se lo critichiamo sulla legge elettorale o su Bankitalia.
Come legge gli attacchi di Renzi al governatore Ignazio Visco?
L’ex premier, con fanciullesca ignoranza, cerca un capro espiatorio per nascondere le responsabilità dei suoi governi nella costosa risoluzione delle crisi in Etruria, Mps e nelle popolari venete. E cerca vendetta.
Ignoranza e vendetta?
Renzi imputa a Visco un’insufficiente vigilanza sulle banche pericolanti e fa scrivere ai cronisti che avrebbe preferito Fabio Panetta. Ma dal 2005 il governatore opera attraverso un direttorio a cinque, dove ciascuno ha un voto; Panetta aveva la supervisione della vigilanza e tutto è stato deciso all’unanimità. Renzi e la Boschi si vantano di aver commissariato Etruria dove Boschi senior era consigliere e poi vicepresidente. Ma il governo ha solo eseguito il commissariamento chiesto dalla Bankitalia, mentre la Boschi cercava di coinvolgere Unicredit per evitare quell’esito.
Carlo Messina, ad di Intesa, ha evocato un problema reale: l’Italia deve essere rappresentata al meglio in seno alla Bce dove si definiscono le regole sui titoli di Stato e i crediti deteriorati. Oggi Bankitalia è più forte o più debole di ieri?
Messina ha detto bene, ma ha aggiunto che Panetta aveva ben meritato in Europa, tirando così la volata alle polemiche renziane. L’ad di Unicredit, Mustier, ha esaltato Visco. Entrambi avrebbero fatto meglio a tacere. Non sta a soggetti vigilati parlare del vigilante di ieri che oggi, comunque, concorre alla vigilanza unica. Le uscite di Renzi certo non hanno fatto bene alla banca centrale. Proprio per questo la riconferma di Visco era obbligata.
Ma non si può criticare la Banca d’Italia?
Si può e si deve nei modi opportuni da parte di chi può farlo. Il Fatto lo fa spesso. Chi le parla lo ha fatto più volte, anche da senatore. I politici al governo lo hanno fatto meno, male e fuori tempo. Hanno dormito sul bail in nonostante le avvertenze della Banca d’Italia. Non hanno capito nulla su Mps e hanno cambiato linea sulle venete. Si indaghi bene, magari lasciando fuori dalla porta il tesoriere del Pd che Renzi ha infilato nella commissione… Ma la legge non assegna al Parlamento alcun ruolo nella nomina del governatore. Per le Autorità è previsto il parere vincolante delle Camere, per il governatore nulla. Al Pd non piace? Cambi la regola.
Il presidente del Pd Matteo Orfini chiede di intervenire sul caso Mps-Antonveneta.
Immagino che voglia mettere in mezzo l’allora governatore Mario Draghi che a quella acquisizione non si oppose. Chiunque può apprezzare il senso di responsabilità che ispira l’idea di coinvolgere in giochetti dilettanteschi il presidente della Bce che ha salvato l’Italia con il quantitative easing.
Vuol scoprire la verità, dice.
Cominci a studiare le carte… Temo che stia dilagando nel Pd un’irresponsabilità istituzionale preoccupante. Il leader del Pd non va contro il presidente della Repubblica, il presidente del Senato e il premier, che aveva eletto, e contro il presidente emerito della Repubblica, che lo aveva incaricato, con tanta leggerezza. Mi auguro che quanti ancora credono a un Pd attendibile, da Walter Veltroni a Piero Fassino, chiedano la convocazione di una direzione straordinaria per la nomina di un nuovo segretario.