Il Fatto 2.10.17
Bersani baratta il Def col Rosatellum
Il messaggio - Mdp e Pisapia a Gentiloni: “Per far passare la nota devi venirci incontro”
di Tommaso Rodano
Pier
Luigi Bersani stavolta non si affida a metafore, parla molto
chiaramente: “Gentiloni non pensi di avere una maggioranza sulla legge
di stabilità e un’altra sulla legge elettorale”. Il governo ha bisogno
dei voti di Mdp-Articolo Uno per far passare la nota di aggiornamento al
Def (domani) e la legge di bilancio (più avanti). I bersaniani vogliono
vendere cara la pelle: il prezzo è la legge elettorale, quel Rosatellum
che sembra scritto apposta per trasformare in deserto le praterie alla
sinistra del Pd.
Ieri una delegazione di Mdp ha incontrato
Gentiloni a Palazzo Chigi. La novità è che a guidarla c’era Giuliano
Pisapia: un piccolo passo avanti nel lentissimo percorso unitario del
nuovo centrosinistra.
L’ex sindaco ha consegnato al premier una
serie di richieste comuni su lavoro e salute, ovvero le condizioni
politiche per avere i voti di Mdp (e dei pochi soldati di Pisapia in
Parlamento) sulla nota di aggiornamento del Def, che va in aula domani. I
termini sono stati resi noti da Pisapia a margine dell’incontro, durato
circa un’ora: “Abbiamo posto qualche priorità indispensabile: che la
legge di bilancio non abbia più mance elettorali come già successo
troppe volte in passato; che si intervenga con serietà e con
investimenti importanti sul tema del diritto alla salute (per esempio
con l’abolizione del superticket, ndr). E che ci si occupi di lavoro: ci
devono essere nuove assunzioni e nuovi investimenti, ma anche tutela
dei lavoratori”. A sinistra, al di là della disponibilità di massima
mostrata da Gentiloni, non si aspettano grandi sorprese: la coperta dei
conti è corta, i numeri del Def saranno spiegati oggi dal ministro
dell’Economia Padoan in audizione al Senato.
Anche se non
dovessero essere ascoltate le richieste di Pisapia e compagni, nessuno è
ancora disposto a far saltare il banco. L’ha detto domenica Roberto
Speranza a Napoli, l’ha ripetuto ieri lo stesso Bersani: “Non saremo noi
a far arrivare la Troika, ci sono varie tecniche… (parlamentari per non
mandare sotto l’esecutivo, ndr)”.
Al Senato gli ex Pd ne dovranno
escogitare almeno due. Oltre al voto sul Def, dove non è necessaria la
maggioranza assoluta, il governo chiederà l’autorizzazione a sforare la
regola del pareggio di bilancio, nei termini concordati con Bruxelles
(ovvero portare il deficit nel 2017 dall’1,2 all’ 1,6%).
In questa
seconda votazione servirà la metà più uno degli eletti: 161 senatori;
il comportamento dei 16 di Mdp sarà decisivo. Troveranno una “tecnica”,
per dirla alla Bersani, per esprimere il proprio dissenso senza far
naufragare la nave. E la trattativa con Gentiloni sulla legge elettorale
si sposterà un po’ più in là.