martedì 3 ottobre 2017

Il Fatto 2.10.17
Bersani baratta il Def col Rosatellum
Il messaggio - Mdp e Pisapia a Gentiloni: “Per far passare la nota devi venirci incontro”
di Tommaso Rodano

Pier Luigi Bersani stavolta non si affida a metafore, parla molto chiaramente: “Gentiloni non pensi di avere una maggioranza sulla legge di stabilità e un’altra sulla legge elettorale”. Il governo ha bisogno dei voti di Mdp-Articolo Uno per far passare la nota di aggiornamento al Def (domani) e la legge di bilancio (più avanti). I bersaniani vogliono vendere cara la pelle: il prezzo è la legge elettorale, quel Rosatellum che sembra scritto apposta per trasformare in deserto le praterie alla sinistra del Pd.
Ieri una delegazione di Mdp ha incontrato Gentiloni a Palazzo Chigi. La novità è che a guidarla c’era Giuliano Pisapia: un piccolo passo avanti nel lentissimo percorso unitario del nuovo centrosinistra.
L’ex sindaco ha consegnato al premier una serie di richieste comuni su lavoro e salute, ovvero le condizioni politiche per avere i voti di Mdp (e dei pochi soldati di Pisapia in Parlamento) sulla nota di aggiornamento del Def, che va in aula domani. I termini sono stati resi noti da Pisapia a margine dell’incontro, durato circa un’ora: “Abbiamo posto qualche priorità indispensabile: che la legge di bilancio non abbia più mance elettorali come già successo troppe volte in passato; che si intervenga con serietà e con investimenti importanti sul tema del diritto alla salute (per esempio con l’abolizione del superticket, ndr). E che ci si occupi di lavoro: ci devono essere nuove assunzioni e nuovi investimenti, ma anche tutela dei lavoratori”. A sinistra, al di là della disponibilità di massima mostrata da Gentiloni, non si aspettano grandi sorprese: la coperta dei conti è corta, i numeri del Def saranno spiegati oggi dal ministro dell’Economia Padoan in audizione al Senato.
Anche se non dovessero essere ascoltate le richieste di Pisapia e compagni, nessuno è ancora disposto a far saltare il banco. L’ha detto domenica Roberto Speranza a Napoli, l’ha ripetuto ieri lo stesso Bersani: “Non saremo noi a far arrivare la Troika, ci sono varie tecniche… (parlamentari per non mandare sotto l’esecutivo, ndr)”.
Al Senato gli ex Pd ne dovranno escogitare almeno due. Oltre al voto sul Def, dove non è necessaria la maggioranza assoluta, il governo chiederà l’autorizzazione a sforare la regola del pareggio di bilancio, nei termini concordati con Bruxelles (ovvero portare il deficit nel 2017 dall’1,2 all’ 1,6%).
In questa seconda votazione servirà la metà più uno degli eletti: 161 senatori; il comportamento dei 16 di Mdp sarà decisivo. Troveranno una “tecnica”, per dirla alla Bersani, per esprimere il proprio dissenso senza far naufragare la nave. E la trattativa con Gentiloni sulla legge elettorale si sposterà un po’ più in là.