Il Fatto 27.10.17
AAA nuova teoria cercasi nei documenti su Jfk
Migliaia di pagine desecretate potrebbero definire meglio i legami sovietici di Oswald
di Andrea Valdambrini
Basta
evocare possibili rilevazioni sulla morte di JFK e Il clamore mediatico
è assicurato. Prima e ben oltre l’11 settembre, quello dell’omicidio
del presidente democratico John Fitzgerald Kennedy a Dallas il 22
novembre 1963 è il padre di tutti i misteri americani e soprattutto, di
tutte le teorie del complotto.
È appena scaduto il termine per la
declassificazione di oltre 3000 documenti per circa 40.000 pagine
complessive riguardanti l’uccisione del 35° presidente Usa. L’attuale
inquilino della Casa Bianca ha twittato il 21 ottobre per annunciare la
volontà di non opporsi alla divulgazione dei “JFK files”, che era stati
bloccati per 25 anni, secondo le regole stabilite dal Congresso nel
1992, e che appunto solo il presidente Usa in carica potrebbe bloccare.
Ma
quanto è davvero rilevante? Ci sono almeno due elementi da considerare:
il numero complessivo di documenti già declassificati e il contenuto
generale di questi nuovi 3.100 files. In realtà, l’88% dei documenti
conservati presso i National Archives di Washington sono già stati
pubblicati negli anni ’90, seguiti a un altro 11% che sono passati
attraverso un lavoro di redazione. Quello di cui stiamo parlando
riguarda quindi solo l’1% del totale. Perché allora, questa pur minima
parte è stata tenuta segreta per 55 anni? I nuovi files potrebbero
illuminare alcuni momenti poco noti della vita di Lee Harvey Oswald,
ovvero colui che la Commissione di inchiesta Warren indicò nel 1964,
dopo 10 mesi di indagini, come unico colpevole della morte di Kennedy.
Secondo il giudice federale John R. Tunheim, che tra il 1994 e il 1998
ha guidato una commissione indipendente sull’operato del governo,
potrebbero emergere evidenze, finora non note, sugli accordi tra Usa e
Messico per condividere informazioni sugli spostamenti di Oswald prima
dell’omicidio.
“Sarà nient’altro che un buco nell’acqua”. È
scettico Massimo Teodori, storico americanista e autore di molti saggi
sugli Usa, ultimo Ossessioni americane (Marsilio). “Una parte di
documenti verrà comunque mantenuta segreta, ed è quella la più
interessante”. Anche Teodori pensa che non emergerà nulla di risolutivo,
né sarà avvalorata una specifica teoria del complotto, fra le molte
formulate. “Come storico, sono anti-complottista e contrario a ogni
dietrologia”, continua Teodori. “Ma non posso ignorare che in tutta la
vicenda il modo in cui si sono mosse Fbi e Cia è tutt’altro che chiaro”.
Teodori indica come elementi deboli nelle conclusioni della Commmssione
Warren sia la tesi dell’unicità di chi ha sparato, che l’ambiguo
comportamento degli uffici amministrativi del Texas: tutti indizi di
probabili depistaggi. “Oswald, indicato come unico responsabile, era
certo il capro espiatorio perfetto”.
Perché allora tanto
entusiasmo da parte di Trump? “Lui ha tutto da guadagnare e nulla da
perdere con JFK. Sposta l’attenzione dell’opinione pubblica su una
vicenda lontana nel tempo, che riguarda i democratici e l’elezione di un
presidente probabilmente anche con i voti della mafia”, conclude
Teodori.