giovedì 26 ottobre 2017

Il Fatto 26.10.17
Io, trattata da scema dalla riforma renziana
Dalla parte giusta - Lo scorso anno Signorelli si era battuta per difendere la Costituzione
Io, trattata da scema dalla riforma renziana
di Amalia Signorelli

Lo scorso 2 dicembre, appena due giorni prima del referendum costituzionale che avrebbe bocciato la riforma renziana sulla Costituzione, Amalia Signorelli aveva partecipato alla serata organizzata dal Fatto Quotidiano al teatro Italia, in Roma, per sostenere un forte “No” al quesito. Questo il suo intervento.

Io voterò “No” perché siamo chiamati a dare un voto sul referendum delle menzogne. Non credo di aver mai visto, nella mia ormai non più breve vita, una situazione in cui si è mentito tanto quanto si è mentito in questa campagna referendaria. Balle, bufale, chiamatele come volete, c’è pure un modo molto elegante che viene utilizzato: narrazioni. E sono narrazioni molto spudorate. Come tutti avrete avuto modo di constatare, dobbiamo ringraziare i nostri amici che ci ospitano questa sera, perché sono state guide validissime nello scoprire queste menzogne. È stata una specie di escalation. La previsione di mirabolanti risultati, se si fosse votato Sì, è venuta fuori da tutte le parti progressivamente, invadendo tutti i campi dell’esistenza umana, fino a situazioni di un cinismo riluttante, che hanno chiamato in causa malati, bambini e altre persone in gravi condizioni di difficoltà. Tuttavia, la colpa forse è mia, che sono una persona che crede poco, poco incline a farsi suggestionare dalle narrazioni, perché noi siamo un popolo eccezionale: avremo dei senatori che, pur non essendo eletti da noi, avranno il dono dell’ubiquità. Saranno senatori e sindaci, e per di più gratis, per il bene del Paese. Che volete di più? Siamo un popolo eccezionale che può pensare di realizzare tutto questo.
E poi vorrei ricordare a tutti lo stile delle narrazioni che ci sono state fatte. Uno stile che ha incluso l’incoerenza, l’improntitudine, l’assoluta mancanza di onestà mentale, il “qui lo dico e qui lo nego” con una faccia tosta inaudita.
Ancora, l’aggressività, l’ignobile accordo di far finta ipocritamente tutti insieme che le lucciole siano lanterne. Infine, nel rifiuto del confronto critico, persino l’insulto. Li ho visti io, col dito puntato: “Lei non ha letto il testo della riforma!”. Ah, io verrei a discutere senza aver letto quello di cui devo discutere? Sarà un costume vostro, ma come vi permettete? E invece si permettono eccome. Non vi nascondo che a volte mi sono sentita profondamente a disagio per avere accettato confronti così fuori dalle regole minime del confronto che mi sono state insegnate quando ero matricola all’Università. Ma poi un bel giorno ho capito, ho avuto una specie di illuminazione, quando mi sono letta con calma il quesito referendario, che nasconde un vergognoso trucco. Elementare, ma vergognoso, che mi ha fatto sentire trattata come una completamente scema, perché lo sappiamo tutti, diciamocelo: quel quesito è formulato in maniera che o votiamo contro di noi o contro di noi. Chi vota no, infatti, deve fare una scelta che comunque sacrifica qualcosa: io, da quando mi invitano in televisione, spiego che il dimezzamento degli emolumenti dei parlamentari sarebbe una delle prime operazioni di risanamento della politica, e adesso devo scrivere che non lo voglio. Mi sono sentita impotente, ho capito una cosa che mi ha messo molto in allarme. Non sono un gufo e non sono neanche qualche altro animaletto antiquato o fuori moda. Per Renzi sono una molecola bovina di quella accozzaglia bovina generale che è il suo popolo bue, perché lui da popolo bue ci tratta e da popolo bue ci vuole governare. Io credo che possiamo ancora impedirglielo e per questo voto “No”.