Il Fatto 25.10.17
Etruria, Maria Elena Boschi, Di Maio e il duello in tv: la situazione resta grave ma non seria
Banche - L’ex ministra non risponde sul suo conflitto d’interessi e preferisce fare teatro
di Marco Palombi
La
citazione è abusata, ma non per questo meno vera: la situazione, come
spesso in Italia, è grave, ma non seria. Ci si riferisce, nello
specifico, al siparietto messo su da Maria Elena Boschi e dal Pd col
concorso più o meno volontario di Luigi Di Maio e dei 5 Stelle e quello
entusiasta di alcuni giornalisti (e/o artisti) tv.
La storia, in
breve, è questa: Di Maio lunedì ha definito Boschi e Renzi “aguzzini dei
risparmiatori” per via del decreto del 2015 che mandò in risoluzione
quattro banche tra cui Popolare Etruria, di cui il padre dell’ex
ministra era stato vicepresidente. Boschi ha risposto sfidandolo a un
duello tv. Bruno Vespa, dopo 5 minuti, si è subito candidato a
ospitarlo. Di Maio ci ha pensato su tutta la notte e ieri mattina ha
partorito la trovata: “Nessun problema”, ma il duello va rinviato a
“dopo il 5 novembre perché adesso sono impegnato in Sicilia” e poi
bisognerebbe farlo “all’americana, in una piazza, davanti a Banca
Etruria coi risparmiatori”.
A questo punto, se possibile, la
vicenda è degenerata. Boschi, che pure avrebbe altri problemi, l’ha
messa così: “Caro Di Maio, perché hai paura di affrontarmi davanti a
qualche milione di italiani? Porta a Porta su Rai1 ci aspetta
#dacciladata”. A seguire è partita la batteria del Pd renziano attorno
al concetto “Di Maio ha paura pappappero”. Nel frattempo anche altri
giornalisti – tanto pubblicamente che riservatamente – si sono candidati
a ospitare il match del secolo (Lucia Annunziata, ad esempio, o Enrico
Mentana). I grillini, peraltro, hanno posto il veto su Bruno Vespa,
accusato – con apposita nota di Dalila Nesci – di intelligenza coi dem.
I
5 Stelle hanno poi complicato ulteriormente la questione con l’arrivo
di Alessandro Di Battista: “Ho sfidato Maria Elena Boschi a un confronto
decine di volte. Non mi ha mai risposto. Ma questi confronti si
facciano in piazza, davanti ai risparmiatori di Banca Etruria.
Concediamo alla Boschi anche il privilegio di giocare in casa, ad
Arezzo”. Effettivamente Boschi a Di Battista non ha risposto e invece
continua a insistere con Di Maio (#dacciladata). Il pensiero degli
strateghi della comunicazione M5S è però il seguente: Di Maio semmai si
confronta con Renzi, un combattimento alla pari, tra candidati premier.
Nell’attesa di quel giorno – o del confronto in piazza con Boschi – il
frontman 5 Stelle si concentra sulla Sicilia e concede rare interviste
con domande e risposte scritte.
Boschi, dal canto suo, con sprezzo
del pericolo e del ridicolo, continua a frequentare l’argomento banche
con modi e toni che non s’addicono alla sua delicata posizione. La regia
della mozione parlamentare contro Ignazio Visco è solo l’ultimo atto
poco commendevole dell’attuale sottosegretario del premier Paolo
Gentiloni, peraltro tenuto all’oscuro della manovra contro Bankitalia
con palese quanto poco sottolineata violazione del rapporto fiduciario:
solo in cucina o in sezione la fedeltà al babbo o al capo può valere di
più di quella istituzionale, mai in Parlamento o al governo.
Maria
Elena Boschi, che si appresta a gestire il Consiglio dei ministri che
venerdì sceglierà il prossimo governatore della banca centrale, può
certo chiedere conto a Di Maio di quel che dice, ma dovrebbe anche dar
conto lei di quel che fa e ha fatto. Due soli esempi: ha partecipato o
no nei primi mesi del 2014, quand’era ministro, a un incontro nella casa
di famiglia coi vertici di Veneto Banca (Trinca e Consoli) e col
presidente di Etruria Fornasari per vedere se i due istituti potevano
fondersi? Ha chiesto o no a inizio 2015 – come ha scritto il mai
querelato Ferruccio de Bortoli – all’ex ad di Unicredit, Federico
Ghizzoni, di salvare Pop Etruria a un passo dal commissariamento?
Ecco,
tra un hashtag e l’altro, un duello e l’altro, un’intervista in cui si
dichiarata “ferita” e l’altra, magari può trovare il tempo di rispondere
anche a questo: non in tv e nemmeno in piazza, c’è una bella
commissione d’inchiesta già pronta in Parlamento.