Il Fatto 24.10.17
Ultima follia da ultrà laziale: Anna Frank vestita in giallorosso
Alcuni
tifosi biancocelesti hanno lasciato degli adesivi antisemiti nel
settore della Roma. Ora la squadra romana rischia di dover disputare dei
match a porte chiuse
Ultima follia da ultrà laziale: Anna Frank vestita in giallorosso
di Vincenzo Bisbiglia
Una
decina di adesivi a chiaro sfondo antisemita, appiccicati a un vetro
dello Stadio Olimpico, e la tifoseria della Lazio finisce di nuovo al
centro delle polemiche. Domenica sera, durante la gara di campionato fra
i biancocelesti e il Cagliari, qualcuno ha attaccato in Curva Sud
alcune “figurine” raffiguranti un fotomontaggio di Anna Frank con la
maglietta della Roma; sulla stessa lastra divisoria c’erano anche altri
adesivi, con le scritte “Romanista Aronne Piperno”, “Romanista ebreo” e
un altro paio di figure con il logo degli Irriducibili, il gruppo ultras
più rappresentativo nella curva laziale.
La Nord, che solitamente
ospita i sostenitori biancocelesti, era stata squalificata dal giudice
sportivo in seguito agli ululati razzisti eseguiti da una parte della
tifoseria ai danni di due giocatori del Sassuolo, durante l’ultimo match
casalingo sostenuto dalla squadra di Simone Inzaghi. Per l’occasione,
la società aveva dato la possibilità agli abbonati di assistere
ugualmente alla partita, entrando al prezzo simbolico di 1 euro, ma in
Curva Sud, ovvero il settore da sempre “casa” del tifo giallorosso.
Iniziativa che avrebbe dovuto ripetersi – a questo punto il condizionale
è d’obbligo – anche per l’incontro con l’Udinese.
Evidentemente,
vistosi catapultato nel fortino avversario, qualcuno ha reputato
opportuno recuperare il fotomontaggio che già indignò mezza Europa nel
2013, ridando vita al disgustoso sfottò che adesso rischia seriamente di
penalizzare lo straordinario avvio di stagione di Immobile e compagni.
Proprio il carattere recidivo dell’iniziativa, infatti, potrebbe pesare
sul giudizio della Procura federale della Figc, che sta vagliando
l’episodio, con sanzioni che in questi casi vanno dalla disputa di
alcuni match a porte chiuse, alla squalifica del campo fino addirittura
alla penalizzazione in classifica. Secondo quanto apprende Il Fatto da
fonti interne alla Questura di Roma, in realtà, quanto accaduto andrebbe
ricondotto all’iniziativa di qualche singolo, o comunque di poche
persone, anche in relazione ai pochi adesivi rinvenuti.
Non è un
caso, tra l’altro, che sia stata mobilitata la polizia scientifica, nel
tentativo di risalire i responsabili, poiché gli steward non avrebbero
segnalato nulla alle forze dell’ordine. Chi indaga, tuttavia, non
esclude che dietro l’apparente “bravata” possa nascondersi una
spaccatura all’interno della Curva Nord, un piccolo gruppo ostile agli
Irriducibili, i quali già dalla scorsa stagione hanno deciso di
sospendere l’aperta contestazione al presidente della Lazio, Claudio
Lotito, e sostenere la squadra allo stadio, timore condiviso anche dalla
Ss Lazio, che attraverso il suo portavoce parla di “azione votata a
danneggiare la squadra”; e poi ha aggiunto: “Alle 12 una delegazione
della Lazio, della quale farà parte anche il presidente Claudio Lotito,
porterà una corona di fiori alla sinagoga di Roma”. Dopo il match con il
Sassuolo, infatti, e in vista della gara di coppa contro il Nizza di
Mario Balotelli, gli Irriducibili avevano diffuso un comunicato in cui
rivendicavano di aver “introdotto per primi questa modalità”, ma anche
dove invitavano i tifosi a fermarsi “per il bene del cammino della
nostra squadra”. Per il momento, dalla pagina Facebook de “La Voce della
Nord” (la trasmissione radiofonica ufficiale del gruppo ultras) non ci
sono stati commenti alla vicenda e anche i tentativi de Il Fatto di
ottenere una versione ufficiale del gruppo non sono andati a buon fine.
L’episodio
è stato duramente stigmatizzato dalla Comunità Ebraica di Roma, con la
presidente Ruth Dureghello che su Twitter ha commentato: “Questa non è
una curva, questo non è calcio, questo non è sport. Fuori gli antisemiti
dagli stadi”. Ferma la condanna della sindaca di Roma, Virginia Raggi,
che nel rilanciare il cinguettio ha scritto: “Questo non è calcio,
questo non è sport, ha ragione Dureghello”. Nicola Zingaretti,
presidente della Regione Lazio, che si trova presso il campo di
sterminio nazista di Treblinka, in Polonia, ha annunciato di essere
“ancora più indignato”.