Corriere 24.10.17
«I ricchi evitarono il fronte» È sul Vietnam l’ultimo duello tra McCain e la Casa Bianca
di G. Sar.
WASHINGTON
Nel 1971 John McCain iniziava il suo quarto anno di prigionia nel
carcere storico di Hoa Lo, soprannominato l’Hanoi Hilton. In quello
stesso anno Donald Trump si trasferiva a Manhattan e cominciava a
costruire i suoi di alberghi, quelli veri. Il futuro presidente aveva
scansato la chiamata obbligatoria alle armi, presentando un certificato
medico di «inidoneità». È una cosa che proprio non va giù
all’ottantunenne senatore dell’Arizona. In un’intervista al canale Abc ,
McCain ha detto di non poter considerare Trump un «draft dodger», un
renitente alla leva. Ma l’attacco è pesante: «Il sistema era fatto così.
Venivano arruolati i ragazzi provenienti da famiglie con i redditi più
bassi, mentre i più ricchi trovavano sempre un dottore che diagnosticava
uno “sperone osseo”». Guarda caso è proprio la giustificazione che si
legge nell’esenzione dal servizio concessa a Trump.
È una polemica
che torna periodicamente negli Stati Uniti. Nella lista di chi è
rimasto a casa ci sono personalità che poi hanno fatto parte
dell’establishment del Paese: George W.Bush, Dick Cheney, Mitt Romney,
Rudy Giuliani, Bill Clinton che si aggregò ai corpi di addestramento
volontari.
Ma a McCain, ora, preme marcare la differenza
antropologica, prima ancora che politica con Donald Trump. L’anno scorso
il costruttore aveva preso in giro l’ex pilota della Marina, abbattuto
nel 1967, quasi linciato dai vietcong e liberato solo nel 1973. «Non è
un vero eroe, io preferisco quelli che non si fanno catturare», aveva
detto l’allora candidato repubblicano.
McCain aveva già cominciato
a marcarlo in modo asfissiante su ogni tema. E in questo primo anno di
governo, il senatore ha affossato, praticamente da solo, la riforma
sanitaria e ha costantemente criticato la politica estera della Casa
Bianca, con qualche eccezione, come l’appoggio alla linea dura
sull’Iran.
Il 16 ottobre scorso, ha sintetizzato con una formula
quella che considera la contraddittoria e confusionaria stagione di
Trump: «Una specie di nazionalismo spurio, cotto a metà da gente che si
preoccupa di cercare sempre un capro espiatorio invece di risolvere i
problemi».
A metà luglio si venne a sapere che McCain era stato
colpito da un tumore al cervello. Trump gli mandò un messaggio: «Torna
presto, ci manca la tua voce burbera». McCain è tornato e ha ripreso il
suo posto da outsider . Ieri è intervenuto anche sul caso di La David
Johnson, il soldato ucciso in Niger. Da giorni Trump è coinvolto in
un’aspra polemica con la moglie del militare, Myeshia Johnson, e la
parlamentare democratica Frederica Wilson. «Ma non dovremmo
accapigliarci su un coraggioso americano che ha perso la sua vita»,
firmato McCain.