Il Fatto 24.10.17
Lutero e il nazismo. Soltanto coloro che non hanno dubbi vivono felici
di Anna Belli
Scrivo
in merito all’articolo di Paolo Isotta “La stretta parentela tra Lutero
e Hitler” pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 18 ottobre 2017, che
riconosce, bontà sua, che la Riforma di Lutero “modificò la storia del
mondo”. Poi l’articolo diventa sempre più caotico: taccia la Riforma di
fanatismo; come se non si rendesse conto che, all’epoca, da parte
cattolica c’era anche molto fanatismo.
Continua con argomentazioni così disordinate che ci vorrebbe troppo tempo per dipanarle e spiegare perché sono inesatte.
Segnalo
solo due perle: l’idea che la Controriforma abbia portato a una
“fioritura artistica d’incommensurabile valore: il luteranesimo (e non
parliamo dell’ancor più fanatico calvinismo) non riesce a liberarsi
dall’idea che l’arte abbia essenza peccaminosa”.
Paolo Isotta è
musicologo; stupisce che abbia potuto scrivere queste parole chi conosce
senza dubbio Schütz, Buxtehude, Bach, per nominare i primi che vengono
in mente. La seconda perla è alla fine, quando parla del luteranesimo
come radice del nazismo, citando soprattutto filosofi a riprova della
sua tesi.
A quella lista di nomi, si può ribattere citando Adriano
Prosperi, Heinz Schilling e Giancarlo Pani, che in tempi più vicini a
noi si sono occupati e si occupano di Lutero e della Riforma con
approcci scientifici differenziati e fondati.
In questo 2017, anno
della Riforma, da luterana italiana sono rimasta piacevolmente sorpresa
sia dalla quantità di volte in cui i mezzi di comunicazione si sono
occupati di Lutero e della Riforma sia dalla qualità media, alta, con
cui l’hanno fatto.
Purtroppo, l’articolo di Paolo Isotta fa parte degli articoli che abbassano la media.
Sono
già in programma altri miei articoli su la musica e il luteranesimo.
Quanto al resto, le certezze, come quelle della firmataria della
lettera, rendono felici; e io invidio tanta felicità.