Il Fatto 20.10.17
Secondo Vito Mancuso
Caos Mondo “Isis meno pericoloso dello smartphone”
Per sempre connessi. È la grande minaccia di questo tempo. Quella che ci impedisce di rimanere in silenzio
di Fabrizio d’Esposito
Se
l’uomo smette di pensare – e gli indizi ci sono tutti, perché il
pensiero è altra cosa rispetto alla banale opinione da talk show, il
pensiero è concetto, visione – il caos prevale sul logos, cioè l’armonia
relazionale, “il principio costitutivo del reale”.
A quel punto è la fine, professore Mancuso.
Sì,
il mondo può fallire. Pensi alle future guerre, alle bombe atomiche,
all’inquinamento, alla lotta per l’acqua. Cosa accadrà tra cent’anni?
Potrebbe vincere il caos.
Vincerebbe e sarebbe il ritorno all’inizio indifferenziato del grande vuoto. Anche per questo la mia fede è filosofica.
Non
formano un ossimoro, fede e filosofia. Da Kant a Bobbio, come lei
ricorda, il mistero della vita continua ad attanagliare tante menti non
credenti.
La mia fede filosofica non è teismo, che presuppone Dio
separato dal mondo, né panteismo, che pensa il contrario. È il mistero
dell’essere e dell’aldilà. Abbiamo a che fare con un mondo che sale,
tutte le immagini portano scritto “più in là”, per citare Montale. Il
regno è qui ma anche di là, dentro di me e nei cieli. Il mistero non può
essere posto in laboratorio, lo ammettono anche eminenti scienziati.
Vito
Mancuso è uno dei più insigni teologi e filosofi del nostro Paese. Nel
suo ultimo libro, Il bisogno di pensare, elabora la formula del suo
“sapere fondamentale”: Logos + Caos = Pathos. E se la ragione non resta
zitella e si converte all’ottimismo, ecco che ritorna il primato del
bene e anche quello dell’etica e della giustizia. È un libro che
costruisce speranza e amore, questo di Mancuso.
Oggi prevale il primato dell’io. Egoismo e individualismo.
È
la detronizzazione di Dio per l’intronizzazione dell’io. L’io è Dio che
perde la “d” iniziale, il desiderio diventa un lupo universale.
Shakespeare, che lei cita tre volte.
L’opera
è Troilo e Cressida: il desiderio, lupo universale, farà dell’intero
universo la sua preda per poi, alla fine divorare se stesso.
Siamo un mondo senz’anima.
Il
malessere che avvolge l’anima riguarda l’economia, la finanza vorace,
la politica. Il primato del bene, che ci ha accompagnato per secoli,
comportava etica e giustizia.
Lei accosta alla volontà di potenza di Nietzsche il capitalismo di oggi.
Basta
guardare le multinazionali. È la modalità con cui il capitalismo
schiaccia tutto. Però mi faccia dire che io non auspico un’uscita dal
libero mercato, quando ci hanno provato sappiamo com’è finita. Mi auguro
delle correzioni. Stasera (ieri per chi legge, ndr) per esempio andrò a
Conegliano Veneto.
Nel cuore produttivo del Nord-est.
Si
festeggiano i dieci anni di una fondazione di imprenditori che si sono
messi insieme con l’idea di restituire quanto hanno ricevuto dal
territorio.
Anima e concretezza.
In questi anni hanno
raccolto un milione di euro, che hanno destinato a vari investimenti. È
il valore sociale dell’impresa, la ricerca della famosa terza via tra
capitalismo liberista e comunismo.
Come si chiedeva Kant: “Cosa posso sperare?”. È una domanda etica. Altrimenti ci sono il nulla e il nichilismo.
Nel
primato dell’io non c’è niente di etico. E questo clima culturale che
viviamo non porta a un nulla metafisico, che magari può avere un senso
eroico. Siamo al nichilismo casalingo, al nulla di bottega del
particulare.
Specialità in cui noi italiani siamo bravissimi.
Non
a caso ho detto particulare.Ma sia Guicciardini sia Machiavelli
vivevano in un tempo che rimandava a una religione. I sacri ideali
dell’umanità non si erano consumati.
È l’aspirazione all’unità dell’uomo. Guai però, lei scrive, ai dogmatismi, sia metafisici, sia materialisti.
Prenda
il fascino che l’integralismo islamico o certi movimenti cattolici
esercitano su tante giovani coscienze. Giovani che sentono un grande
senso di unificazione, che però porta alla contrapposizione,
all’ostilità e alla chiusura. È la solita questione.
Logos e caos.
Cosa
vuol dire pensare? Vuol dire pesare, ponderare. La mente è come una
bilancia, bisogna cercare il punto di equilibrio. Se la religione è
troppo forte viene meno l’autonomia del singolo.
Dialogo non chiusura.
Più
si esercita il dialogo più si genera la pace. Il fenomeno vero
primordiale è la presenza della vita. Il caos è l’antitesi, un negativo
che può essere tale perché c’è il logos.
L’ottimismo della ragione che ci avvicina al mistero dell’universo.
È il mistero che non comprendiamo e che va al di là della ragione. Vale per Platone, Heidegger, Kant, Einstein.
Per andare in profondità c’è bisogno di silenzio: altra condizione perduta.
Cerco
di essere concreto: oggi nella vita di ciascuno c’è un gigantesco
chiacchiericcio. È questa connessione cui tutti siamo esposti.
Il nostro destino tecnologico.
È
la grande minaccia di questo tempo, oltre ai fanatismi politici e
religiosi che ci sono sempre stati. Quella che ci impedisce di rimanere
in silenzio.
Lo smartphone peggio dell’Isis.
È una dittatura
che può farci perdere la capacità creativa, capace solo di farci avere
delle re-azioni. È un pericolo nuovo e pervasivo.