venerdì 20 ottobre 2017

Il Fatto 20.10.17
Il Tentenna al passo d’addio, “Pisapia vuole ritirarsi”
Tabacci assicura: “Giuliano sta per mollare” I suoi smentiscono, Mdp saluta: “Ce ne faremo una ragione”
di Tommaso Rodano

La breve, non indimenticabile parabola politica di Giuliano Pisapia pare già ai titoli di coda. Per usare un’espressione cara al personaggio in questione, è sempre più convinto di fare “un passo di lato”. “Pisapia si ritira”. La voce circola con una certa insistenza tra i quasi (ex) alleati di Mdp-Articolo Uno. Nel pomeriggio la conferma arriva da uno degli uomini a lui più vicini. Bruno Tabacci, il vecchio democristiano che fa parte del Campo Progressista di Pisapia, si concede una dichiarazione che somiglia a un annuncio: “Secondo me Giuliano è molto vicino a mollare – dice a Un giorno da pecora su Radio1 – perché è molto disamorato. Immaginava che si potesse ripetere l’esperienza di Milano ma qui è un guazzabuglio, mettere insieme quelli che non vogliono stare insieme è difficile”.
In serata, la smentita di rito dei “pisapiani”. Il portavoce Alessandro Capelli garantisce: “L’impegno di Campo progressista, e quindi anche di Giuliano Pisapia, prosegue”. La formula si presta ad ambiguità. Chi è vicino all’ex sindaco, riconosce che “è amareggiato” ma non ancora fuori dai giochi. Si attendono le elezioni siciliane e la probabile (ennesima) sconfitta di Renzi. Il diretto interessato in compenso tace.
Pisapia – probabilmente incoraggiato da un’attenzione mediatica che non corrisponde ai suoi numeri nei sondaggi – si era proposto come “federatore” di un nuovo centrosinistra che tenesse insieme il Pd renziano e quelli che dallo stesso partito erano appena fuggiti a gambe levate (i fondatori di Mdp). A luglio aveva lanciato “Insieme” con Pier Luigi Bersani: doveva essere l’evento fondativo di una nuova lista unica di sinistra. Lo stesso Bersani l’aveva indicato come leader del partito. Da quel momento invece è iniziato un balletto incessante: un giorno Pisapia si proclamava fieramente alternativo al renzismo, il giorno dopo criticava la deriva minoritaria dei suoi nuovi compagni e riproponeva il confronto con i dem. Alla fine il filo si è spezzato. Pisapia rimane coerente almeno su un punto: non aspira ad un accordo elettorale con Renzi, malgrado il Rosatellum sia disegnato su misura per questo genere di alleanze strategiche. Con il Pd no, ma nemmeno con i bersaniani – e soprattutto i dalemiani – considerati ormai poco più che una ridotta di estremisti.
In Mdp peraltro nessuno si straccia le vesti per la sua probabile rinuncia. Il senatore Miguel Gotor, piuttosto, è divertito dal paradosso Tabacci: “Mi dispiace per Giuliano, di lui ho stima. Ma il fatto che a parlare di ‘guazzabuglio’ sia la stessa persona (Tabacci, appunto, ndr) impegnata a rilasciare interviste e sussurri contro di noi dai divanetti di Montecitorio, è uno dei paradossi di questa stagione. Ce ne faremo una ragione”.
Una ragione, in effetti, se la sono già fatta. Il frontman che dovrebbe raccogliere l’eredità di Pisapia è già stato individuato: il presidente del Senato Pietro Grasso. Gli ex Pd hanno raccolto le aperture sulla lista unica arrivate anche da Tomaso Montanari e dalla sinistra civica battezzata al teatro Brancaccio. Circola un sondaggio ottimistico di Alessandra Ghisleri: c’è un bacino elettorale che potenzialmente può valere fino al 10%.