Il Fatto 20.10.17
La trappola decisa sabato Gentiloni informato alla fine
Cronistoria
- La mozione anti-Bankitalia pensata dal Giglio magico, lunedì era già
scritta: il premier l’ha scoperta solo a tre ore dal voto
La trappola decisa sabato Gentiloni informato alla fine
di Wanda Marra
“Il
governo sapeva ed era d’accordo”. La giornata di ieri si apre così, con
Matteo Renzi che in un’intervista al Quotidiano Nazionale dà la sua
versione sull’attacco dem a Ignazio Visco. Eppure Paolo Gentiloni ha
detto di non essere stato informato. Anche ieri mattina, informalmente,
da Palazzo Chigi ripetevano la stessa versione: “No, non sapeva”. Poi,
arriva la nota ufficiale: “Fonti di Palazzo Chigi smentiscono le
ricostruzioni di vario segno apparse oggi sui quotidiani sulla vicenda
Bankitalia”. Ma cosa si smentisce? Non si sa. Perché poi il punto è: per
sapere, il premier ha saputo della mozione firmata Fregolent, ma
quando?
Sabato Matteo Renzi inizia a pensare seriamente alla
presentazione di una mozione Pd contro il governatore di Bankitalia: per
il martedì, infatti, sono calendarizzate quella di 5 Stelle, Lega e SI.
Il segretario da mesi dice a Paolo Gentiloni e Sergio Mattarella che
sarebbe meglio non riconfermare il numero 1 di via Nazionale. Dal Colle è
arrivato l’altolà: Visco non si tocca. Martedì 17 ottobre è l’ultima
occasione che ha per dire la sua. La mossa viene progettata con
Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi.
Lunedì il testo è già
definito. L’estensore è il capogruppo dem, Ettore Rosato, che decide per
la formula “discontinuità” a Palazzo Koch. Tra i renziani gira la
leggenda che quella sera sarebbe stato avvertito il sottosegretario
Paolo Baretta, che però al Fatto nega. Renzi l’ha tirato in ballo in tv
(“chi sapeva nel governo? tecnicamente Baretta”): sarà lui a gestire la
mozione in aula.
Martedì mattina il testo prende corpo. La prima
firma è quella di Silvia Fregolent, deputata molto vicina a Boschi.
Rosato cerca qualcuno che parli in Aula contro Visco. Il governo, a
questo punto, non sa ancora niente. È solo durante la riunione dei
capigruppo in Senato che Boschi chiama Anna Finocchiaro, ministro dei
Rapporti col Parlamento. Poco prima Maurizio Lupi ha chiamato il premier
per informarlo: al capogruppo di Ap era stato chiesto di firmare la
mozione. Al suo posto lo farà Paolo Tancredi. Gentiloni chiede una
verifica: ci sono mai state mozioni di maggioranza contro Bankitalia?
Risposta: no
Nel pomeriggio, sono circa le 15, il premier chiama
Renzi: lo trova a Civita Castellana, in un’azienda di sanitari, e gli
chiede di togliere almeno la parola “discontinuità” dalla mozione. Nella
riformulazione si parla di una “figura” capace di “garantire nuova
fiducia nell’istituto”. La mozione arriva in Aula così. A quel punto
entra in scena il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che non la
prende bene, ma non può fare nulla. In Aula Baretta, prima di dare
parere favorevole, chiede di sopprimere un capoverso: era un attacco
alzo zero alla Vigilanza bancaria. Il testo riformulato viene approvato
verso le 17.
Mercoledì c’è in programma un pranzo al Quirinale:
presenti Mattarella, Gentiloni e Boschi. A tavola non si parla di Banca
d’Italia. Gentiloni arriva solo dopo Boschi e se ne va con lei: il capo
dello Stato e il premier non vogliono discutere davanti a lei.
Ieri
alle 17.14 l’Ansa batte la nota con la quale “fonti di Palazzo Chigi”
sottolineano come la sottosegretaria renziana goda della “piena fiducia”
di Gentiloni (che non può e non vuole smarcarsi dal segretario). In
realtà i rapporti tra Gentiloni e Boschi sono al minimo storico. Nei
corridoi del palazzo la mettono così:. “Chigi 1” sono gli uffici del
premier; “Chigi 2”, quelli della Boschi.
Renzi a sera, a Otto e
mezzo, continua a mentire a metà: “Sapevano tutti. Gentiloni,
Finocchiaro, Boschi”. Vero, ma quando hanno saputo?