Il Fatto 20.10.17
“Ritorsione privata della famiglia Boschi”
Conflitto d’interessi - Maria Elena ritorna sul luogo del delitto, la banca di papà Pier Luigi
di Fabrizio d’Esposito
Maria
Elena Boschi ritorna sovente sul luogo del delitto. Un’ossessione
paraberlusconiana. Anche l’ex Cavaliere, oggi Pregiudicato, faceva così.
Più veniva attaccato, più reagiva aggredendo con la clava del suo
conflitto d’interessi. E il conflitto d’interessi dell’attuale
sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio ha un nome ormai
notissimo: Banca Etruria.
Lì c’era il papà Pier Luigi Boschi.
Miguel
Gotor è un senatore di Articolo 1 e da tre anni un attento osservatore
di quel clan di potere chiamato Giglio magico renziano. Un giglio che ha
generato sotto-clan. Tipo la famiglia Boschi, appunto.
Sostiene
Gotor: “Io metto in fila dei fatti. Il padre della Boschi ha subìto
delle sanzioni da parte della Banca d’Italia e il governatore era
Ignazio Visco. Adesso sappiamo che il testo della mozione contro Visco è
stato presentato in segreto e la Boschi sapeva perché ha dei conti da
regolare. Viene il sospetto che ci troviamo di fronte anche a una
ritorsione privata della famiglia Boschi contro il governatore di
Bankitalia. Il conflitto d’interessi della Boschi sta diventando
gigantesco”.
Pier Luigi Boschi è entrato nel consiglio
d’amministrazione di Banca Etruria nel 2012 e nel 2014 venne nominato
vicepresidente. Sinora ha collezionato tre sanzioni, due da Palazzo
Koch, una dalla Consob. Nel 2014, Bankitalia lo multò per 144 mila euro a
causa di “violazioni di disposizioni sulla governance, carenze
nell’organizzazione nei controlli interni e nella gestione nel controllo
del credito e omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza”. Due anni
dopo, nel 2016, altri 130 mila euro, questa volta per “carenze nel
governo, nella gestione e nel controllo dei rischi e connessi riflessi
sulla situazione patrimoniale”. Infine, l’ultima, quella della Consob,
nell’estate scorsa: 120 mila euro per l’emissione di obbligazione
subordinate poi azzerate nel 2015. Pier Luigi Boschi si è dichiarato
pure incapiente, cioè non in grado di pagare.
Banca Etruria venne
commissariata nel febbraio del 2015. Nove mesi più tardi il governo
Renzi varò il cosiddetto “decreto salvabanche”, compreso l’istituto del
padre dell’allora ministra delle Riforme, e la Boschi disse di essersi
astenuta in Consiglio dei ministri. Conflitto d’interessi, of course.
Sempre nel 2015, a dicembre, contro le mozioni di sfiducia nei suoi
confronti, la ministra difese se stessa e il padre, “una persona
perbene”. Aggiunse anche: “Se le accuse sono vere mi dimetterò”.
Nel
maggio di quest’anno, Ferruccio de Bortoli, già direttore del Corriere
della Sera, ha rivelato nel suo ultimo libro: “L’allora ministra delle
Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente
all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese
quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di
Banca Etruria”. Boschi annunciò di voler querelare De Bortoli ma non
l’ha fatto. E il conflitto d’interessi sta sempre piantato lì, come un
albero che cresce. Adesso alimentato anche dal sospetto di aver tradito
la fiducia del premier e del Quirinale con quella mozione contro Visco.
Continua
Gotor: “Questa storia è impressionante. Renzi è stato il principe del
sistema per tre anni e adesso cerca di fare il cavaliere
dell’antisistema. Siamo alle comiche finali. Ma lo stesso Visco ha detto
di aver sempre concordato tutto con Renzi, quando stava a Palazzo
Chigi. Faccio notare che la mozione, di cui la Boschi sapeva, è
anticipata dalle considerazioni che Renzi fa contro Visco nel suo
libro”.
È la forza della nuova narrazione del Pd di Renzi
& Boschi. Ribaltare il macigno di Banca Etruria che tanto è
costato alla stessa ex ministra (rientrata nel governo senza un
ministero), artefice delle riforme bocciate al referendum istituzionale
del 4 dicembre scorso. Oggi al suo conflitto d’interessi viene accostata
l’accusa di tradimento istituzionale. C’è abbastanza materia per una
nuova mozione di sfiducia.