venerdì 20 ottobre 2017

Repubblica 20.10.17
Non solo l’attico ora spunta il tesoretto del vescovo
di Alessandra Ziniti

ROMA. I suoi successori, l’amministratore apostolico Alessandro Plotti prima e l’attuale vescovo Pietro Maria Fragnelli, si sono rifiutati di abitare nel regale appartamento all’interno della Fondazione Auxilium. Troppo lussuoso per loro. Ma monsignor Francesco Micciché, nell’attico da 200 metri quadri comprato a Roma con i soldi della Fondazione destinata ai bambini malati, non badava a spese.
Soprattutto se le faceva con soldi della Diocesi o di enti e fondazioni controllati dalla Curia. «Appena insediatomi — ha riferito l’amministratore apostolico Plotti inviato a Trapani dal Vaticano dopo il trasferimento del vescovo finito sotto indagine per un ammanco milionario — ho rilevato taluni eccessi non condivisi come l’utilizzo di un appartamento piuttosto costoso, l’uso di carte di credito collegate con i conti della Fondazione di cui Micciché disponeva come cosa propria ». I quasi due milioni di euro dell’8 per mille e il milione e passa sottratto alla Fondazione Campanile, l’allora vescovo di Trapani, secondo i pm Morri, Di Sciuva, Tarondo e Verzera, li avrebbe investiti soprattutto nel mattone. Ma non solo. Le indagini bancarie del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza hanno faticosamente portato alla luce (senza alcuna collaborazione dello Ior e con un certo ostruzionismo degli uffici contabili della Curia) un vero tesoretto nella disponibilità dell’alto prelato, in alcun modo giustificabile vista la modesta condizione della sua famiglia d’origine: madre casalinga, padre bracciante di San Giuseppe Jato, nessuna proprietà. Eppure Micciché movimentava liquidi e titoli per centinaia di migliaia di euro su diversi conti correnti, alcuni intestati alla Diocesi, altri personali, uno all’estero presso la Deutsche Bank e due allo Ior, dai quali in due mesi ha ricevuto bonifici per 50.000 euro. Sull’entità dei depositi nei conti accesi allo Ior, la richiesta di rogatoria è rimasta inevasa. Ma sugli altri, la Finanza ha ricostruito investimenti per mezzo milione in 5 anni: 150.000 euro in titoli, 75.000 in polizze assicurative, il resto in fondi comuni con 42 operazioni in soli 5 anni. Un tesoro a cui vanno aggiunte varie opere di valore sottratte dalle chiese della sua Diocesi.