Il Fatto 1.10.17
Concorso da vice-ispettore: la Polizia spara (strafalcioni)
La
selezione - Gli incredibili elaborati degli agenti (molti poi
promossi): da “estrema orazio” a “che l’ho impartisce”. E tanti copiano
dal web
di Thomas Mackinson e Ferruccio Sansa
“Estrema
orazio” scrive un agente. Un altro usa percuotere con la “q”. C’è
quello che s’inventa “l’ascriminante” e quello che non azzecca un’acca
in tutto l’elaborato.
Ma il problema non sono i crimini contro la
grammatica. Ci sono agenti di polizia, poi risultati vincitori del
concorso per diventare vice-ispettori e quindi destinati a far carriera,
convinti che si possa sparare al rapinatore colpendolo alle gambe
purché “disarmato e in fuga”. E altri che confondono pena con reato.
È
tutto nero su bianco negli elaborati del famigerato concorso per 1.400
posti da vice-ispettore bandito nel 2014. Quello che segnerà la futura
classe dirigente della polizia e che sta suscitando una marea di
scontento nel mondo delle questure. Centinaia di ricorsi tra gli oltre
20mila esclusi, per non dire di centinaia di messaggi infuriati sulle
chat dei poliziotti. Lo stesso capo della Polizia, Franco Gabrielli,
aveva bollato il concorso come un “papocchio”. Non solo: “Dovremmo porci
il problema non di annullare il concorso – aveva aggiunto Gabrielli –
ma di togliere la qualifica anche di agente a chi ha scritto” certi
temi. Invece poi tutto è andato avanti e il 12 settembre scorso i
vincitori hanno cominciato i corsi in diverse città. Non parliamo di
aspiranti poliziotti, ma di agenti in servizio con almeno sette anni di
esperienza sulle spalle.
Ogni concorso in polizia porta una
polemica. Era già successo a quello per 559 nuovi agenti che Gabrielli
aveva annullato dopo un’inchiesta della magistratura. Ma qui è più
complicato perché si tratta di agenti che sono già in polizia, cioè di
una selezione interna. Un concorso che ha spinto qualcuno ad appendere
la divisa al chiodo per la rabbia e la delusione. Come Matteo Fiorio,
fino al 31 luglio agente di polizia che oggi sale i gradini del
Tribunale di Verona da avvocato. Dopo 15 anni di servizio ha preferito
indossare la toga anche perché con una laurea in giurisprudenza e
l’abilitazione alla professione forense è stato bocciato al concorso da
vice-ispettore, “mentre – sostiene lui – colleghi che non sanno scrivere
in italiano e ignorano l’abc del diritto sono passati”. Così ha deciso
di fare ricorso contro la propria amministrazione al pari di altri 558
agenti, molti dei quali raccolti nell’associazione
“Tutela&Trasparenza” che ora rappresenta come legale. Acquisiti
gli atti del concorso e i temi dei vincitori, li ha fatti leggere anche
al Fatto Quotidiano.
Per gli ispettori, si scopre dagli elaborati,
saper scrivere in l’italiano non è poi “fondame-ntale”. Scritto e
troncato così: -ntale. Insieme a “l’ho impartisce”, “l’ho esegue”.
Eppure chi l’ha scritto ha vinto il concorso da vice ispettore. Ed è in
buona compagnia perché tra i 2.127 idonei c’è chi scrive più volte
“estrema orazio”, e nello spiegare cosa sia la legittima difesa inventa
nuove teorie come “l’ingiusta offesa posta in essere anche da cose o
animali”. Promosso pure lui, insieme a chi scrive “ammenta” con la t,
“perquotono” e “endicap”. Non basta: “Tra i 2.127 idonei è stato
analizzato un campione di 800 temi. Un centinaio presenta parti copiate
da internet e libri di testo”, riferisce l’avvocato Fiorio. Ma tra i
candidati vincitori c’è chi sostiene che – nel caso di un rapinatore in
una banca – “non si è autorizzati a sparargli ad altezza petto bensì
sulle gambe per evitare la fuga”. Un vincitore propone una nuova
definizione dell’omicidio: “Un soggetto che deve uccidere una persona
con la pistola, il soggetto per uccidere, deve materialmente, oltre che
avere una condotta commissiva nel puntare la pistola con l’intenzione di
sparare, affinché avvenga l’evento morte si deve verificare lo sparo”.
La
storia inizia nel 2014 quando, a fronte di una carenza d’organico di
11mila persone, il Ministero dell’Interno indice un concorso per 1.400
vice ispettori. Si candidano in 22mila e 7mila superano la prima
selezione. Il 29 gennaio 2015 partecipano a quella scritta, un elaborato
di diritto penale: struttura del reato, cause di giustificazione,
l’esercizio del diritto, l’adempimento del dovere e l’uso legittimo
delle armi. Il pane quotidiano per poliziotti con un minimo di 7 anni di
servizio. Ma il 17 dicembre 2016, a distanza di quasi un anno dalla
prova, ecco la sorpresa: passano 2.217 candidati di cui oltre 1.400 con
lo stesso punteggio, circostanza che farà dubitare della corretta
applicazione dei criteri di valutazione. Un professore di statistica
della Sapienza, Andrea Polli, ha prodotto uno studio che ha aperto la
strada a un mare di ricorsi. Ma il Tar del Lazio boccia la richiesta di
provvedimenti immediati in attesa di pronunce sul merito.
Sostanzialmente viene stabilito che la commissione gode di una sorta di
intangibilità dovuta alla “discrezionalità tecnica”: non spetta ai
giudici giudicare l’operato della commissione o gli elaborati dei
ricorrenti. Fiorio non ci sta: “La giurisprudenza afferma che
discrezionalità non è sinonimo di arbitrarietà”.
Il 6 gennaio
scorso Gabrielli annuncia che tutti gli scritti sarebbero stati
ricorretti da una speciale commissione di verifica, presieduta dal
prefetto e all’epoca vice capo della Polizia Matteo Piantedosi. Il suo
mandato è rivedere le posizioni “dei candidati titolari di contenziosi”.
Gabrielli, dopo la rilettura dei testi, nel marzo scorso parla di
“concorso a rischio annullamento”. Ai sindacati viene assicurato che
oltre 330 candidati sui 550 esclusi che hanno fatto ricorso (in pratica
il 66%) saranno riammessi e questo “per riabilitare colleghi bravi che
si sono visti valutare in maniera non corretta”. Un concorso “nato male e
finito peggio”, aggiunge Gabrielli.
Ma il 22 maggio viene
annunciato che saranno avviati soltanto gli idonei: 1.400 come da bando,
più i 475 ulteriori che erano stati dichiarati tali. Ciò senza alcuna
correzione degli elaborati esclusi in quanto la commissione
esaminatrice, convocata per la ricorrezione, “ha ritenuto di non voler
provvedere ad un’attività di rivalutazione”. E neppure di divulgare ai
ricorrenti i suoi atti perché ritenuti “non ostensibili”. Il 12 giugno
il Dipartimento pubblica la graduatoria dei vincitori: avanti tutta.
Così arrivano le interrogazioni firmate da Pippo Civati (Possibile),
Nicola Molteni (Lega), Angelo Tofalo (M5S) ed Enrico Zanetti (Scelta
Civica): chiedono di conoscere i costi della commissione di cui hanno
fatto parte il vicecapo della Polizia, vari prefetti e funzionari d’alto
livello chiamati a svolgere un lavoro che si è rivelato inutile.
Ipotizzano responsabilità per danno erariale e all’immagine della
Polizia. “Questo concorso è la sommatoria di tutto quello che non si
deve fare”, ha detto Gabrielli mesi fa, mostrando disagio per il
concorso nato prima del suo arrivo. I vertici della Polizia,
interpellati ieri dai cronisti, non commentano la vicenda. Avanti tutta.