domenica 1 ottobre 2017

Il Fatto 1.10.17
La carta che salva il giornalismo
Contro Google & C. - I gruppi editoriali hanno sbagliato tutto sul web e ora è tardi
La carta che salva il giornalismo
di Iris Chyi

Negli ultimi 20 anni molti giornali americani hanno sperimentato la diffusione di notizie online, ma hanno avuto un successo limitato. I consumatori ricevono continuamente notizie online, ma la maggior parte di loro si rivolge a “news aggregator” come Yahoo News e Google News o social media come Facebook.
Ma la maggior parte degli aggregatori e i siti di social media non producono contenuti originali di notizie. Ripubblicano le notizie prodotte dai giornalisti e beneficiano di tali contenuti senza dover pagare niente o quasi. Con un vasto bacino di utenti che attrae una grande quantità di pubblicità, Google e Facebook sono diventati giganti tecnologici. Al contrario, la maggior parte dei 1.300 quotidiani americani operano in aree geografiche ristrette con una media giornaliera al di sotto delle 30.000 copie in circolazione, numero destinato a scendere. Per questi giornali competere online con Google e Facebook è come per un ristorante locale sfidare McDonald’s. Non c’è possibilità di vincere.
È in questo scenario che la News Media Alliance chiede al Congresso un’esenzione alle limitazioni dell’antitrust, in modo che i quotidiani possano negoziare insieme a Google e Facebook. Ma la maggior parte dei giornali sta condividendo attivamente i propri contenuti su queste piattaforme, molti hanno assunto redattori di social media per distribuire gratuitamente contenuti su Facebook e Twitter. Di conseguenza, tanti lettori online hanno smesso di visitare i siti web dei giornali: il 44% degli adulti americani ora riceve notizie su Facebook.
Dopo 20 anni di sperimentazione digitale, i ricavi delle pubblicità online dei giornali sono rimasti insignificanti: da 3,2 miliardi di dollari nel 2007 a 3,5 miliardi nel 2014. Google, invece, ha registrato 89,6 miliardi di dollari di entrate globali e Facebook 27,6 miliardi di dollari nel 2016. E la spesa pubblicitaria digitale degli Stati Uniti totale è stata di 72,5 miliardi di dollari nel 2016.
Tutti gli indizi suggeriscono che i giornali americani hanno perso la battaglia digitale. Il motivo per cui sono ancora qui è che le edizioni in carta stampata, nonostante le sostanziali perdite, producono ancora delle entrate, grazie alla pubblicità e agli abbonamenti. La buona notizia è che i principali quotidiani delle metropoli vengono acquistati da un terzo degli adulti locali e, sorprendentemente, si tratta di lettori disposti a pagare per le notizie sulla carta stampata. Questa è una buona notizia perché i giornali rimangono le istituzioni più importanti che forniscono una copertura locale necessaria che nessun Facebook, nessun Google, Twitter o Instagram prenderebbero mai in considerazione.
Ora i giornali stanno cercando di ridefinire i loro rapporti con Facebook e Google attraverso un’esenzione da parte dell’antitrust. Questa esenzione, anche se concessa, non modificherebbe facilmente il risultato di una partita perdente, come quella tra un ristorante locale e il McDonald’s – soprattutto se l’industria dei giornali non affronta le conseguenze di alcune scelte sbagliate e di breve respiro prese soltanto in nome di una “trasformazione digitale”. Ma è importante che i politici arrivino a riconoscere come il potere di mercato si sia spostato verso i giganti digitali che stanno davvero inghiottendo il giornalismo (e tutto il resto).
Traduzione di Eleonora Mazzeo
UTNews The University of Texas at Austin