venerdì 13 ottobre 2017

Il Fatto 13.10.17
Consip, l’ex-capo difende Woodcock: “Niente abusi”
Colangelo parla al Csm in favore dei suoi pm: “Nessuna condotta scorretta”
di Antonella Mascali

“Tutti i pm coinvolti in questa vicenda (Henry John Woodcock, Celestina Carrano, Enrica Parascandolo, ndr), hanno mai violato i principi di indipendenza e imparzialità ai quali si devono attenere i magistrati?”. “No, mai”. È il botta e risposta tra un consigliere del Csm e l’ex procuratore di Napoli Giovanni Colangelo, ascoltato ieri dalla prima commissione che sta conducendo una pre-istruttoria sulle modalità di indagine di Consip e Cpl Concordia e che deve decidere se aprire una procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale o funzionale.
Se ancora c’erano dubbi dopo l’audizione del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, ieri quella decisiva di Colangelo, in pensione da febbraio scorso, ha confermato definitivamente che i pm hanno operato in accordo con il procuratore e con i loro aggiunti, Borrelli e Filippo Beatrice. Ma che questa sia una vicenda politicizzata, perché di mezzo c’è il padre di Matteo Renzi, Tiziano, lo dimostra la nota del consigliere Antonio Leone, laico di Ncd, alfaniano e renziano che vuole chiedere altre audizioni perché “restano ancora zone d’ombra”. Parole che possono essere interpretate come una grave anticipazione di giudizio dato che Leone è il vicepresidente della sezione disciplinare davanti alla quale potrebbero essere giudicati Woodcock e Carrano, indagati dalla Procura generale della Cassazione.
In realtà ieri Colangelo ha chiarito, eccome: se avessi riscontrato delle condotte irregolari, ha detto, “li avrei denunciati, come ho fatto in altri casi, né ho ricevuto segnalazioni in tal senso”. Per lui, come per l’aggiunto Borrelli, non esiste neppure un caso di fascicolo Consip tenuto a forza da Woodcock: sono fisiologiche le lamentele dell’aggiunto Alfonso D’Avino, coordinatore del dipartimento reati pubblica amministrazione, che avrebbe voluto per il suo ufficio quel filone diventato politicamente rovente per il coinvolgimento di babbo Tiziano. Come si sa, tutto nasce da un’inchiesta della Dda, di cui fa parte Woodcock, sull’imprenditore Alfredo Romeo e i presunti legami con la camorra per un appalto al Cardarelli. Colangelo, ieri, secondo quanto risulta al Fatto, conferma la riunione con gli aggiunti D’Avino e Beatrice, durante la quale fu evocato il problema della competenza, ma poi specifica un punto fondamentale: non ho preso alcuna decisione di passare quel fascicolo all’ufficio di Davino. Invece, spiega, la questione “fu risolta con l’applicazione della dottoressa Carrano alla Dda”. Cioè una pm proprio del dipartimento reati della Pa. viene applicata alla Dda a partire dal 16 ottobre dell’anno scorso e a febbraio di quest’anno passa formalmente all’antimafia.
È stato affrontato anche il tormentone politico sulla mancata iscrizione di Tiziano Renzi per traffico di influenze (sarà indagato dalla Procura di Roma) a differenza del suo amico imprenditore Carlo Russo, nonostante sia stato intercettato. Colangelo si assume la responsabilità di quelle scelte prese e dai suoi ex pm: gli elementi a carico di Russo e Renzi padre non erano uguali, le loro posizioni in quel periodo erano valutate diversamente. Woodcock e Carrano in una nota al pg Luigi Riello, ci risulta, avevano spiegato che mentre c’erano elementi ben precisi a carico di Russo, dal punto di vista dell’accusa, sulle sue manovre per favorire Romeo con i vertici Consip, per Renzi si doveva ancora chiarire il ruolo e – in astratto – Russo aveva potuto millantare di poter manovrare i fili degli appalti milionari Consip, grazie al legame con il padre del segretario del Pd. Di qui la necessità di intercettare babbo Renzi. Colangelo conferma pure che avallò la decisione di chiedere le intercettazioni, ma rilevò che il periodo fosse molto “delicato” dato che era in corso “la campagna per il referendum costituzionale”. Il suggerimento di cautela da parte del procuratore fu recepito, tanto che Woodcock e Carrano ottengono l’autorizzazione del gip Mario Morra il 20 novembre scorso ma fanno partire le registrazioni dopo il voto, il 5 dicembre.
Dunque, al netto delle accuse disciplinari (una asserita intervista di Woodcock e un interrogatorio dei due pm come testimone e non come indagato del manager Filippo Vannoni) per le quali non si sa ancora se ci sarà un processo, le audizioni dei “capi” dei pm hanno escluso condotte scorrette che potrebbero far aprire un procedimento di trasferimento per atti “incolpevoli”. Se non ci fosse stato di mezzo Tiziano Renzi questa pratica non sarebbe stata neppure aperta.