giovedì 12 ottobre 2017

Il Fatto 12.10.17
“Questo è il colpo di Stato degli sconfitti del 4 dicembre”
l “civici” di Montanari e Falcone, Articolo 1, Rifondazione, gli ex Sel e anche i pisapiani
Per D’Alema e Bersani “democrazia in pericolo”
di Fabrizio d’Esposito

Alle spalle del palco c’è uno storico albergo ed è quando l’ultimo sprazzo di sole si perde in una finestra al piano più alto che Anna Falcone impugna il microfono e attacca con un tono urlato e deciso allo stesso tempo: “Questo governo è stato già bocciato il 4 dicembre. È un colpo di Stato ai danni dei cittadini”. La voce vibra. È tesa: “I veri democratici siamo noi. Siete finiti. Mai più patti con chi distrugge la democrazia. La maggioranza del Paese siamo noi e porteremo al voto chi crede nella democrazia e nella Costituzione”. Il soggetto è sottinteso: il Pd di Matteo Renzi che va di nuovo a nozze con il partito del Pregiudicato, Forza Italia. Applausi. Ovazione. Sventolano le bandiere rosse. Articolo 1, Sinistra Italiana, i civatiani di Possibile e pure Rifondazione comunista. Poi parla il costituzionalista Gaetano Azzariti.
Sono le sette di sera. Nella piazza del Pantheon, a Roma. La sinistra antirenziana è unita, almeno questa volta. La manifestazione contro il Rosatellum finisce con Bella Ciao. Mezzo migliaio di persone canta. Qualcuno improvvisa balli e girotondi. Pier Luigi Bersani va via ed è circondato dalle telecamere. Ma è un militante il protagonista di un duetto che segna l’attesa di un popolo orfano: “Pier Luigi guidala tu questa macchina. Sei tu il leader più amato. Eddai Pier Luigi guidala tu”. Bersani resta di spalle e arrossisce finanche la pelata. Però trova la battuta: “Grazie ma preferisco spingere”. A una decina di metri il cronista si intrattiene con noti parlamentari bersaniani: “Ma vi rendete conto che questa roba con un ticket Bersani-Falcone può arrivare al dieci per cento?”. “Certo che lo sappiamo ma provate a convincerlo voi, Pier Luigi non ne vuol sapere, dice che lui ha già dato”. Nel frattempo Bersani mena Renzi e B.: “Il primo voto di fiducia è stato di 307 voti a favore. Ricordo che Berlusconi con 308 salì al Colle. Se Forza Italia in qualità di opposizione, se è opposizione, non ricorda questo vuol dire o che è smemorata o che c’è un incoccio in corso”.
Falcone, Bersani. Quindi: D’Alema, Vincenzo Visco, Angius, Fratoianni e Nichi Vendola, D’Attorre, Stumpo, Leva, Civati, Speranza, Migliavacca, Gotor, Fornaro, Guerra, Epifani solo per citarne alcuni. La manifestazione è convocata per le 17 e 30. Il primo ad arrivare è Massimo Paolucci, eurodeputato dalemiano e napoletano. È lui ad accogliere i compagni arrivati all’Umbria, con i vessilli di Articolo 1.
Dieci minuti più tardi appare Massimo D’Alema, in jeans, giacca e cravatta. Scatta il crocicchio a uso e consumo dei media. “Questa legge è un segno di irresponsabilità che logora la democrazia”. Per la sinistra antirenziana i rischi riguardano la tenuta del sistema. Poco dopo anche Bersani dice: “È una curvatura pericolosa del processo democratico”. Torniamo a D’Alema: “Gentiloni è più mite del suo predecessore, ma nella sua mitezza dipende da Renzi”. Gli chiedono: “È lei il regista di tutto?”. “A scrivere questa stupidità sono i cretini”. “Ma è lei il serial killer della sinistra come dice Occhetto”. D’Alema: “Bene abbiamo finito, arrivederci”. L’ex premier staziona in piazza per un po’: alle 18 e 30 ha un’iniziativa con Maurizio Landini.
Tra le bandiere ce n’è una che attira l’attenzione più di tutte. È quella dei “Marziani in movimento”. “Ci ispiriamo alle politiche del sindaco defenestrato”. Il predecessore di Raggi al Campidoglio: Ignazio Marino detto il Marziano. I civici di Falcone e Montanari sono quelli del Brancaccio. Ed è per questo che sfilano le insegne di Rifondazione, guidate dal segretario Maurizio Acerbo. Ma la sorpresa sono i pisapiani al gran completo. A cominciare da Ciccio Ferrara, Smeriglio e Furfaro.
Uno spettatore ha una curiosità estrema, al limite del sadomasochismo: “Mi scusi ma lei sa per caso come hanno votato quelli del Centro democratico di Tabacci?”. “Mah, qui vedo i pisapiani”. “Ma Tabacci però non c’è”. Il comizio è aperto da Roberta Agostini di Articolo 1. Si alternano costituzionalisti e parlamentari: Domenico Gallo, Giulio Marcon, Andrea Pertici, Maria Cecilia Guerra. Quest’ultima è capogruppo di Articolo 1 al Senato. Dice: “Questa legge è l’Imbrogliellum. Hanno messo una fiducia della paura, una fiducia autoritaria. A tutte queste schifezze diciamo no”. Indi Falcone e Azzariti, già citati.
Colpo di Stato, democrazia in pericolo, rischio autoritario. La sinistra italiana e antirenziana riparte da qui. Questioni più serie del tormentone Pisapia.