Il Fatto 11.10.17
Aspettando quelli che aspettano Pisapia
Il circo - Mentre i leader litigano, gli elettori sono in attesa di poter scegliere quale sinistra non andare a votare
di Francesca Fornario
Pisapia
e Bersani, dopo un’estate passata a dichiarare che avevano avviato un
confronto per verificare la possibilità di valutare l’ipotesi di
contemplare l’eventualità dell’opzione di convergere verso un percorso
unitario, prendono strade diverse. “Sulla manovra è scontro tra i
deputati di Pisapia e Mdp”, titolano i giornali: i primi confermano il
sostegno a Gentiloni mentre i secondi non vogliono farlo cadere. Ah.
Pisapia saluta Speranza: “Non mi interessa un partitino del 3% (come quello che lo ha candidato sindaco, ndr
),
ho sempre lavorato per una forza ben più vasta”. Il Pd. Ribadisce che a
sinistra serve un soggetto plurale, non divisivo, inclusivo senza
Bersani, Speranza, D’Alema, Fratoianni, Falcone, Montanari, Acerbo… Un
soggetto “sfidante” e non “nemico” del Pd, perché “Il nostro nemico è il
centrodestra”: l’alleato del Pd.
“Un campo aperto alle
soggettività democratiche e cattoliche”, spiega, perché “democratiche e
cristiane”, gli avranno fatto notare Tabacci, Letta e Prodi, avrebbe
rovinato agli elettori l’effetto-sorpresa.
Mdp accusa Pisapia di
essersi tirato indietro, ma quello non si era mai fatto avanti. L’errore
è averlo aspettato. Sono mesi che Pisapia – avrebbe potuto spiegare a
Bersani qualunque adolescente – si comporta come quello che vuole farsi
lasciare. Insistendo a dire “con grande chiarezza” che non va con il Pd e
non va senza il Pd. Ha partecipato, riluttante, a qualche festa in
piazza con Bersani che lo aveva incoronato leader del soggetto che erano
due, ma non si è presentato al Brancaccio da Falcone e Montanari che
invocavano il Quarto Polo a Sinistra del Pd: “Non mi interessa”.
Si
è sfilato dalla contesa elettorale in Sicilia per non dover sostenere
il candidato di Mdp, Possibile, Sinistra Italiana e Rifondazione
comunista (ex partito di Pisapia) contro il Pd.
Si rassegnerà
infine all’alleanza con il Pd inscritta in una legge truffa che
favorisce le ammucchiate e non le coalizioni, non prevedendo per i
mucchi l’obbligo di avere un programma comune.
Il quarto polo
esulta “fine delle ambiguità, Mdp ha scelto da che parte stare”, ma le
dichiarazioni degli esponenti di Mdp non sono affatto di rottura con la
prospettiva del centrosinistra. D’Alema: “Con Giuliano ci ritroveremo,
abbiamo lo stesso obiettivo: ricostruire il centrosinistra”. D’Attorre:
“Mi auguro che Pisapia ci ripensi e che torni da protagonista”.
Speranza: “Pisapia è naturalmente protagonista di questa storia e spero
ci sia, la mia cultura politica è di centrosinistra, non mi interessa
una svolta identitaria”. Come Pisapia, lo esplicitano chiaramente: le
loro strade si dividono ma tutte portano al centro. In un momento in cui
– è conclamato in tutto l’occidente – la sinistra guadagna consensi se
va a sinistra. È per questo che Pisapia così come Mdp che ancora aspetta
Pisapia così come Possibile e Sinistra Italiana che ancora aspettano
Mdp che ancora aspetta Pisapia sono l’unica sinistra in Europa che
rischia di non entrare in Parlamento, pur essendo ogni giorno sulle
prime pagine e in tv.
Anzi, per quello: agli esodati, ai precari,
ai mal pagati a voucher, agli operai licenziati e riassunti col Jobs
act, agli studenti messi a friggere patatine in un fast-food in
alternanza scuola-lavoro, agli insegnanti con la pensione posticipata,
ai facchini spazzati via con gli idranti durante gli scioperi, ai delusi
dal centrosinistra non interessa poter scegliere tra Pisapia e Bersani:
poter scegliere per quale centrosinistra non andare a votare.
Saranno
poco sofisticati, ma la pensano come gli altri sfruttati che hanno
creduto a Podemos, a Corbyn a Mélenchon: vogliono mandare a casa quelli
che ci hanno governato negli ultimi 20 anni. Compresi quelli che ci
hanno governato negli ultimi 20 anni.