mercoledì 11 ottobre 2017

Il Fatto 11.10.17
Bersani in piazza per “smacchiare” il nuovo Nazareno
Mdp esce dalla maggioranza, al Senato governo salvato ancora da Berlusconi e Verdini. Oggi protesta Art.1 e 5Stelle
di Luca De Carolis

Fuori dalla maggioranza, una volta per tutte. E anche dal Nazareno, risorto ieri sera in carne e inciucio in Senato, con Forza Italia e verdiniani che salvano il governo uscendo in massa dall’aula. La fiducia posta sulla legge elettorale “libera” Articolo 1- Mdp, sganciandolo una volta per tutte dal governo Gentiloni. E lo proietta in piazza a Roma, dove questo pomeriggio i vari pezzi della sinistra non dem si riuniranno davanti al Pantheon, per una manifestazione contro il Rosatellum che potrebbe pure essere la foto di una lista o coalizione rossa prossima ventura. Un’ipotesi, nel giorno delle certezze. Perché il Pd e il governo che vanno dritti sulla fiducia ignorano Mdp, contrarissimo, escludendolo dalla riunione di maggioranza in mattinata.
Così gli danno la ragione anche formale per svincolarsi. E l’addio lo siglano indirettamente Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza, via Twitter: “Domani tutti in piazza alle 17.30 per la democrazia”.
Con loro Sinistra italiana e Possibile. E anche Anna Falcone, volto e motore dei Comitati del No, (mentre Tomaso Montanari è fuori per lavoro). “Però nessuno l’aveva avvertita” fanno notare dai Comitati, che comunque saranno in piazza con i loro striscioni. Anzi, nelle piazze, perché alle 13 davanti a Montecitorio protesteranno i 5Stelle con i parlamentari e gli iscritti chiamati alle armi da tutte Italia, evento che replicheranno domani. Dovrebbe esserci anche Beppe Grillo, probabilmente giovedì. I Comitati vogliono aggregarsi, “perché questa è una battaglia senza bandiere”.
Però prima delle manifestazioni c’è lo strappo dei bersaniani. Con il senatore renzianissimo Andrea Marcucci che la prende male: “Mdp fa la prova da neo Rifondazione”. Non a caso, perché proprio in quei minuti la faglia tra bersaniani e governo si palesa in Senato, con Articolo 1 che vota sì a due emendamenti della Lega sulla legge europea, mandando sotto il governo. È il varco del Rubicone. Sufficiente per provocare le palpitazioni alla maggioranza, che mentre tutti guardano a Montecitorio si ritrova a doversi coprire dal tonfo a Palazzo Madama.
Dal Pd parte il giro di contatti con forzisti e verdiniani, mentre la capogruppo di Mpd in Senato Cecilia Guerra annuncia l’astensione nel voto finale, che a Palazzo Madama vale come un no. “La maggioranza di governo ha il dovere di sostenere la legge europea, lo faccia” scandisce. E sono i saluti. “Siamo fuori dalla maggioranza, la legge elettorale è un attentato alla democrazia” certifica Federico Fornaro, mentre i telefoni nel Palazzo bollono. Per qualche minuto i 5Stelle sperano nel capitombolo. “Governo e maggioranza scricchiolano” twitta il senatore Vito Petrocelli. Ma il Nazareno è grande, e Berlusconi ovviamente è il suo profeta. “Da forza politica di opposizione, abbiamo deciso di non partecipare ai voti che riguarderanno le fiducie chieste dall’esecutivo” rende noto il capo di Forza Italia. Così Fi in Aula annuncia l’astensione per salvare la faccia, ma sui banchi in Senato è improvvisa morìa di berlusconiani, per abbassare la soglia numerica di sopravvivenza. Ovvero, per fare da stampella al governo senza dover votare il testo. Veterano com’è, Denis Verdini fa uscire pure i suoi (pochi, in verità), mentre la maggioranza racimola ministri tra cui un trafelato Marco Minniti. Alla fine la legge passa, mentre il sottosegretario agli Esteri Sandro Gozi inveisce contro “l’atteggiamento irresponsabile di Mdp”. Fornaro non fa una piega: “Li lasciamo ai loro accordi con Fi”. Mentre Miguel Gotor picchia: “I deputati del Pd sono pecore che vanno al macello, solo Marco Meloni (lettiano, ndr) ha avuto il coraggio di annunciare il no alla legge elettorale”. Oggi, le piazze. Tutte diverse, e tutte contro il governo. Da ieri, senza un pezzo.