mercoledì 11 ottobre 2017

Il Fatto 11.10.17
“Stanno forzando le regole per una legge imbarazzante”
Gaetano Azzariti - “Usano in modo disinvolto i regolamenti parlamentari. Peggio pure dell’Italicum: chiedono una finta fiducia anche all’opposizione”
di Tommaso Rodano

“Porre la fiducia sulla legge elettorale significa svilire ancora, ulteriormente, i concetti su cui è fondato il diritto parlamentare”. Gaetano Azzariti, professore di Diritto costituzionale a La Sapienza di Roma, osserva con crescente perplessità la partita politica sul cosiddetto Rosatellum. “C’è un uso disinvolto e opportunistico dei regolamenti parlamentari”. Si forzano le regole, sottolinea Azzariti, per far passare una legge “tecnicamente e politicamente imbarazzante”.
Non è la prima volta che un governo chiede la fiducia sulla legge elettorale.
Ci sono precedenti storici, ma sono piuttosto inquietanti: la legge Acerbo nel ’23 (quella voluta da Mussolini per prendere possesso del Parlamento, ndr) e la “legge truffa” nel ’53, altrettanto controversa. Di recente c’è stato l’Italicum, prima che fosse abolito.
Perché la definisce una forzatura delle regole?
I princìpi sono quelli dell’articolo 72 della Costituzione, ultimo comma: alcune materie, tra cui la legge elettorale, devono seguire il procedimento ordinario. La fiducia non dovrebbe essere contemplata. In questo caso la forzatura è ancora più grave.
Perché?
Stavolta si usa la fiducia per chiedere il voto non solo di chi sostiene il governo, ma pure di parte dell’opposizione. È un tradimento dell’istituto della fiducia parlamentare. Se ne dovrebbe dedurre che da domani Salvini e Berlusconi (favorevoli al Rosatellum, ndr) entreranno in maggioranza. Ovviamente non è così. È un inganno.
La definiscono “fiducia tecnica”.
La fiducia tecnica non esiste in Costituzione. Un escamotage linguistico non cancella la stortura delle norme. Si forzano i regolamenti parlamentari. Utilizzare un espediente tecnico per aggirare un problema politico – la paura del voto segreto – è la dimostrazione di quanto siano disinvolti i soggetti in questione.
Secondo Felice Besostri, la scelta della presidente Boldrini di concedere la fiducia incide negativamente sul prestigio della terza carica dello Stato. Concorda?
Non voglio personalizzare. La presidenza della Camera ha le sue responsabilità, ma quelle del governo non sono minori: la fiducia viene chiesta dal consiglio dei ministri, che si è riunito su richiesta di un partito politico. Prima il presidente del Consiglio Gentiloni sosteneva – a mio avviso correttamente – che la legge elettorale fosse responsabilità del Parlamento. Avrà cambiato idea.
Il Rosatellum per lei è incostituzionale?
Non pronuncio sentenze che spettano alla Corte, ma penso sia una legge che non serve al sistema politico, ma solo a garantire gli interessi di alcuni partiti, quelli che hanno stipulato il patto. Non è una buona impostazione.
E nel merito?
Ci sono evidenti contraddizioni interne. La più grave: i collegi uninominali sono una forma d’inganno. Non sono reali. Avendo impedito il voto disgiunto, è chiaro che i collegi uninominale sono collegati alla parte proporzionale: il candidato del collegio è in realtà il capolista di più collegi proporzionali. È una forma d’inganno. In ogni caso l’elettore potrà scegliere ben poco.
Il Rosatellum conduce alla grande coalizione.
Certamente non è una legge che ha l’obiettivo della governabilità. Peraltro, in un sistema tripolare è impossibile perseguire la governabilità assoluta. È stato sfatato il mito del governo che si forma il giorno dopo le elezioni. Ripeto: questo sistema di voto non è espressione di un pensiero definito, ma solo del bisogno di avvantaggiare i partiti che l’hanno scelto. Una legge di opportunità e non di sistema.
In un sistema tripolare, come dice lei, qual è la legge più adatta?
Se i partiti avessero avuto coraggio avrebbero optato per una legge proporzionale. Le due sentenze della Consulta hanno stabilito che c’è un limite alla forzatura maggioritaria. Non si può forzare la mano, in un sistema tripolare, confuso e conflittuale. Oggi l’unico sistema equilibrato sarebbe quello che garantisse la maggiore proporzionalità. Sarebbe l’unico a restituire il conflitto e le divisioni esistenti nella società. Risolvere il problema della governabilità spetta a un Parlamento pienamente legittimato. Dopo le elezioni, non prima.