Corriere La Lettura 8.10.17
1968
Pugni con guanti neri al cielo Contro il razzismo all’Olimpiade
di Mario Sconcerti
È
stato un gesto semplice, fatto in modo povero, ma ha finito per
rappresentare cinquant’anni di sport e conquiste sociali. Era
l’Olimpiade del 1968, Città del Messico. Si erano appena corsi i 200
metri maschili, aveva vinto Tommy Smith, un texano longilineo con un
tempo eccezionale, 19.83. Era il primo uomo a scendere sotto i 20
secondi nella storia dell’atletica. Gli ultimi trenta metri li aveva
corsi a braccia alzate. Terzo era arrivato John Carlos, nato e cresciuto
ad Harlem. Appartenevano tutti e due al Programma olimpico per i
diritti umani, un’organizzazione nata a Berkeley che chiedeva agli
atleti neri di contestare i Giochi, di gareggiare ma protestando
(scegliessero loro le modalità).
Smith e Carlos salirono sul podio
scalzi, con una collana di pietre al collo dove ogni pietra
rappresentava una violenza subita, e alzando a pugno chiuso le mani con
guanti neri al momento dell’inno americano. Avevano fatto qualcosa di
immenso quasi senza capirlo. Carlos però si era dimenticato i guanti al
villaggio olimpico, mentre Smith li aveva fatti comprare a sua moglie
Denise. Fu Peter Norman, l’australiano medaglia d’argento a suggerire di
usare uno a testa i guanti di Denise.
Quando scesero dal podio
non erano più atleti, erano dei traditori. Furono cacciati il giorno
stesso dalla nazionale americana, cominciarono a ricevere da tutto il
Paese minacce di morte, perfino l’esercito li espulse per indegnità.
Carlos è tormentato da telefonate anonime, sua moglie non resiste, si
toglie la vita. Lui vivrà facendo il buttafuori ad Harlem, Smith lavando
auto. Viene travolta la vita anche di Norman. Era un bianco, ma gli
sembrava giusta la protesta dei due americani. Anche lui sarà costretto a
chiudere con l’atletica. Vivrà insegnando ginnastica e lavorando in una
macelleria.
Poi il tempo passa, la lunga corsa di Smith e Carlos
continuò a essere discussa ma finalmente anche capita. Smith nel 1999
viene dichiarato atleta americano del Millennio. Sei anni dopo il
riconoscimento più forte: la loro foto con i guanti neri diventa un
monumento nel campus del San José State University. Ad applaudirli quel
giorno c’era anche Norman.