Corriere 7.10.17
Il leader e il gioco del cerino Il suo vero obiettivo è l’ex sindaco di Milano
di Maria Teresa Meli
ROMA
Matteo Renzi è sincero quando dice: «Non impazzisco per il tema». Ma
poi sa che, alla fine della festa, la protagonista della scena politica
in questo momento è la legge elettorale. Il che lo costringe a prendere
delle decisioni. Perché il Rosatellum, per la «sua capacità di fare
coalizione», e, quindi, di dare più chance di vittoria al Pd, lo
convince. Tant’è vero che ieri, in direzione, ha ottenuto un «sì»
all’unanimità.
Esattamente ciò che Silvio Berlusconi chiedeva per
motivare i suoi e compattarli. Il segnale dal Nazareno è arrivato. Forte
e chiaro.
È una legge elettorale, il Rosatellum, che penalizzerà
di una sessantina, settantina, i seggi i grillini, e ne regalerà qualche
decina in più al centrodestra e al centrosinistra.
Questo Renzi
pragmatico, che ascolta i consigli di Romano Prodi, grande fautore del
«centrosinistra largo», e che in direzione si mostra accattivante e
pronto al dialogo, non è un Renzi improvvisamente di sinistra. Anche se
dice che gli «avversari non sono quelli che se ne sono andati dal Pd».
Questo fa parte del gioco del cerino, perché il segretario non si
incaricherà mai della rottura con Mdp e non la cercherà. Bisogna
dimostrare che chi rompe la sinistra e non ne vuole riattaccare i cocci
sono gli scissionisti. «E D’Alema in questo senso aiuta», ironizza un
renziano d’alto rango.
L’obiettivo, dunque, non è un’alleanza con
Mdp, che tanto non ci sarà mai. Ma con Pisapia. Anche se Andrea Orlando è
convinto che con gli scissionisti occorra tenere «aperto il dialogo».
In
effetti pure la minoranza del Pd sa che Mdp non vuole allearsi con il
Partito democratico e, anzi, lo aspetta al varco di una sconfitta
siciliana. Ed è questo il motivo per cui per Matteo Renzi è così
importante portare a casa alla Camera il Rosatellum subito, prima delle
elezioni del 5 novembre, anche se il presidente Sergio Mattarella,
preoccupato delle sorti della manovra, vorrebbe un rallentamento, con
conseguenti consultazioni politiche ad aprile e non a marzo.
Insomma,
il Rosatellum è l’ultima chance per tutti. Non è un caso che Gianni
Cuperlo, grande fautore della ripresa dei rapporti con Mdp, alla fine
ammetta: «Non possiamo permetterci di affossare questo altro tentativo
di riforma». Tentativo che, come si è detto, il Quirinale vorrebbe
rallentare per paura di incidenti sulla legge di Bilancio. Legge che
Renzi e Gentiloni vogliono far passare senza apporti di Forza Italia.
Per dimostrare che, nonostante ciò che dice Massimo D’Alema, non c’è
nessuna intesa segreta con Berlusconi. Del resto è esattamente quello
che Prodi vuole: «Nessun inciucio».
Per il resto nel Pd tira aria
di tregua. Ed è anche per questa ragione che il segretario rinnova la
sua fase zen. Già, perché la minoranza sembra aver siglato una sorta di
armistizio. Lo ha fatto quando ha deciso di non mettere più in
discussione la leadership di Renzi. E infatti il segretario osserva: «Ho
molto apprezzato Orlando che ha sostenuto l’inesistenza di un legame
tra le elezioni siciliane e la leadership».