Corriere 6.10.17
Pisapia da Mdp, ma Errani ruba la scena
L’ex sindaco applaudito a Ravenna. E a «Vasco» che lo incalza replica: il leader sei tu
di Monica Guerzoni
RAVENNA
Succede tutto alla fine, quando Giuliano Pisapia con un sorriso
enigmatico lancia Errani alla guida del centrosinistra in cantiere: «E
poi, caro Vasco, stasera il leader è stato nominato da tutti i presenti e
sei tu». Forse è solo una battuta, ma quell’attimo di silenzio in sala
(e lo stupore dell’ex commissario alla ricostruzione) dicono la sorpresa
e forse anche il timore che l’avvocato milanese stia ancora pensando di
sfilarsi.
Eppure era andato tutto bene, forse anche troppo viste
le tensioni di questi giorni tra Campo Progressista e Mdp. Sotto le alte
capriate in legno dell’Almagià, antica fabbrica di zolfo e polvere da
sparo, Pisapia arriva alle nove della sera, supera la prova
dell’applausometro e sigla la pace con la base bersaniana. «Io sono
sempre stato coerente — rivendica l’ex sindaco di Milano — Io con Renzi
in questo momento sono sfidante, sono competitivo, ma i nostri avversari
sono le destre, la Lega, il populismo». E se dubbi e malintesi ancora
aleggiano e rischiano di far naufragare la barca unitaria, Pisapia fa
chiarezza e assicura che sì, «ho condiviso la scelta di uscire dall’aula
e non votare la nota di aggiornamento al Def».
Tra le bandiere di
Mdp, i bersaniani di Ravenna festeggiano il ritorno in pista di Vasco
Errani. È lui a scaldare i mille assiepati nella grande sala, a intonare
accenti duri e radicali, a rubare la scena a Pisapia ricordandogli che
«non c’è più tempo», che è ora di gettare le fondamenta della nuova casa
comune: «Non ci interessa un partitino del 3 per cento, noi vogliamo
essere l’innesco del cambiamento. Non possiamo continuare a rimestare
l’acqua, basta sigle, politicismi, personalismi, rottamazioni, chiudiamo
quel libro e andiamo ai contenuti». Ed è sempre lui, Errani, a
difendere D’alema: «Dire che è un gruppettaro è una sciocchezza, D’Alema
è una risorsa per noi. Nessun passo indietro Giuliano, per me conta
solo il passo avanti». Applausi e «bravo!», un coro di emozioni
contrastanti che spinge Pisapia a chiudere lo scontro: «D’Alema o non
D’Alema, le polemiche interessano solo a certa stampa che vuole creare
zizzania».
Tocca a Bersani, che gioca in casa e trascina i mille
in platea e grida «non mi si dica di sotterrare il rosso, perché io non
sarò mai d’accordo». Bersani all’attacco, Bersani barricadero. Il
fondatore di Mdp è entrato in modalità campagna elettorale e non fa
sconti a nessuno. Da Renzi a Gentiloni, il Pier Luigi duro e puro ne ha
per tutti: «Noi non abbiamo votato il Def e ora vediamo cosa ci diranno
sul bilancio. Ma volete mettere un segno di alt a questo insulto a una
nuova generazione?».
Alessandro De Angelis domanda se Mdp abbia
messo nel conto di non votare la manovra e Bersani, secco: «Sì, con un
limite, noi la trojka non la facciamo arrivare, cerchiamo mica il freddo
nel letto...».
Sintonia di accenti, comunione di intenti. Finché,
sul finale, Errani lancia Pisapia come guida di un progetto collettivo e
lo richiama, tra gli applausi di chi si è stufato di aspettare Godot,
al tempo che sta per scadere: «Per me Giuliano è il nostro leader ma non
ha la delega in bianco non è il capo non comanda da solo...». L’ex
sindaco si alza con la faccia scura, prende Errani da parte e si vede
che lo scambio di battute è teso. Cosa è successo? «Non capisco — fuma
nervoso “Vasco” — Giuliano deve aver frainteso».
Eppure il passo
avanti c’era stato, visto che Pisapia ha aperto a un «grande momento
partecipativo» in cui mettere al centro «sette punti programmatici
concreti per una campagna elettorale unitaria, capace di trasmettere
idea che non vendiamo sogni». Ma una cosa Pisapia vuole che sia chiara.
L’unione non può essere a due. «Io — strappa una risata — sono per il
matrimonio anche omosessuale, ma in politica sono per la poligamia ».