Corriere 31.10.17
lo scenario
Perché può essere anche peggio del Watergate
di Massimo Gaggi
Uno
scandalo che potrebbe rivelarsi più grave del Watergate che portò alle
dimissioni del presidente Nixon: questa la previsione di James Clapper,
che è stato per anni ai vertici dell’intelligence Usa.
A desso che
è stato arrestato, tutti si chiedono se Manafort, rischiando anni di
galera per riciclaggio ed evasione fiscale, metterà sotto accusa il
presidente da lui aiutato ad arrivare alla Casa Bianca. Trump
disinnescherà la mina concedendogli il perdono presidenziale? E, se lo
farà, questo significherà solo il trasferimento del detenuto Manafort da
un carcere federale a uno dello Stato di New York? La Casa Bianca,
infatti, può perdonare solo i reati federali, non quelli statali. Mentre
l’ex capo della campagna elettorale di Trump è stato incriminato anche a
New York.
Ma per capire la gravità del Russiagate, la scossa che
ha dato alle principali istituzioni americane facendole vibrare fin
nelle fondamenta, più ancora che osservare il volto di Manafort che va a
consegnarsi o quello di George Papadopoulous, il consigliere di
politica estera della campagna di Trump che ha ammesso di aver mentito
all’Fbi sui suoi contatti con emissari russi con legami al Cremlino,
bisogna osservare i lineamenti glaciali di un oracolo cupo: James
Clapper, l’ex capo della National Intelligence, la sala comando dei
servizi segreti federali .
L’accusatore
Per decenni anima
oscura e silenziosa dello spionaggio, incarnazione del deep state, il
cuore del sistema americano, da alcuni mesi Clapper fa una cosa per lui
innaturale: parla coi giornalisti. Ed è anche divenuto una presenza
abituale negli studi della Cnn. Non solo: questo personaggio di
estrazione militare (30 anni nella US Air Force prima di passare ai
servizi segreti civili) che di certo non era un progressista e venne
messo sotto accusa dai democratici quando Edward Snowden rivelò
l’estensione dello spionaggio telefonico e di Internet condotto dalla
Nsa, ora è divenuto un implacabile accusatore di Trump.
Nelle
stesse ore in cui sono stati eseguiti i primi arresti nell’ambito
dell’inchiesta di Robert Mueller sul Russiagate, Clapper, intervistato
dal sito Politico.com, ha detto che la vicenda delle infiltrazioni russe
nelle presidenziali del novembre scorso «ha implicazioni più gravi di
quelle del Watergate perché stavolta a muoversi è un avversario
straniero che interferisce in modo diretto, aggressivo, nel nostro
processo politico mirando chiaramente a minare il sistema democratico
Usa». Mentre lo scandalo che nel 1974 costrinse alle dimissioni il
presidente Nixon «fu un imbroglio politico tutto interno al Paese» .
L’attacco alle reti social
C
olpisce soprattutto l’ammissione che i servizi segreti più potenti del
mondo non avevano capito, fino a qualche mese fa, la profondità, la
ramificazione e la raffinata logica dell’infiltrazione russa nelle reti
sociali americane: «Sapevamo che usavano i social media ma ci sfuggiva
quanto sofisticata fosse la loro azione, basata su pubblicità
indirizzata a gruppi mirati di utenti e sull’azione di falsi gruppi di
attivisti americani a sostegno di cause di segno opposto, da Black Lives
Matter alle campagne contro gli immigrati». Manovre che, secondo
Clapper, non solo hanno influenzato il voto di un anno fa ma hanno
«avuto pieno successo nell’accelerare la polarizzazione e le divisioni
nella politica americana» .
«Ha vinto Putin»
Da quando ha
lasciato i servizi segreti, Clapper è finito nel mirino di Trump che gli
ha dato anche del nazista e l’ha accusato di averlo spiato fin dentro
la Trump Tower (accusa rivelatasi infondata). Per nulla intimorito e
rompendo con le abitudini di una vita vissuta nel riserbo, Clapper ha
spiegato che ha deciso di uscire allo scoperto davanti a una situazione
che giudica pericolosissima per la democrazia e la sicurezza
dell’America, aggravata dall’assenza di reazioni della Casa Bianca: «Li
abbiamo informati subito dopo l’elezione di Trump, ma il presidente ha
minimizzato, ha detto che il Russiagate è una presa in giro, una caccia
alle streghe. Putin fin qui ha vinto. E ora si sente incoraggiato a
continuare. Tanto più che il presidente, mentre attacca l’accordo
atomico con l’Iran, nonostante Teheran lo abbia rispettato, ignora le
più gravi violazione russe del Trattato sulle armi nucleari di medio
raggio».
Clapper termometro della volontà del «deep state» di
andare fino in fondo contro Trump? Probabilmente sì, anche se lui non
considera un toccasana un eventuale impeachment: «Farebbe esplodere
ancora di più polarizzazioni e divisioni, alimenterebbe la teoria delle
cospirazioni. Non sono sicuro che la rimozione del presidente sarebbe
una buona cosa» .