Corriere 31.10.17
Inchiesta sulle stragi del ’93 Il leader di FI e Dell’Utri di nuovo indagati a Firenze
Dopo le intercettazioni del boss Graviano in carcere
Raccontava: mi ha detto che ci vorrebbe una bella cosa
di Giovanni Bianconi
ROMA
Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono di nuovo indagati come
possibili mandanti delle stragi di mafia del 1993. La Procura di Firenze
ha chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la
riapertura del fascicolo a loro carico dopo aver ricevuto da Palermo le
intercettazioni del colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe
Graviano, effettuate nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta
trattativa Stato-mafia. Sono i colloqui in cui il capomafia di
Brancaccio diceva al suo compagno di detenzione, nell’aprile 2016,
spezzoni di frasi come queste: «Novantadue già voleva scendere… e voleva
tutto»; e ancora: «Berlusca... mi ha chiesto questa cortesia... (...)
Ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni ... in Sicilia ... In
mezzo la strada era Berlusca... lui voleva scendere... però in quel
periodo c’erano i vecchi... lui mi ha detto ci vorrebbe una bella
cosa...».
Frammenti di conversazione, nei quali i riferimenti al
fondatore di Forza Italia seppure in un contesto di non facile
interpretazione, sono abbastanza chiari. «Nel ‘94 lui si è ubriacato
perché lui dice ma io non posso dividere quello che ho con chi mi ha
aiutato... Pigliò le distanze e fatto il traditore», dice ancora il boss
condannato all’ergastolo per le stragi del ‘92 e del ‘93, arrestato a
Milano nel gennaio 1994 , che in un altro passaggio afferma:
«Venticinque anni fa mi sono seduto con te…Ti ho portato benessere, 24
anni fa mi è successa una disgrazia, tu cominci a pugnalarmi… Ma vagli a
dire com’è che sei al governo, che hai fatto cose vergognose,
ingiuste…».
Su questi e altri brani di intercettazioni ricevute
dai colleghi palermitani, il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo ha
delegato alla polizia giudiziaria lo svolgimento di alcune verifiche, e
per farlo ha dovuto chiedere al gip di riaprire il fascicolo su
Berlusconi e le stragi nella città dove sono concentrate le indagini
sulle bombe del 1993 scoppiate a Firenze, Roma e Milano. I nomi dell’ex
premier e dell’ex senatore Marcello Dell’Utri (che pure compare nei
colloqui intercettati di Graviano, ed è attualmente in carcere per
scontare una condanna a sette anni per concorso esterna in associazione
mafiosa) sono stati iscritti con intestazioni che dovrebbero coprirne
l’identità, come nelle altre occasioni.
È la terza volta, infatti,
che si apre questo filone di accertamenti. Nella prima occasione
«autore 1» e «autore 2», gli alias dei due esponenti politici, furono
inseriti dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti come Salvatore Cancemi e
altri, che parlarono del loro coinvolgimento nella metà degli anni
Novanta, ma tutto finì con un’archiviazione. La seconda fu nel 2008,
dopo le confessioni del nuovo collaboratore di giustizia Gaspare
Spatuzza, giudicato attendibile in molte corti d’assise e da ultimo
dalla Corte di cassazione che ha confermato alcune ulteriori condanne
per la strage di Capaci; Spatuzza raccontò le confidenze fattegli
proprio da Giuseppe Graviano, il quale gli disse che grazie all’accordo
con Berlusconi e Dell’Utri «ci siamo messi il Paese nelle mani». Anche
questa seconda indagine è stata archiviata.
Ora non c’è un pentito
che parla, ma sono state le parole dello stesso Graviano a far riaprire
l’inchiesta, sebbene sia molto difficile che a distanza di tanto tempo
possa portare a qualcosa di concreto. Al processo di Palermo, chiamato a
spiegare le sue parole registrate in carcere, Graviano ha preferito
tacere e s’è avvalso della facoltà di non rispondere. E ieri, a Reggio
Calabria, è cominciato il processo a suo carico per l’uccisione di due
carabinieri nel gennaio ’94: un altro pezzo della presunta trattativa
che avrebbe coinvolto anche la ‘ndrangheta.