Corriere 30.10.17
«La corazzata Potëmkin»? L’affondò il bolscevismo, non Fantozzi
di Aldo Grasso
Iris,
il canale dedicato al cinema (numero 22 del dtt), ci ha regalato una
serata folle e coraggiosa. Ha programmato, infatti, La corazzata
Potëmkin (1925) e Ottobre (1928) di Sergej Ejzenštejn. Due famosi film
muti per celebrare il centenario della rivoluzione russa. Sì, la famosa
Corazzata Potëmkin , sbeffeggiata per l’eternità da Fantozzi!
Nel
frattemp, la benemerita Cineteca di Bologna propone nelle sale la
versione integrale e restaurata del capolavoro di Ejzenštejn, con
musiche originali di Edmund Meisel, nella speranza di fare luce sulle
troppe versioni manipolate che da anni circolano e che hanno fatto
naufragare il film in un mare di equivoci. Per tornare a vedere La
corazzata Potëmkin con sguardo nuovo si potrebbe ripartire da un
memorabile epicedio di Ruggero Guarini del 1980. Diceva: «Ahimè, della
Corazzata / è svaporato il messaggio; / ne resta la celebrata /
efficacia del montaggio».
La Corazzata affondata da Fantozzi è
solo quella diventata nel tempo un modesto documentario sulla
rivoluzione d’Ottobre, un esempio di «cinema politico» trasformato in
bandiera della lotta al capitalismo, una dichiarazione di vittoria che
si slancia per enfasi artistica (l’effetto Kulesov!) e convinzione
ideologica oltre i confini sovietici e scalda i cuori di ogni
spettatore.
Come se Ejzenštejn fosse un onesto cineasta militante,
una specie di Pudovkin. L’ideologia comunista ha rovinato il cinema di
Ejzenštejn, che ha cominciato girando film meravigliosi ed è finito a
fare i prototipi di 900 di Bertolucci! Ejzenštejn è figlio
dell’avanguardia russa, è il riflesso degli anni della speranza e del
progresso democratico, gli anni della Duma, di Stolypin, del crollo del
regime autocratico, del breve governo di Kerenski. La corazzata Potëmkin
, culturalmente, ci appartiene più di quanto crediamo, punta la prua
più verso Parigi che verso Mosca. Non Fantozzi, ma il bolscevismo ha
fatto affondare Ejzenštejn.