Repubblica 30.10.17
“Sacco e Vanzetti” cronaca di un successo
Restaurata la pellicola del 1971di Giuliano Montaldo con Cucciolla e Volonté, e la canzone di Joan Baez
Il film sarà riproposto alla Festa di Roma il 4
di Irene Bignardi
COME
tante cose importanti, anche il film che Giuliano Montaldo ha dedicato
alla tragedia di Sacco e Vanzetti è nato dal caso. Il casuale incontro
nel 1970 con un amico che lo aveva convinto ad andare con lui in un
teatrino della zona operaia di Sampierdarena, dove si metteva in scena
la storia dimenticata di Sacco e Vanzetti.
Da quel giorno,
racconta ora il regista, a distanza di quasi cinquant’anni dall’inizio
di quell’avventura, la storia dei due anarchici italiani, ingiustamente
accusati nel 1920 di duplice omicidio per rapina e finiti sulla sedia
elettrica nel 1927 dopo sette anni di prigione per il solo fatto di
essere poveri, immigrati e anarchici, dopo un processo monstre e la
mobilitazione di tutte le forze democratiche in Usa e ovunque nel mondo
per salvagli la vita, quella storia, dice Montaldo, non gli ha dato
pace. Ma trovare i fondi per fare un film sulla vicenda di Sacco e
Vanzetti sembrava quasi impossibile. Stando ai molti no e agli sguardi
di commiserazione dei produttori consultati.
Ma, racconta Montaldo
(che della storia dei due fino ad allora non sapeva niente), nel
frattempo trovò un appassionato sostenitore, e una fonte sapiente, in un
intellettuale del peso di Fabrizio Onofri: aveva trovato un riflesso
doloroso nella storia della strage alla Banca dell’Agricoltura del
dicembre 1969 e nella successiva colpevolizzazione degli anarchici.
Spuntò anche un produttore: Harry Colombo.
Tutto questo, e la
storia nella storia, è raccontato nel bel documentario La morte legale
di Silvia Giulietti e Giotto Barbieri, presentato a Cinecittà al centro
di una mostra di 40 scatti di scena dall’Archivio di Enrico Appettito.
Una iniziativa in cui si sono associati Luce e Rai cinema, la Cineteca
di Bologna e il ministero, DG cinema e Cinecittà Studios. Un omaggio
alla vigilia, il 4 novembre, della presentazione del film di Giuliano
Montaldo in edizione restaurata, e un ricordo dei due anarchici italiani
nel 90° anniversario della loro esecuzione e nel 50° della loro
ufficiale riabilitazione.
La lavorazione del film è stata
complessa e avventurosa. Della vecchia Brockton, Massachusetts, dei
tempi di Sacco e Vanzetti (che nel frattempo avevano trovato i loro
volti per il film in Riccardo Cucciolla come Nicola Sacco l’operaio, e
in Gian Maria Volonté come Bartolomeo Vanzetti il pescivendolo), e
dell’America del 1920 restava ben poco. Una buona parte delle riprese fu
così effettuata in Irlanda e in alcune zone rimaste intatte di New
York. Ma il film si svolge soprattutto nelle aule di tribunale e
rispetta le regole del courtroom drama, il dramma giudiziario,
controbilanciato dai materiali d’archivio e dalle impressionanti scene
di folla che documentano quanto profondamente la vicenda dei due
italiani avesse toccato la fantasia e le passioni della gente. Sacco e
Vanzetti, per taluni simbolo della Minaccia rossa (erano gli anni
immediatamente successivi alla Rivoluzione russa), per altri la speranza
di un mondo migliore e più giusto, che invocava anche la canzone
cantata da Joan Baez alla fine del film.
Se all’uscita italiana il
film trovò un terreno favorevole e un pubblico sensibile e motivato,
anche dagli eventi recenti, e se Cucciolla si guadagnò a Cannes, a
sorpresa, il premio come miglior attore, negli Stati Uniti le reazioni
furono contrastanti e sempre, in realtà, molto politiche e sotto sotto
passionali. Così se Vincent Canby, il critico del
New York Times,
definì Sacco e Vanzetti, senza perifrasi, «non un buon film» ( in realtà
risultando chiaramente spiazzato dal fatto di assistere a un grande
film civile sull’America non fatto da americani ) Roger Ebert , il
critico del Chicago Sun, è rispettosamente e devotamente in ammirazione.
E in un gioco per bambini ispirato a un libro di Daniel Curley, Sacco e
Vanzetti diventano una sola persona, con i due nomi attaccati in una
crasi che dimostra quanto il dramma dei due anarchici sia diventato
parte della cultura popolare.
“Sacco e Vanzetti”. Il film sarà riproposto alla Festa di Roma il 4