lunedì 23 ottobre 2017

Corriere 23.10.17
Il leader pd chiude al dialogo con i bersaniani
No alle richieste di Mdp sulla legge elettorale. La replica: le parole arroganti un punto di non ritorno
di Alessandro Trocino

ROMA Il dialogo, appena ripartito, sembra già finito. Perché, come dicono in molti, il botta e risposta tra Roberto Speranza e Matteo Renzi somiglia più al gioco del cerino, per capire su chi ricade la responsabilità della rottura, piuttosto che a un reale tentativo di riavvicinamento. Roberto Speranza, con un’intervista a Repubblica , si è detto pronto a incontrare Renzi, per intavolare un dialogo, a partire da legge elettorale e legge di bilancio. La prima risposta, di Ettore Rosato, va in direzione opposta: ok al dialogo, ma prima votate il Rosatellum. A seguire, Matteo Renzi, che dice sì, «se è un dialogo serio», ma poi sbatte la porta sul Rosatellum: «Rimetterlo in discussione, vuol dire rinunciare ad approvarlo».
Chiusura contrastata dai molti pontieri al lavoro nel Pd, da Dario Franceschini a Andrea Orlando, da Gianni Cuperlo fino a Luigi Zanda. Ma sarà probabilmente proprio il voto sul Rosatellum, con il prevedibile no di Mdp, a sancire la fine del dialogo e l’apertura ufficiale della campagna elettorale. A meno di un colpo di scena, e che cioè Renzi venga convinto a fissare almeno un incontro, per evitare, appunto, di rimanere con il cerino in mano. Ma anche in quel caso, le speranze di un riavvicinamento tra Pd e sinistra restano più che esigue.
Basta sentire cosa dicono dalle parti di Mdp. Pier Luigi Bersani, ancora prima delle risposte, aveva profetizzato: «C’è da augurarsi che le risposte a Speranza siano serie e non arroganti o propagandistiche. Sarebbe un punto di non ritorno. Maria Cecilia Guerra, capogruppo Mdp al Senato, si dice «sconfortata» dalle risposte. Massimo Paolucci, esponente vicino a Massimo D’Alema, guarda già avanti: «Le reazioni di Renzi e degli altri sono state deludenti e arroganti. L’oracolo Rosato dice: votate Rosatellum e poi parliamo. È impressionante il silenzio sul merito, zero riflessione, roba da far cadere le braccia. Lo spiraglio mi sembra che si sia già chiuso, serve un progetto alternativo». In linea Miguel Gotor: «Mi pare chiaro che abbiano risposto picche su tutta la linea. Non modificare la legge elettorale, non diminuire i nominati, non introdurre il voto disgiunto, sono tutti atti che mettono benzina sul fuoco delle forze anti sistema». Gotor, Paolucci e molti altri sono convinti, il Pd di Renzi ha scelto la strada «di un governicchio con Forza Italia». E a noi, aggiunge Arturo Scotto, «ci hanno già fatto ciaone». Ma è un ciaone che probabilmente Speranza, Bersani e D’Alema avevano ampiamente previsto.