Corriere 14.10.17
Il gelo prodiano sui dieci anni del Pd «Lutto dopo il sì alla legge elettorale»
Parisi duro. Franceschini: mi spiace per le sue parole. Renzi a M5S: noi senza padroni
di Dino Martirano
ROMA
Nel giorno del decimo compleanno del Partito democratico, che si
festeggia oggi al Teatro Eliseo con Matteo Renzi e Walter Veltroni ma
senza il cofondatore Romano Prodi, il segretario dem porta come regalo
speciale una legge elettorale approvata dalla Camera con tre voti di
fiducia e uno scrutinio finale segreto. Da martedì, poi, il «Rosatellum
2.0» inizierà il suo iter veloce al Senato dove i numeri della
maggioranza sarebbero in sicurezza, in vista del via libera definitivo
previsto per il 24-25 ottobre, ma il clima nel partito del Nazareno non è
sereno. E il professor Prodi, interrogato a Bologna sulla legge
elettorale, è stato tranciante: «Non ne parlo neanche sotto tortura...».
La
festa del decimo compleanno del Pd, dunque, ha già preso un sapore
amaro per i prodiani: «Dopo l’approvazione del Rosatellum, grave nel
merito e nel metodo, il decennale del Pd invece di un giorno di festa si
è trasformato in un giorno di lutto», argomenta il prodiano Arturo
Parisi senza ricorrere a troppi giri di parole. Anche lui, ex ministro
della Difesa, non ci sarà all’Eliseo (il cerimoniale del Nazareno non ha
chiarito se gli inviti formali erano stati inviati a tutti gli
interessati per tempo): «Ricordo che 12 anni fa, quando Berlusconi ci
impose il Porcellum, almeno non lo fece con la fiducia. Quanto alla
festa del Pd, noto almeno una sciatteria nel coordinamento delle agende.
E dire che io e Romano qualche ruolo lo abbiamo avuto». E a proposito
delle possibili larghe intese Pd-FI, proprio Silvio Berlusconi ha
inviato un segnale ai malpancisti del Pd: «Un accordo con il Pd? Lo
escludo».
La tripla fiducia chiesta da Renzi e autorizzata dal
governo sta rovinando la festa a mezzo Pd. Ma Renzi non ci sta a subire
gli attacchi: «Il Pd non appartiene a nessuno. Non appartiene a un
proprietario, a un’azienda, a un blog, non appartiene a un leader. È una
comunità in cui tutti possono sentirsi a casa e nessuno è padrone». E
il ministro Dario Franceschini replica ai prodiani: «Mi spiace davvero
per le parole di Arturo (Parisi). Date le attuali condizioni, mi pare
che il Rosatellum con i collegi uninominali spinga più di tutti gli
altri modelli, di cui si è discusso negli ultimi mesi, verso le
coalizioni e quindi verso la ricomposizione del campo del
centrosinistra».
Tra i padri nobili che il Pd non può trascurare,
poi, c’è anche il senatore a vita Giorgio Napolitano la cui posizione
sulla legge elettorale è critica. Sul metodo della fiducia («Che limita
fortemente la funzione parlamentare») e sul merito di alcune norme
contenute nel testo che andrebbero corrette. Napolitano ha annunciato un
suo intervento in Aula ma potrebbe farsi sentire già nella I
commissione presieduta da Salvatore Torrisi che da martedì esaminerà il
«Rosatellum 2.0». L’ultima grana interna riguarda i sindaci che non
potranno candidarsi. Per correre alle politiche i primi cittadini
avrebbero dovuto dimettersi già a metà settembre e per questo l’Anci
aveva chiesto di cambiare le regole dell’incompatibilità su input del
presidente Antonio De Caro e del vice Matteo Ricci. Entrambi del Pd.