il manifesto 14.10.17
Decennale Pd, festa dei forfait Prodi non va. Parisi: un funerale
Democrack.
Gaffe sugli inviti, ulivisti assenti ma anche Rutelli, Letta, Orlando.
Martina: aperti a tutti. Sul palco Veltroni, Gentiloni e Renzi. L’ex
braccio destro del prof attacca il Rosatellum 2.0
di Daniela Preziosi
Sarà
la festa del forfait, delle assenze polemiche e delle foto
sbianchettate. Nella più classica – a sinistra – tradizione morettiana
(nel senso di Nanni, il regista) stamattina al Teatro Eliseo di Roma,
alla celebrazione dei primi dieci anni di vita del Pd, si noteranno più
gli assenti che i presenti.
A INCARICARSI DI ESPRIMERE il gelo
diffuso intorno al compleanno del partito – il 14 ottobre del 2007
Walter Veltroni fu eletto primo segretario con le primarie, tre milioni e
mezzo di votanti – è Arturo Parisi: «Dopo l’approvazione del
Rosatellum, grave nel merito e nel metodo, il decennale del Pd, invece
di un giorno di festa s’è trasformato in un giorno di lutto». Parisi non
è stato neanche invitato.
«UNA SCIATTERIA dell’organizzazione nel
coordinamento delle agende», spiega lui con amarezza, «e dire che io e
Romano qualche ruolo l’abbiamo avuto». E sì, anche Prodi, fondatore e
primo presidente, non ci sarà. «Per un impegno preso in precedenza», la
versione del Nazareno. «Non è arrivato nessun invito», quella di chi sta
vicino al prof.
NON CI SARANNO MOLTI ULIVISTI della prima ora,
del resto: non Rosy Bindi e il resto della vecchia corrente prodiana,
pur nelle sue mille e litigiose sfumature. La ragione la spiega Franco
Monaco, anche lui di quella parrocchia, oggi ancora un deputato Pd ma
tendenza Pisapia: «Intenzionale o meno (cosa è peggio?), il mancato
invito a Prodi e agli ulivisti si spiega perfettamente. Quello di oggi
non c’entra nulla con il nostro Pd. Emorragia di elettori e iscritti,
scissioni più cercate che subite, centrosinistra piccolo e diviso,
ammiccamenti a Berlusconi, previsioni elettorali infauste, destra e M5S
in salute e da ultimo, una legge elettorale pessima imposta con uno
strappo istituzionale. Che c’è da celebrare?».
Ma l’elenco degli
illustri assenti spazia fra le correnti: fra i fondatori Francesco
Rutelli e l’ex premier Enrico Letta, oltreché i fuoriusciti Pier Luigi
Bersani e Guglielmo Epifani (due ex segretari), e naturalmente Massimo
D’Alema.
ANCHE FRA I LEADER DI OGGI c’è qualche forfait. Non ci
sarà il ministro Orlando, della sua minoranza il più alto in grado sarà
il governatore Nicola Zingaretti.
Sul palco, nell’ordine, parlerà
il primo segretario Veltroni, il presidente del consiglio Gentiloni e il
segretario Matteo Renzi. Sotto il palco, a fare il vuoto fra le prime
file è un mix di scarsa diplomazia, rancori, disorganizzazione. E
dissenso: il fatto che l’appuntamento cada all’indomani
dell’approvazione con voto di fiducia del Rosatellum ha inasprito i
dissensi. E reso meno opportuno indulgere sull’autocelebrazione.
PROVA
A METTERCI UNA PEZZA il vicesegretario Maurizio Martina: il decennale
«sarà un momento di festa e riflessione aperto a tutti con grande
rispetto per le storie e i contributi personali che hanno attraversato e
attraversano ancora oggi la nostra comunità», dice. Aperto, dunque, ma
senza inviti, chi vuole viene e ascolta i tre comizi. E così anche Dario
Franceschini che sarà «fra il pubblico», «da ex segretario del Pd e da
primo capogruppo dell’Ulivo per festeggiare non solo i dieci anni ma
anche il passo compiuto (la prima approvazione del Rosatellum, ndr), che
spingerà a riunire le forze che in questi anni hanno dato vita proprio a
Ulivo e Pd, per battere destra e Grillo». Insomma, la legge spinge «più
di tutti gli altri modelli di cui si è discusso negli ultimi mesi,
verso le coalizioni e quindi verso la ricomposizione del campo del
centrosinistra».
IL MINISTRO, fan della coalizione dei «sistemici»
contro «gli antisistema», sa bene che una lista alla sinistra del Pd si
troverà per una qualche alleanza nei collegi, da spacciare per uno
straccio di centrosinistra. Va da sé, non sarà la lista di ’sinistra’
che gli ex Pd cercano di radunare: «Il Rosatellum allunga la distanza
tra noi e il Pd. Non ci sono le basi per un’alleanza elettorale con il
Pd. I nostri elettori non ci seguirebbero, piuttosto ci saluterebbero»,
ha detto da Palermo ieri Massimo D’Alema. A Pisapia fischiano le
orecchie