Repubblica
Afd, il colpo di scena della star dell’ultra-destra “A noi anche il voto dei gay”
di Tonia Mastrobuoni
VIERNHEIM
IL COLPO di scena arriva verso la fine. «Non sono nell’Afd nonostante
la mia omosessualità, ma perché sono omosessuale ». Lo ripete due volte,
poi il mento le trema, e gli occhi che le diventano lucidi sono come un
segnale alla sala. I trecento che sono venuti a sentire Alice Weidel
scattano in piedi e cominciano freneticamente ad applaudirla. Ai
giornalisti in sala resta la penna sospesa a mezz’aria.
POCO prima
era ancora una gag - «vi voglio dire una cosa: sono omosessuale!
Nessuno se ne va?» - ma poi la commozione ha preso il sopravvento. Per
il suo ultimo comizio prima delle elezioni di domenica, Weidel ha
preparato uno scoop. Qui nel profondissimo ovest, nella zona industriale
dell’Assia che si affaccia sull’Odenwald, dove i partiti tradizionali
sono ancora delle rocce e i Verdi archeologia della politica, all’Afd è
già riuscito un colpaccio.
Nel Land della capitale finanziaria
Francoforte, del tempio dell’arte Kassel e delle industrie, la destra
populista potrebbe incassare il 14%, domenica prossima. «Avremo
risultato più alto di tutta la Germania ovest», grida sul palco Mariana
Harder-Kuehnel, la candidata di punta del Land.
Ma Weidel,
tallonata da una stampa che non riesce giustamente a conciliare
l’immagine liberale e cosmopolita della lesbica dichiarata con un
partito islamofobico e xenofobo, è stanca del fatto che si indaghi sulla
sua vita privata: «Perché non scrivono mai nulla delle mie proposte?».
Così tenta un contropiede e si mette a caccia di un territorio ancora
vergine, per un partito della destra: gli elettori omosessuali. Nel Land
dove una quarantina di anni fa un pioniere dei Verdi, Joschka Fischer
scandalizzò la vecchia politica presentandosi al parlamento regionale
con le scarpe da tennis, è venuta a formulare una tesi un tantino
azzardata.
«A noi omosessuali - scandisce davanti ai sostenitori -
non frega nulla del matrimonio per tutti, se di sera non possiamo
uscire di casa». E alla frase successiva, già urla: «Ci sono bande di
musulmani che danno la caccia agli omosessuali. È uno scandalo! Senza
sicurezza non c’è libertà. Bisogna votare il partito della legge e
dell’ordine, l’Afd». E giù esempi presi dalla cronaca: presunti
nordafricani che avrebbero lapidato travestiti a Darmstadt, siriani che
avrebbero rincorso una coppia gay a Berlino per prenderli a cinghiate,
eccetera. «La molestia sessuale è diventata sport nazionale, da quando
Angela Merkel è diventata cancelliera », azzarda. Ovazione in sala, un
anziano col cappellino da baseball è scatenato, grida «Merkel vattene».
Weidel ne approfitta per bere un sorso d’acqua e rincarare la dose:
«Merkel ha spaccato il Paese!». Giù applausi.
Negli ultimi
sondaggi, l’Afd è saldamente il terzo partito: secondo Yougov, i
populisti guidati dal tandem Weidel-Alexander Gauland sarebbero al 12%.
Nonostante la recrudescenza dei toni, le simpatie con i soldati della
Wehrmacht di Gauland, l’antisemitismo di Hoecke o l’islamofobia e la
tendenza al complottismo un po’ di tutti. E nel mezzo dell’operazione
“charme” verso i gay, a Weidel è scappato ieri un sonoro «i fascisti di
ieri sono gli antifascisti e i buoni di oggi». I fascisti, forse le
andrebbe ricordato, non avevano un gran opinione degli omosessuali.
Klaus
Hofmann è il padrone di casa, qui a Viernheim. La cittadina industriale
è appena fuori Mannheim, la città dove Berta Benz tentò oltre un secolo
fa il primo viaggio in automobile per andare a trovare sua madre.
«Tutti parlano di noi dell’Afd, ma lo sa qual è il tema vero? La fine
dei socialdemocratici. E nessuno ne parla». Gli chiediamo il perché del
successo del suo partito: «Semplice. Lo ha ammesso anche Meister, un big
della Cdu in Assia. Ha visto il duello in tv tra Merkel e Schulz? È
stato un duetto, più che un duello. E Meister lo ha chiamato ‘il
migliore spot per l’Afd’».
Giacca e cravatta, ci ha accolto fuori
dalla sala comunale, dribblando un gruppetto della sinistra giovanile
della Spd che è venuta a protestare con fischietti e cartelli “No Afd”.
Ride, allargando le braccia: «Mi hanno regalato dei lumini da cimitero…
temo che serviranno al partito, quando Martin Schulz incasserà domenica
prossima il peggior risultato della storia della Spd». Al momento, i
sondaggi sembrano dargli ragione.