giovedì 21 settembre 2017

Repubblica 21.9.17
Rossi: “Cazzotti ai fascisti? No, ma basta svastiche”
di Alessandra Longo

ROMA Dare un pugno ad un nazista conclamato incontrato per strada è cosa giusta e ben fatta? Enrico Rossi, governatore della Toscana, e scissionista di punta, ci tiene a dire: «Io non sono tipo da cazzotti, sono mite e pacifico. Però le svastiche non devono essere ammesse». Come mai questa precisazione? Perché l’altro giorno Rossi ha pubblicato su Facebook l’ormai cliccatissimo video di un nero di Seattle che atterra con un solo pugno un suprematista bianco in realtà fisicamente poco dotato. E l’ha commentato così: «Girare per la città con una svastica al braccio? Pessima idea... Ecco cosa succede». Apriti cielo. Pioggia di commenti. C’è chi approva il Rossi muscolare e sogna «i fascisti tutti appesi », chi s’indigna per «il governatore impazzito che incita alla violenza ». Non resta che chiedere al diretto interessato l’interpretazione autentica del suo pensiero.
Presidente Rossi, i fascisti vanno menati?
«Per carità, non era questo il mio messaggio! Ho solo commentato un fatto di cronaca».
A molti è sembrato che lei sia un fautore della risposta fisica. Un pugno e via.
«Ma io sono un mite, un debole! Niente cazzotti, le mani si tengono in tasca. Però, certo, se usciamo dalle battute, dico che in questo momento ci vorrebbe un antifascismo più forte, più militante... ».
Più muscolare?
«Guardi che le minacce fisiche in Italia arrivano dall’altra parte, da quella destra che assedia i parroci pro-migranti in chiesa, che evoca le marce su Roma o promette l’abolizione delle leggi Scelba, Mancino e della Fiano in itinere. C’è un rigurgito di fascismo preoccupante».
Comunque la sua sortita su Facebook ha scatenato gli animi. Lei cita Karl Popper: si ha il diritto di essere intolleranti, in nome della tolleranza...
«Ma non è l’apologia del cazzotto. Servono piuttosto leggi come quella firmata da Emanuele Fiano che vieta di esibire celtiche e svastiche. La nostra Costituzione è antifascista o non è».
Forse l’equivoco in Rete nasce dai riferimenti familiari che lei ha fatto. Per esempio quando scrive: “Anche mio nonno Gigi e suo fratello Cesare in pieno regime fascista stesero con un cazzotto un repubblichino al bar dalla Gina a Casine di Buti. Avevano ragione da vendere e fecero proprio bene”.
«Questi sono i racconti di casa. Vengo da una famiglia antifascista. I repubblichini volevano mandare la gente a dormire dopo che aveva sgobbato tutto il giorno. Il nonno e lo zio Cesare invece volevano andare al bar. Vedendo il video mi è venuta in mente la storia che sentivo da piccolo. Il nonno sferrò un bel pugno al repubblichino. Però dopo gliela fecero pagare».
Se lei fosse stato al posto del nero di Seattle avrebbe mandato ko sul marciapiede il suprematista?
«Le reazioni non si possono mai prevedere, sono molto personali ».
Uno dei suoi estimatori l’ha presa sul serio e lancia un appello. “Fascisti tutti appesi!”.
«Quello che a suo tempo dovevano fare i partigiani l’hanno fatto ».