Repubblica 9.9.17
“Intercettazioni, è bavaglio” M5S e sinistra sulle barricate contro il decreto Orlando
I grillini accusano il governo di voler “cancellare Consip” Dubbi nel Pd: “I politici hanno meno diritto alla privacy”
di Annalisa Cuzzocrea
ROMA.
«Una nuova legge bavaglio », «un modo per coprire l’inchiesta Consip»,
«un vulnus nella lotta alla corruzione». A protestare forte contro la
bozza di decreto attuativo in materia di intercettazioni anticipata ieri
da
Repubblica – che prevede tra l’altro il divieto di pubblicarle
se non in forma di riassunto - sono soprattutto il Movimento 5 Stelle e
la galassia che si muove a sinistra del Pd: i bersaniani di Mdp,
Sinistra italiana, Possibile.
In una nota il gruppo dei deputati
M5S accusa il governo di avere pronto «un colpo di spugna per salvare
Tiziano Renzi, Lotti e il cerchio magico coinvolto nell’inchiesta
Consip». E continua: «Renzi vuole portare a casa una norma che
impedirebbe di fatto ai magistrati di fare il proprio mestiere nel
perseguire i corrotti e di avere un importante strumento per condannare
coloro che si macchiano di gravi reati. Con questa legge, gente come
Buzzi, Carminati, coloro che ridevano del terremoto a L’Aquila e i
cosiddetti “furbetti del quartierino” oggi la farebbero franca».
«Il
guardasigilli Andrea Orlando pensi ai tempi della giustizia », dice il
vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. E il vicepresidente della
commissione Giustizia Alfonso Bonafede, sempre M5S, rincara: «Siamo di
fronte a un’istigazione a delinquere a norma di legge: un bavaglio che
mette in grave pericolo l’informazione e le basi stesse della nostra
democrazia». Ma la dem Donatella Ferranti reagisce: «Di Maio ha preso
l’ennesima cantonata - dice la presidente della commissione Giustizia a
Montecitorio - la realtà è esattamente il contrario di quanto sostiene.
La durata dei processi si è sensibilmente ridotta grazie agli
investimenti, alle assunzioni e alle riforme fatte in questi anni».
Inoltre, «nessuno ha in mente di bloccare l’uso delle intercettazioni.
Le accuse di Di Maio sono completamente fuori bersaglio».
Ad
attaccare però sono anche gli alleati di Mdp: «Articolo 18, ponte sullo
Stretto, bavaglio sulle intercettazioni: sbaglierò, ma è un programma
che ho già sentito », scherza il deputato Arturo Scotto. E aggiunge: «Ci
sono questioni molto serie. La prima riguarda il riassunto. La legge
dovrebbe stabilire se qualcosa è pubblicabile o meno: non dev’essere un
giudice, ma il giornalista, a decidere come sintetizzarla. Poi c’è il
problema della delega: nel pre-consiglio dei ministri del 7 settembre
sono stati portati 12 decreti attuativi. Il governo Renzi ne ha emanati
1071. Questo significa che le funzioni del Parlamento sono sospese,
perché le commissioni sono chiamate solo a dare un parere su queste
norme ». Dello stesso parere Giulio Marcon: «La stampa deve essere
libera – dice il capogruppo alla Camera di Sinistra italiana - non può
sottostare a una limitazione dell’uso delle informazioni di cui viene in
possesso anche grazie alle intercettazioni». E Pippo Civati, di
Possibile, aggiunge: «Mi preoccupa soprattutto la questione della
corruzione. Non si capisce perché non sia considerata al pari di altre
questioni di intelligence. O forse lo capisco benissimo». Il riferimento
è a quella parte della bozza di decreto in cui si limita l’uso dei
“captatori informatici” che permettono di entrare in un cellulare e
utilizzarlo come un registratore. L’uso verrebbe delimitato ai delitti
più gravi, come mafia e terrorismo, e non riguarderebbe appunto la
corruzione.
Nel Pd, i dubbi restano per lo più sommersi, anche se
sono in molti ad auspicare un confronto pieno con la Federazione
nazionale della stampa. «Voglio scommettere sulla cultura politica del
ministro Orlando», dice il deputato Davide Mattiello, relatore della
legge sui Beni confiscati e già coordinatore di Libera. «I principi che
la delega chiede di tutelare sono da una parte la privacy e dall’altra
la libera informazione. Ma nel dibattito, all’interno del Pd, è venuta
fuori in modo chiaro la consapevolezza che chi riveste un ruolo pubblico
deve avere una pretesa di privacy ridotta rispetto a un privato
cittadino. Sono convinto che Orlando ascolterà le parti coinvolte e
saprà trovare il giusto equilibrio».