Repubblica 8.9.17
Intercettazioni, giro di vite solo riassunti e niente frasi E la privacy fuori dagli atti
Ecco
la stretta sugli ascolti nelle inchieste che limita la libertà di
stampa. Vietato a pm e giudici riportare parole tra virgolette
Uno
stralcio del decreto del Guardasigilli Andrea Orlando che contiene la
stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni nella fase che precede
il dibattimento
di Liana Milella
ROMA. Mai più
intercettazioni tra virgolette nei provvedimenti dei giudici. «Soltanto
il contenuto». È scritto così nel decreto legislativo firmato dal
Guardasigilli Andrea Orlando, appena inviato in gran segreto ai più
importanti procuratori italiani, che fa ripartire il treno della riforma
delle intercettazioni. E per la libertà di stampa le notizie appaiono
subito decisamente cattive. Ecco il decreto che Repubblica anticipa.
LA CONVOCAZIONE
Sette
pagine di testo e altrettante per la relazione illustrativa. Precedute
da una lettera di convocazione per la prossima settimana in via Arenula.
Firmata dal Guardasigilli Orlando. Che accelera sulla riforma delle
intercettazioni e vuole rispettare i tempi – solo tre mesi – imposti
dalla legge sul processo penale entrata in vigore il 4 agosto. Per
questo il ministro “sacrifica” l’idea di una commissione di esperti e
lancia un suo testo su cui ascolterà velocemente il parere dei capi
delle procure, gli stessi che si erano già dotati di un codice di
autoregolamentazione. Ma – ed è questa la notizia a sorpresa – Orlando
va oltre quei codici e punta a spazzare via dai provvedimenti dei
magistrati i testi stessi delle intercettazioni. Sostituiti, come ordina
la delega, solo da riassunti. Recita l’articolo 3 del decreto: «È fatto
divieto di riproduzione integrale nella richiesta (del pubblico
ministero, ndr.) delle comunicazioni e conversazioni intercettate, ed è
consentito soltanto il richiamo al loro contenuto ». La stessa frase
viene ripetuta per le ordinanze del gip e per quelle del tribunale del
riesame.
ADDIO ALLE VIRGOLETTE
Una svolta radicale. Che si
affaccia per la prima volta nella lunga discussione sulle
intercettazioni che ha attraversato questa legislatura. Segnata da dure
frizioni, proprio sull’uso e la pubblicità delle telefonate, tra l’ex
premier Matteo Renzi e la magistratura. Della riforma si parla dal 30
giugno 2014, quando Renzi e Orlando annunciarono i 12 punti della
giustizia. Il testo della delega, spesso finito sotto accusa per la sua
genericità, mirava a garantire la privacy delle registrazioni di chi
finisce casualmente in un’indagine, i famosi “terzi”, e soprattutto i
riferimenti alla vita privata. Ma Orlando va oltre e interviene
drasticamente sull’uso stesso delle intercettazioni.
ECCESSO DI DELEGA?
Il
decreto legislativo, prima del via libera del solo Consiglio dei
ministri, passerà il vaglio consultivo delle commissioni Giustizia di
Camera e Senato. Da lì potranno arrivare critiche su un possibile
eccesso di delega, perché con un decreto legislativo, e non con una
legge, si tocca un meccanismo delicato della dinamica processuale. In
mezza pagina, citando i relativi articoli del codice, il Guardasigilli
cambia le attuali regole nell’uso delle intercettazioni che oggi vengono
ampiamente citate nelle misure della magistratura. D’ora in avanti non
sarà più così. Il decreto dispone «soltanto il richiamo al loro
contenuto».
AVVOCATI PROTETTI
Ma ci sono intercettazioni che
non leggeremo mai più perché non saranno neppure trascritte e finiranno
in un archivio riservato di cui il pm sarà responsabile. Della
telefonata tra avvocato e assistito il decreto dice: «Non può essere
oggetto di trascrizione, anche sommaria, e nel verbale sono indicate
solo la data e l’ora».
PRIVACY TOTALE
Stessa regola per «le
comunicazioni o conversazioni i cui contenuti non hanno rilevanza ai
fini delle indagini, nonché di quelle riguardanti dati personali
definiti sensibili dalla legge». Un’eccezione però è ammessa, «quando il
pm ne valuta la rilevanza per i fatti oggetto di prova». Solo in quel
caso «con decreto motivato » il pm «può disporre la trascrizione ».
QUANDO LA DISCOVERY?
Un’udienza
stralcio, collocata dopo le eventuali misure cautelari o comunque al
momento della chiusura delle indagini, consentirà ai difensori di
prendere cognizione del materiale raccolto, «di esaminare gli atti e
ascoltare le registrazioni», di farne copia. Sarà quello il momento in
cui la difesa potrà far valere i suoi diritti e dire quali colloqui
ritiene rilevanti e da includere nel fascicolo processuale.
NORMA D’ADDARIO
Prende
il nome da Patrizia D’Addario, la escort che registrò le serate con
Berlusconi a via del Plebiscito. Prevede una pena fino a 4 anni per chi ,
«al fine di recare danno all’altrui reputazione o immagine », riprende o
registra un colloquio privato. Punibilità esclusa per il diritto di
cronaca e se il colloquio serve «a fini giudiziari ».
LIMITI AI TROJAN HORSE
Sono
i captatori informatici che permettono di “entrare” in un cellulare e
utilizzarlo come un registratore in movimento. Ma il decreto Orlando ne
limita l’uso, ai soli reati più gravi, tra cui delitti di mafia e di
terrorismo. Esclusi, invece, i reati di corruzione. I Trojan dovranno
seguire le stesse regole rigide che regolano l’autorizzazione delle
intercettazioni. Il magistrato dovrà motivare le «ragioni di urgenza che
rendono impossibile attendere il provvedimento del giudice». Le prove
raccolte dal Trojan non potranno «essere utilizzate per la prova di
reati, anche connessi, diversi da quelli per cui è stato emesso il
decreto di autorizzazione, salvo che risultino indispensabili per
l’accertamento di delitti per i quali è obbligatorio l’arresto in
flagranza ». Regole rigide anche per le frasi catturate «nel corso delle
operazioni preliminari all’inserimento del captatore informatico e i
dati acquisiti al di fuori dei limiti di tempo e di luogo indicati nel
decreto di autorizzazione».
CORROTTI PIU’ INTERCETTABILI
Un
piccolo passo avanti per la corruzione. «Anche se non vi è motivo di
ritenere che in quel luogo si stia svolgendo l’attività criminosa » la
registrazione diventa possibile.