Repubblica 7.9.17
C’è chi ha rinunciato ai figli in attesa della chiamata e chi a 66 anni ancora sogna di spuntare il contratto
Le 150mila vite sospese dei vincitori non assunti nell’Italia degli esami che non finiscono mai
di Antonio Fraschilla
UN
concorso pubblico può cambiare una vita. Perché garantisce il posto
fisso tanto agognato, certo, ma in alcuni casi perché tiene appesa
quella vita a un filo per decenni. Nel Paese delle selezioni pubbliche
che costano cento milioni di euro al mese accade che chi vince un
concorso, e festeggia magari l’assunzione, alla fine non venga mai
chiamato in servizio. Ne sanno qualcosa i cento restauratori siciliani
che da diciassette anni attendono l’assunzione dopo aver vinto la
selezione bandita nel lontano Duemila, oppure i 400 vincitori del
concorsone dell’Inail varato dieci anni fa. E con loro i tanti che hanno
partecipato alle selezioni degli anni scorsi del ministero dell’Interno
per la qualifiche di poliziotto o vigile del fuoco. Ci sono vincitori
di concorso che oggi hanno quasi settant’anni e ancora sperano di avere
un lavoro per qualche mese prima della pensione. «Storie di tradimenti
di Stato», dice Alessio Mercanti, che ha fondato il movimento dei
“vincitori non assunti” ed è arrivato a contare 156mila persone che
hanno passato una selezione pubblica e non sono stati mai chiamati al
lavoro.
Roberta oggi ha 38 anni, non si è sposata ma è da sempre
fidanzata con lo stesso compagno. Dieci fa ha vinto la selezione
dell’Inail, ma da allora non ha più ricevuto notizie. «Questo concorso
ha messo tra parentesi la mia vita — racconta — perché non sapendo in
quale sede sarei stata chiamata, non mi sono sposata e non ho figli». Da
dieci anni attende invano: «Ricordo che appena pubblicato il bando, nel
2007 — dice — arrivarono in pochi giorni 120mila domande. Solo in 1.200
siamo arrivati agli scritti e alla fine io sono entrata in graduatoria
tra i primi 400 che dovevano essere assunti subito. Dopo tre anni è
arrivata la graduatoria definitiva. Ma ecco che il governo Monti blocca
le assunzioni non facendo salvi i concorsi già conclusi. Adesso mi hanno
detto che entro fine anno potrei essere chiamata in servizio. Io sono
fortunata, perché comunque ero tra le più giovani partecipanti al
concorso. Molte persone entrate in graduatoria sono andate in pensione
senza mettere mai piede all’Inail». Roberta ha tentato anche il concorso
di Roma Capitale del 2010 per assistente amministrativo. Concorso,
manco a dirlo, mai concluso.
In Sicilia 97 restauratori si sono
visti recapitare qualche settimana fa un decreto che li dichiara
“vincitori” della selezione per titoli bandita dall’assessorato dei Beni
culturali. Quando è avvenuta la selezione? Diciassette anni fa. Ma la
beffa non finisce qui: la Regione Siciliana da un lato ha chiuso un
concorso quasi vent’anni dopo, dall’altro nello stesso decreto che fissa
la graduatoria scrive in poche righe: «Considerata la vigenza del
divieto delle assunzioni stabilito nel 2016 il decreto non costituisce
in alcun modo atto da cui discende diritto all’assunzione ». Anche
perché nel frattempo la Sicilia ha cancellato dagli organici questa
figura, nonostante un patrimonio culturale che sta cadendo a pezzi.
Serafina Melone, restauratrice che ha lavorato nella Cappella Sistina e
sugli stucchi del Serpotta, non si dà per vinta: «Ho 66 anni, ho avuto
una mia vita professionale, ma adesso voglio essere assunta dalla
Regione per un fatto di principio e di giustizia — dice — come le tante
persone che come me sono in graduatoria». Tra queste c’è anche Stefania
Occhipinti, che aveva 28 anni quando ha partecipato alla selezione e
oggi ne ha 43: «Nel 2006, dopo sei anni dalla selezione, hanno
pubblicato la prima graduatoria e io e mio marito finalmente abbiamo
pensato di avere una stabilità — dice — Forse il fatto che mia figlia
sia nata un anno dopo non è casuale. Ma sono stata un’illusa. Attendendo
questa chiamata non mi sono trasferita altrove, sono rimasta in
Sicilia».
Da Milano a Palermo, storie di concorsi infiniti e che
non sono comunque conclusi: grazie alla battaglia del comitato
“vincitori non assunti”, una norma nella Finanziaria ha prorogato le
graduatorie statali dei concorsi fino a dicembre. «Ma nel frattempo
hanno bloccato le assunzioni per fare spazio ai dipendenti delle ex
Province — dice Mercanti — nello Stato e nella politica la mano destra
non sa cosa fa la sinistra».